“I fili di penelope”
(AGR) ( AGR ) Il racconto di una donna che ama, che attende il suo uomo, che a modo suo lotta contro la guerra e le ingiustizie con la forza che solo le donne sono capaci di mettere in tutto quello che fanno. Penelope tesse la sua tela di giorno e la disfa di notte per il suo Ulisse e reinventa la realtà. “I fili di Penelope” è lo spettacolo proposto dal teatro Nino Manfredi per la serata di lunedì 13 febbraio (alle 21) nell’ambito della rassegna SLE DONNE SLE che tanto successo sta riscuotendo tra il pubblico lidense.Autrice, interprete e regista Tiziana Scrocca, un’attrice sensibile, di grande capacità espressica che con questo lavoro propone una nuova chiave di lettura del viaggio di Ulisse. Il racconto è giocato sul ribaltamento del mito di Ulisse, l’Odissea è solo un invenzione di Penelope e le avventure e gli incontri sul cammino di Ulisse, sono metafora di ciò che Penelope scopre durante la sua attesa. L’attesa è quindi un azione vitale e piena: ogni giorno Penelope immagina una storia sul difficile ritorno di Ulisse, giustificandone così l’assenza e ingannando il Tempo che è fermo e seduto accanto a lei. Ma Ulisse torna ed è un uomo perso e sopravissuto alla guerra. L’incontro apre un abisso di solitudine e delusione: Ulisse e Penelope si trovano ai due poli estremi. Penelope rappresenta un umanità nutrita e difesa con l’immaginazione e l’affabulazione, Ulisse rappresenta un umanità frantumata dall’orrore della guerra e dalla delusione della Storia, eppure entrambi sono necessari l’uno all’altra, entrambi sono necessari ad mondo migliore. “Tu, Ulisse - dice Penelope - hai visto l’orrore che è la guerra! Io ho visto con quanta facilità gli uomini scelgono la guerra, senza più vederlo l’orrore!”.Il testo muove da una rielaborazione del mito verso una trascrizione poetica sulle necessità, i motivi intimi e profondi di un impegno civile, inteso come condizione dell’anima che resiste tanto alla violenza, alla negazione dei diritti, quanto all’oblio, al vuoto, alla perdita di legame con la propria e altrui umanità.>
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