Ostia, "logo dell’anima" ha ispirato le opere di Salvatore Dattolo, scultore di Dragona
Salvatore Dattolo: voglio regalare ad Ostia ed ai suoi cittadini due opere, a cui penso da tempo. La prima, raffigurante il pontile che è uno dei simboli del territorio e l’altra, un mezzo busto di Pier Paolo Pasolini.
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L'opera di Dattolo di ringraziamento ai medici
(AGR) di Ginevra Amadio
È un legame intimo e viscerale quello di Salvatore Dattolo con Ostia. L’esito di un tragitto fortuito, una parentesi ancora aperta: «Dovevo fermarmi per poco ed invece sono rimasto per sempre». Di questo ‘luogo dell’anima’ – al tempo casa e approdo, orizzonte e ‘nutrice’ – lo scultore confessa che ha assorbito i tratti, l’intreccio di storia e la cultura che ne rappresenta il carattere identitario. Per un artista abituato a esporre, a partecipare con le sue opere alla vita della comunità, l’unico sollievo è rappresentato dal ‘fare’. La situazione attuale – benché drammatica, asfittica, quasi irreale per la pandemia – ha concesso a Dattolo il giusto tempo. Da una scultura all’anno è passato a tre. Tante le ispirazioni che si agitano nella sua mente. Tante le possibilità ancora da esplorare. Vive a Dragona dove ha lo studio e conserva le sue opere.
“Quest’attività – che è nata e continua a esistere come passione, senza altro ‘fuoco’ che quello dell’arte – ha origine nel desiderio di ‘godere del bello’. Il possesso di un’opera, meravigliosa e di valore, non rientra nelle mie possibilità, pertanto ho deciso di ‘fare di me’, di circondarmi di oggetti da amare. Possiamo dire, in termini spicci, che tutto è iniziato come un ‘affare di casa’. Da qui, poi, ha preso il via un percorso nuovo, di sinergia e incontro col territorio. Vivo a Ostia da circa quarantacinque anni, mi sono innamorato di questa terra: le persone sono accoglienti, affettuose, il mare mi culla, osservarlo – ascoltarlo – equivale a riconciliarsi col mondo”.
Come è si configurato questo rapporto? Hai realizzato opere per manifestazioni, iniziative locali?
“Ho collaborato con varie realtà e associazioni, penso a Spazi all’Arte, alla biblioteca Elsa Morante, ai teatri del territorio e a La mia Ostia. Alcune iniziative le ho messe in piedi io stesso, poi ho conosciuto Gianni Maritati e tante idee sono venute da lui ed insieme a lui. Ho partecipato alla Festa del Libro dell’Associazione Clemente Riva, realtà multiforme e in movimento, fatta di belle persone con una grande passione per i libri e la lettura. Partecipo ogni anno, portando una mia scultura nel mare dei libri di carta”.
Quale opera, concepita per queste occasioni, ti è particolarmente cara?
“Da inizio pandemia ho realizzato tre opere [Dantes MMXX pandemic; Grazie; Covid letterario N.d.R], un vero prodigio; sono solito viaggiare al ritmo di una scultura l’anno, ma le attuali condizioni mi hanno fornito ispirazione e tempo. Tra i lavori più importanti colloco senz’altro il ringraziamento/omaggio al personale sanitario e alle forze dell’ordine, impegnati su fronti diversi ma paralleli della lotta al Covid. Nella scultura ho collocato questi ultimi nella fascia superiore, affiancando loro una croce (simbolo dell’ospedale) e il corpo di un dottore. Quest’ultimo è riconoscibile dal camice che sembra afflosciarsi, scivolare via per adagiarsi sul mondo, quasi a indicare una protezione”.
C’è invece un’opera-omaggio a Ostia?
“In verità non l’ho ancora realizzata, anche se ci penso spesso. Mi piacerebbe fare una scultura ispirata al pontile, che è il simbolo di Ostia, un luogo immediatamente riconoscibile. Poi vorrei metter mano a un mezzo busto di Pasolini, figura tragica e straordinaria, un intellettuale ‘totale’, mai dimenticato, legato indelebilmente a questi luoghi”.