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Lautaro Martinez punisce una Roma senza personalità

Roma-Inter 0-1

printDi :: 23 ottobre 2024 21:38
Lautaro Martinez punisce una Roma senza personalità

(AGR) Primo tempo poco spettacolare, badando, le due squadre, più a cercare possibili lati aperti dell’avversaria, scoprire il corridoio giusto dove infilare il pallone, che non ad una vera e propria ricerca del goal. In sostanza, nei primi quarantacinque minuti la partita è rimasta in perfetto equilibrio non solo in termini di risultato, ma anche sul piano tecnico e tattico, anche se, obiettivamente, la condizione psico-fisica dell’Inter, migliore rispetto a quella dei romanisti, è emersa già dai primi minuti.Nella prima frazione di gioco, abbiamo annotato due chiare occasioni da goal, una per parte, non andate a segno grazie ad un grande intervento di Svilar su Thuram l’una e ad una conclusione piuttosto avventurosa di Pellegrini che, nel finale di tempo, da ottima posizione calcia debolmente e centrale, sicché Sommer, l’estremo difensore interista, para tranquillamente. Prima parte equilibrata, dicevamo, combattuta ordinatamente, senza mandare i giocatori a briglia sciolta. In tutt’e due la voglia c’è, prevale un atteggiamento guardingo ma in agguato, pronto a colpire. In particolare, le difese appaiono in gran vena, puntualmente sbrogliando situazioni solo apparentemente non pericolose.

Nella ripresa, la condizione dei nerazzurri, migliore, come già detto, rispetto a quella della Roma, emerge fin dal primo minuto: l’Inter guadagna campo e rinchiude la Roma nei suoi cinquanta metri: qualità migliore dei singoli, giocatori che ormai si trovano a memoria, un modo di giocare che, sebbene non abbia più tanti segreti, va bene per tutte le stagioni: sono queste le pesantissime credenziali che l’Inter tira fuori al momento giusto. E a chi va ascritto il merito di aver costruito questo ensemble solido, quadrato - i cui punti deboli, semmai ce ne fossero, a tutt’oggi risulterebbero indecifrabili – se non al bravissimo Inzaghi?

 
L’Inter mette a nudo i limiti della Roma attuale, che, per carità!, non sono certo da imputare al bravissimo Juric né a chi lo ha preceduto sulla panchina della squadra giallorossa. Ormai la frittata è fatta: non conta più andare ad impelagarsi in indagini, analisi o chissà cosa, cacciarsi in quel dannatissimo, ma ancora di più, intricatissimo ginepraio fatto di voci e mezze voci, pesanti quanto rumorosissimi silenzi della proprietà che, emula della precedente, brilla per la sua assenza - specialmente in questo momento che la squadra sta attraversando per via dei risultati negativi - delegando a scarni comunicati stampa, ed, eventualmente, a personaggi piovuti chissà da dove, dei quali la gran parte della tifoseria, che poi è quella che riempie l’Olimpico ad ogni partita della Roma, ne sa nulla. Personaggi sconosciuti, almeno qui a Roma, ai quali vengono delegate funzioni societarie importanti. Personaggi, ancora, che vengono accettati dai tifosi romanisti per ‘senso dello Stato’ o, se volete, per carità di patria, salvo poi scoprire che più che essere utili alla Società, destabilizzano l’ambiente – inteso nel suo insieme, includendo cioè anche la tifoseria romanista, che è parte integrante della società, è quella che scende in campo con la squadra sempre e ovunque, sia che si giochi all’Olimpico o al Circolo Polare Artico, all’Old Trafford o a vattelapesca - con decisioni cervellotiche come l’esonerare l’allenatore o mandare via giocatori bravi, giovani e di sicuro avvenire. Un entourage, insomma, che, almeno fino ad oggi, ha ampiamente disatteso le aspettative della tifoseria romanista, che, a questo punto, viste anche le sue puntuali assenze anche in occasione di partite importanti, ha preso atto che ai sette colli, l’attuale Proprietà della Roma preferisce ambienti dove gli echi delle vicende romaniste, se mai dovessero arrivare, sono del tutto smorzati, se non proprio inesistenti.

Di fronte ad una Roma via via sempre più fragile e priva di personalità, per l’Inter diventa ancora più facile manovrare, giostrare a proprio piacimento, specie a centrocampo, dove la squadra giallorossa non possiede centrocampisti veri, cioè gente che inventi gioco, lo sviluppi e all’occorrenza lo finalizzi.

E anche in attacco, nonostante un paio di buone performance, contro l’Inter Dobvyk è apparso sovente fuori partita, al pari di altri suoi compagni di squadra, Soulè, per esempio, che continua a giocare senza pensare alla squadra, forse pensando di possedere piedi magici.

Il goal-vittoria dell’Inter arriva da un auto-inceppamento di Zalewski che, forse sovrappensiero, si fa soffiare il pallone, che arriva a Frattesi, l’ex di turno vola verso l’area avversaria e trova Martinez alla perfezione, l’argentino controlla e scaglia una sassata terrificante, sulla quale Svilar non può nulla.

Dopo il goal, la reazione della Roma c’è, ma in realtà non sarà mai così pericolosa da mettere in ambasce la difesa avversaria. ‘Grazie’ a questa sconfitta la Roma ora marcia in media retrocessione.

Non riteniamo che le colpe di queste partite, a dir poco mediocre, siano da addebitare al bravo Juric né, in precedenza all’ottimo Daniele De Rossi. Molti dei giocatori in organico, probabilmente hanno fatto il loro tempo alla Roma, altri, giovani e che magari non hanno ancora completato il loro percorso formativo, hanno bisogno di acquisire quella personalità che altri, invece, in organico di squadre con obiettivi di stagione ben più limitati, posseggono in gran quantità.

Ancora, altri giocatori giallorossi, invece, arrivati a inizio campionato, probabilmente non hanno ancora capito cosa pretende l’allenatore; sono bravi, per carità, ma si ha l’impressione che non sembra riescano ad ambientarsi in questa squadra, in questo calcio.

Certo, il campionato è lungo ma la Proprietà dovrebbe prendere atto che la sberla presa in coppa UEFA, le partite mediocri, coronate da pareggetti e sconfitte, non sono casuali, ma autentici campanelli d’allarme.

 

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