Giacomo Luci con Albertazzi in
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Diciannove anni e un fisico da statua greca, diplomatosi con il Maestro Zarko Prebil all’Accademia Nazionale di Danza di Roma, diretta da Margherita Parrilla, fin da giovanissimo ha studiato nelle accademie più prestigiose, dal Beijing Ballet Academy, al Kazakhstan National Ballet Company di Astanà, fino ad approdare al mitico Bolshoi Ballet, per effetto degli scambi internazionali che l’Accademia Nazionale di Danza riserva ai suoi allievi più talentuosi.
Poco più che bambino, Giacomo Luci si è conquistato il primo posto al concorso di balletto organizzato dal Ministero della Cultura di Roma (MIUR), affinando poi le sue doti di eccellente danzatore con la partecipazione a concorsi internazionali in giro per il mondo, vincendo la medaglia di bronzo la scorsa primavera all’International Ballet Competition di Seoul, i cui danzatori partecipanti provengono da ogni parte del mondo. Nei suoi pochi anni ha danzato i titoli più celebri della storia del balletto classico, da Coppelia al Don Chisciotte, dallo Schiaccianoci al monumentale Excelsior, lavorando con i migliori coreografi internazionali quali Adriana Borriello, Wayne Mcgregor, Ismael Ivo (nell’apertura dei Mondiali di Nuoto a Roma). E’ reduce da La belle au bois dormant (La bella Addormentata nel bosco) messo in scena al Ballet de l’Opéra National de Bordeaux. Ora viene spontaneo chiedergli cosa ha significato per lui lavorare con un mostro sacro del teatro qual è Giorgio Albertazzi.“Una grande esperienza artistica. Lavorando insieme o anche solo ascoltandolo parlare durante le prove, mi sto rendendo conto di quanto in realtà l’arte sia qualcosa di estremamente semplice.Secondo me è l’onestà con cui si presenta al pubblico che lo rende grande. Sebbene sia l’Imperatore del palcoscenico italiano, è un uomo disponibile e gentile, all’inizio ero davvero in soggezione, ma il suo sorriso mi ha messo subito a mio agio”.In Antinoo di questa sera, con la coreografia di Eric Vu An riadattata da Ricky Bonavita, abbiamo percepito la forza vitale, il dolore, la fisicità, la passione. C’è un traguardo che ti sei posto come meta da raggiungere?>Lui risponde con il più disarmante dei sorrisi: “Il mio obiettivo è soltanto godermi fino in fondo la mia arte, emozionarmi ed emozionare. Questo per me è forse l’essenza della vita, dell’arte e dell’amore. Essere felice nel rendere felici gli altri, tutto il resto sono soltanto belle chiacchiere”.
Ma.Min.