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Dispositivi medici per fibrillazione Atriale ed Icuts cardioembolico

print16 settembre 2015 09:11
Dispositivi medici per fibrillazione Atriale ed Icuts cardioembolico
(AGR) Le Riforme federaliste attuate con le Leggi costituzionali nn. 1 e 2/1999 e 3/2001 hanno determinato un doppio sistema decisionale, una dual governance della politica sanitaria e farmaceutica tra Stato e Regioni. Questa nuova configurazione dei poteri si è innestata in un contesto macroeconomico di crescita del debito pubblico e crisi finanziaria internazionale, europea e nazionale. I sempre più frequenti provvedimenti di spending review hanno messo e mettono in luce, in modo ancor più evidente, le già esistenti e stratificate differenze nell’accesso universale alla prevenzione, alle cure e all’assistenza sanitaria. Differenze ancor più veritiere se fotografate in una forma di governo regionale così com’è quella italiana.In questo contesto, non si può trascurare il ruolo sempre più importante ricoperto dai dispositivi medici. - sottolinea in una nota l'associazione Dossetti - Un comparto che risente delle miopi policies incentrate sul risparmio, con gravi conseguenze sia sul piano della sicurezza e della qualità, come avviene nel caso delle gare al ribasso regionali per gli acquisti, sia su quello della regolamentazione, un tema in cui emerge progressivamente l’esigenza di una authority e su cui gravano i dubbi circa il nuovo Regolamento Europeo. La Fibrillazione Atriale ad oggi costituisce un tema di grande interesse, per l’incremento dell’età media della popolazione del mondo occidentale e per l’impatto che tale patologia ha sulla morbilità e sulla mortalità che, a loro volta, comportano notevoli conseguenze socioeconomiche in relazione a cure, ricoveri ospedalieri e disabilità. Essa costituisce l’aritmia di più frequente riscontro nella pratica clinica, con una prevalenza dell’1-2% nella popolazione generale, che si stima possa raddoppiare nei prossimi 50 anni, determinando quella che è già stata definita come una nuova epidemia.

Affrontare la questione “salute” dalla prospettiva “economicista” non è certo il principio che dovrebbe accompagnare le scelte dei nostri policy makers. Decisori che, troppo spesso, antepongono la “minor spesa” alla “giusta spesa”.

La direzione da percorrere è connaturata alla mission che da sempre ci caratterizza: valorizzare le best practices internazionali e nazionali alla luce dei sacri principi, costituzionalmente riconosciuti, di universalità, uguaglianza, omogeneità ed equità sociale.

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