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Riforma del lavoro

print26 ottobre 2012 18:14
Riforma del lavoro
(AGR) Si è svolto questa mattina, presso la sede di via Properzio, un seminario, organizzato dalla Confcommercio di Roma in collaborazione con FederServizi, dal titolo: “L’impatto della riforma del mercato del lavoro nei settori Commercio, Turismo e Servizi”.

“Abbiamo deciso di organizzare questo incontro – afferma il presidente della FederServizi e vicepresidente della Confcommercio di Roma, Rosario Cerra – perché è un tema molto sentito da tutte le imprese italiane, e in particolare da quelle del nostro territorio. Non a caso all’appuntamento hanno risposto decine di medi e piccoli imprenditori, nonché manager di grandi aziende e multinazionali, preoccupati da una riforma del lavoro che non nasce certamente sotto i migliori auspici”.

“Agli intervenuti – spiega Cerra – sono state illustrate le principali novità in tema di tempo determinato, formule autonome di inserimento, apprendistato, flessibilità in uscita e ammortizzatori sociali. Il dibattito si è incentrato sulle soluzioni pratiche di applicazione quotidiana delle nuove norme in direzione di una gestione ottimale delle risorse umane che eviti contenziosi”.

“Le criticità, infatti, - sottolinea il vicepresidente della Confcommercio di Roma - sono molte: da un aumento del costo del lavoro, a un irrigidimento sulla flessibilità in entrata, fino ad arrivare a maggiori oneri, anche burocratici. Insomma una riforma che andrebbe rivista sotto molteplici aspetti anche perché non sembra risolvere il problema atavico dell’occupazione nei nostri settori di riferimento. Rimane, altresì, scoperta la questione della produttività che non raggiunge i risultati e gli obiettivi attesi”.

“Nel complesso quindi – ha concluso Cerra – una riforma della quale non si sentiva un estremo bisogno, soprattutto in un momento di crisi come questo, dove gli imprenditori avrebbero bisogno di riforme e/o di politiche tese allo sviluppo e non di scelte che rischiano di accentuare la recessione in atto. Penso, per esempio, all’aumento dell’iva che rischia definitivamente di affossare i consumi già ai minimi storici”.

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