Castelporziano, il WWF delinea una roadmap delle aree protette in Italia per raggiungere gli obiettivi del 2030
2030: la ricetta emersa dai lavori del convegno “Protected Areas & Conservation”, organizzato da WWF Italia, alla presenza del ministro Pichetto Fratin, è quella di istituire le aree protetti pendenti, aggiornare la Legge quadro, istituire nuove aree protette nelle zone chiave per la biodiversità


Aree protette verso 2030 convegno a Castelporziano foto da comunicato stampa
(AGR) Raggiungere il 30% di territorio nazionale protetto a terra e a mare entro il 2030, come previsto dalle strategie nazionale ed europea sulla biodiversità, non sarà facile, ma sarà fondamentale per conservare efficacemente il capitale naturale italiano a beneficio di tutti.
Sono queste le conclusioni emerse dalla seconda edizione del Convegno Nazionale “Protected Areas and Conservation” nella prestigiosa Tenuta presidenziale di Castelporziano, Riserva Naturale Statale inserita nella Rete Natura 2000 a pochi passi dalla Capitale. Conclusosi oggi, dopo tre giorni di confronti, l’evento è stato organizzato dal WWF Italia, gestore di 100 Oasi protette, e ha visto la partecipazione di decine di esperti del mondo dei parchi e della ricerca, delle associazioni e delle istituzioni, tra cui il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin.
Sono state poi presentate alcune delle best practice per il monitoraggio della biodiversità nelle aree protette, elemento essenziale su cui basare azioni e progetti di conservazione di habitat e specie chiave, dalle più iconiche come cervo italico e falco pescatore a quelle meno note come pipistrelli e specie del sottobosco. Si è quindi passati all’importanza del restauro e del ripristino ambientale in tutte le tipologie di ecosistemi, dentro e fuori le aree protette, come elemento essenziale anche per la loro connessione e per rigenerare il capitale naturale che nel tempo abbiamo eroso: ci sono grandi aspettative sull’implementazione della Nature Restoration Law approvata lo scorso anno e che ora richiederà la predisposizione di un Piano nazionale di ripristino da parte del Ministero dell’Ambiente. Affrontate anche le principali sfide nella gestione delle aree protette, con esempi dall’Italia e dall’estero e con particolare attenzione agli equilibri con la presenza e il giusto protagonismo delle comunità locali.
Ci si è anche confrontati sui possibili strumenti per gestire in maniera sostenibile il territorio al di fuori delle aree protette, attraverso una corretta pianificazione dello spazio terrestre e marittimo e l’attivazione di nuovi strumenti bottom-up, quali le OECM (Other Effective area-based Conservation Measures – i siti fuori le aree protette gestiti in modo da garantirne la conservazione), e all’attivazione di nuovi strumenti per finanziare la conservazione della biodiversità nelle aree protette, quantificando al contempo i benefici degli ecosistemi al benessere delle persone.
A chiudere i lavori, con i saluti del Ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, del Capo servizio della Tenuta Presidenziale Giulia Bonella e del Presidente del WWF Italia Luciano Di Tizio, una tavola rotonda tra i principali attori del mondo delle aree protette, tra cui Federparchi, ISPRA, Regioni e MASE, seguita dai contributi dei responsabili ambiente dei principali partiti politici italiani, da cui esce un quadro frastagliato: c’è un riconoscimento trasversale dell’importanza delle aree protette nel nostro Paese e un impegno serio nel potenziarle, sebbene con approcci non sempre concordanti.
A margine del convegno il ministro Picchetto Fratin ha annunciato l’avvio in questi giorni dell’iter istitutivo del Parco nazionale del Matese.
Le proposte del WWF Italia: una roadmap al 2030
Alla luce di quanto emerso dal convegno, il WWF propone una roadmap in 4 punti che consenta di raggiungere concretamente gli obiettivi per le aree protette al 2030.
-Entro il 2026: sbloccare le aree protette istituende: dovranno essere istituite le aree protette già previste dalla legge (Parco Nazionale del Matese, Parco Nazionale della Costa Teatina, Parco Nazionale delle Egadi, etc.).
-Entro il 2027: migliorare e rafforzare la normativa delle aree naturali protette. La legge quadro n. 394/1991 ha avuto il grandissimo merito di dare un fondamentale impulso alla creazione di nuove aree protette. In oltre 30 anni di vita sono emersi alcuni punti di miglioramento sostanziale, anche al fine di rimediare ad alcune modifiche parziali non sempre in linea con gli obiettivi principali che deve avere un’area protetta. È necessario: oalleggerire l’iter di istituzione di nuove aree protette, ad oggi senza tempi certi, e garantire che gli strumenti (es. Piano del Parco) e i ruoli chiave (es. Presidenti, Direttori, etc.) non restino inattuati o vacanti; dotare le aree protette di risorse umane ed economiche adeguate, a partire da personale tecnico-scientifico e da risorse certe per le Aree Marine Protette; o individuare un’agenzia di coordinamento nazionale delle aree naturali protette, in seno ad ISPRA o al Ministero dell’Ambiente, che svolga efficacemente un ruolo di supporto e coordinamento operativo, in particolare per le Aree Marine Protette il cui sistema di gestione ha mostrato tutti i suoi limiti; oconnettere tra loro le aree protette.
I Parchi infatti sono uno degli strumenti necessari alla tutela, ma da soli non possano costituire la risposta alle esigenze di contrastare la drammatica perdita di biodiversità che procede in Italia come nel resto del Pianeta; -entro il 2028: individuare le nuove aree protette a terra a mare da istituire per raggiungere il 30% di territorio protetto, al fine di garantire la più efficace conservazione della biodiversità italiana, incluso il 10% di territorio a protezione rigorosa; -entro il 2030: raggiungere l’obiettivo di avere un sistema di aree protette gestite in maniera efficace ed ecologicamente connesso che copra almeno il 30% di territorio a terra e a mare, arrestando il declino della biodiversità e generando servizi ecosistemici essenziali per il benessere delle persone. Tutte queste azioni vanno inserite nel più ampio quadro generale legato all’attuazione della Strategia Nazionale della Biodiversità, anche attraverso il nuovo strumento del Piano Nazionale di Ripristino introdotto dalla Nature Restoration Law. L’obiettivo, ambizioso, ma necessario per il futuro della nostra biodiversità, non può essere però considerato meramente dal punto di vista quantitativo.
Occorre lavorare per localizzare nuove aree a priorità di conservazione, in modo di conservare i più importanti valori di biodiversità nei decenni a venire. Al contempo vanno rafforzate le misure già previste per aiutare le comunità locali che risiedono nelle aree parco - che coincidono spesso con le aree marginali del nostro Paese - a vincere la sfida della convivenza tra attività umane e tutela di specie ed habitat: il riconoscimento del valore degli ecosistemi per i servizi che la natura offre (aria, acqua e suolo pulito, oltre a cibo sano) rappresenta un passaggio non più rinviabile. Il WWF ritiene fondamentale un’azione a diversi livelli in modo da arrivare entro il 2030, da un lato all’istituzione di nuove aree protette, e dall’altro all’adeguata interconnessione tra queste. Superare il mosaico di parchi e riserve per arrivare ad un vero e proprio sistema. Oltre a questo, occorre promuovere una rinaturazione diffusa, per recuperare le funzioni ecologiche e i servizi ecosistemici e favorire la connessione ecologica tra le aree naturali. La proposta del WWF è quindi quella di avviare un percorso con tempi certi che, coordinato dal Ministero dell’Ambiente e ISPRA, garantisca l’effettiva creazione di un sistema integrato capace di raggiungere obiettivi misurabili e monitorati, di estendere le aree tutelate e di gestirle meglio.