Nel tempio delle Tersicore
(AGR) E’ un’atmosfera un po’ magica quella che si respira all’AND, ovunque ci si gira ragazzi e ragazze con tutù e tutine, chignon e scarpette rosa, che provano un po’ dappertutto, tra gli alberi di aranci e sotto gli archi, sulle punte o scalzi, sudati, sorridenti o un po’arrabbiati per quel passo che proprio non riesce, quella piroetta e quel salto che non raggiungevano la perfezione.L’AND, acronimo di Accademia Nazionale di Danza, è un luogo avulso dal mondo, Tempio dell’Armonia e della Bellezza, ma anche di Rigore e Disciplina, dove nuvole di danzatrici e danzatori, con muscoli guizzanti e luccichii di strass, studiano, provando sino all’inverosimile, imparano, sudano e faticano, per prepararsi con impegno e passione ad entrare un giorno nel sempre più difficile mondo del lavoro. Un lavoro “dorato” sì, ma che è passione e sacrificio. E’ un piacere stare ad osservarli mentre ripetono movimenti e passi in una ricerca di perfezionismo totale, mentre aggiustano il tulle del tutù, le spalline sottili del corpetto, tirando al massimo il collo del piede, mentre calzano scarpette rosa allacciandosi i lunghi nastri di seta con movimenti aggraziati o si massaggiano le caviglie indolenzite. Per lo spettacolo di fine anno la platea è gremita di gente e non solo di genitori e nonni trepidanti. Mimetizzati tra la folla, ma in posizioni strategiche, ci sono anche personaggi del mondo dello spettacolo e, soprattutto, della danza internazionale, talent scout che tengono d’occhio l’AND per scovare nuovi talenti e future étoiles da portare in giro per i teatri di tutto il mondo. Corpi nudi o quasi, con fisici da urlo e piedi prensili, lucidi di sudore e carichi di energia. Ecco, questo è ciò che maggiormente arriva al pubblico, l’energia dei protagonisti, che è contagiosa, totale e positiva. Un’energia pulita che ci sarebbe da fare in modo che tutti i ragazzi del mondo potessero goderne e crescere così immuni dalle sozzure al di fuori del Tempio.
Finita la performance, se non fosse per il trucco di scena e qualche lustrino appiccicato sui corpi sudati, a vederli in jeans e maglietta, mica li riconosci. Hanno borsone a tracolla, capelli incollati dal gel, accendono i telefonini e finalmente si concedono un gelato o una Coca. I più grandi persino una sigaretta. Qualcuna delle più giovani, al suo debutto abbraccia una mazzo di fiori più grande di lei e mamma e nonna hanno ancora gli occhi lucidi.
A vederli così sembrano ragazzini normali. E invece no, sono i ragazzi dell’Accademia Nazionale di Danza. Su di loro veglia discreto l’occhio vigile e attento del Direttore, l’étoile Margherita Parrilla, sacro terrore e profonda ammirazione di ogni ballerino dell’AND.
E dopo cinque serate di spettacolo, dal 3 luglio si ricomincia con il Premio Roma, concorso internazionale che vede in gara coreografie di ragazzi provenienti da ogni parte del mondo, in una sfida coloratissima a colpi di jetèe, turallèe e pirouettes.
Anche qui, a guardare quelle gambette magre, quei corpi così esili, quasi trasparenti, delle ballerine che sembrano levitare sopra al palco grande, tanto più grande di loro, ci si chiede come sia possibile sfidare in maniera così elegante e deliziosa le leggi di gravità e come possano essere così lievi e forti allo stesso tempo. Non sembra aleggino invidie e rivalità, se qualcuno vince un concorso è la vittoria di tutti. Se qualcuno ha un calo di tensione dietro le quinte gli altri ballerini corrono sulle punte a prendere acqua e zucchero, un cremino e tre cioccolatini. E’ bello vederli prendere i primi posti in platea anche se non devono ballare, anche se sono già stati eliminati o sono infortunati, ma sono lì, in prima fila, per incoraggiare e applaudire, per filmare con il telefonino e trepidare insieme ai compagni con i quali condividono tutto, felpe sudate, succhi di frutta e interrogazioni di greco e latino. Tutti uniti per un’unica passione, l’arte di Tersicore.
Manuela Minelli>