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La visita

print06 agosto 2013 14:28
La visita
(AGR) L'infermiere è dietro alla piccola scrivania piazzata a metà del corridoio dove si affacciano le porte dei vari ambienti del grande poliambulatorio della ASL. Ha organizzato il piano di lavoro al meglio per gestire il suo lavoro e l'insopportabile calura estiva. Sulla sua destra la penna, legata con lo spago, ("ché sennò sparisce; mica pe' cattiveria, più pe' distrazzione"); poi i numeretti, pezzettini di cartone dove lui o qualcuno dei suoi colleghi ha vergato la sequenza dall'1 al 9, e una lettera per gestire l'ordine d'ingresso nei vari ambulatori oggi aperti. A sinistra il ventilatore, piazzato in modo di convogliare il maggior flusso verso la faccia ed evitare che i "numeretti" volino via, nonostante i piccoli pesi che ci sono sopra.

Sono le tre di pomeriggio. Fuori, in questo torrido agosto, ci sono 38 gradi all'ombra, 42 "percepiti", dicono i meteorologi. È in più siamo al centro, con l'asfalto che ribolle. L'aria condizionata, in questa struttura, è un flebile sospiro. Non serve a nient'altro che alimentare il rumore di fondo. Colpa dell'economia o dell'economo?>

"Io, a quelli che tratteno così ‘sti pori vecchietti, li metterei tutti in galera e butterei a chiave!" - fa l'infermiere dietro il ventilatore, all'altro che si è appena affacciato alla porta dell'ambulatorio.

“So proprio disgrazziati – fa l’altro – Tenelli al cardo, senza aria condizzionata, co ‘sto sole che ciammazza pure a noi ggiovani”.

“Ma io me domanno e dico: se nun sei in grado de gesti’ l’anziani, perché apri ‘na casa de riposo?”>

“So’ sempre li sordi che smoveno tutto! Magari hanno aperto co tutte le bbone intenzioni, cianno visto er business. Poi Pantalone ha chiuso i cordoni e loro hanno ridotto li servizzi”.

“Però nun se fa così. Basterebbe un po’ de bon senso. Ma che nun lo senti er cardo africano?”

“Pure alla radio hanno detto che bisogna beve tanto e che non se deve uscì nelle ore più carde ché sennò te pija er córpo de calore”.

“Vabbè, nnamo avanti. Cominciamo a chiama’ sti signori”.

“Vengano pure qui i pazzienti de cardiologgia. Lei è la prima signora? Sì? Che deve da fa’? Er doppler alle carotidi? Occhèi”.

“Scrivi Mauri’. Anni 82, cardiopatica”.

“Si accomodi pure, signo’. Fra quarche minuto er medico la chiama”.

Sono passati cinque minuti dopo le tre di pomeriggio. Fuori, in questo torrido agosto, ci sono 38 gradi all'ombra, 42 "percepiti", dicono i meteorologi. È in più siamo al centro, con l'asfalto che ribolle. Nell’ambulatorio della ASL ci sono circa venti anziani, molti sopra gli ottanta anni, molti, tra l’altro, cardiopatici.

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