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Fiumicino, donne con la penna

print17 aprile 2013 15:40
(AGR) Continua a Fiumicino, nella storica Villa Guglielmi, la rassegna di scritture al femminile “Donne con la Penna” che vede protagonista mercoledì 17, alle ore 18, la poetessa, scrittrice e cantante performer Rita Pacilio con una delle sue opere, “Non camminare scalzo” (Edilet Editore), un’opera scritta in prosa poetica, dove la donna, soggetto narrante, è anche oggetto di una trama cruda, anzi crudele, tessuta con pazienza femminile a due mani e con un filo prossimo ad essere tagliato. La novità di questo poetico romanzo è che le donne sono due, madre e figlia, con tutte le implicazioni di una condizione femminile divisa e poi unita da un’esistenza tragica comune, finalizzata a far emergere un’analisi del dolore vissuto come Necessità. Gli uomini sono solo maschere che recitano una parte necessaria.“Per anni ho tenuto per mano.... la bambina che ero”. Comincia così, con parole-dardi, il raccontodi Rita Pacilio, poliedrica artista sannita, da tempo dedita anche alla proiezione del senso profondo dell’esperienza umana e musicale nella tradizione del jazz moderno. Un percorso di formazione eclettico, quello della Pacilio, con radici negli studi di Sociologia e Psicologia sociale, “che mi hanno permesso – dice – di vivere l’altro da me come uno specchio che riflettesse i mondi plurimi che mi appartenevano”, e le ali spiegate verso la creatività poetico-musicale, la sottile ricerca della poesia jazzistica capace di conciliare con arcana naturalezza swing e scrittura poetica, immaginazione musicale e intimità comunicativa. E Rita Pacilio sa come comunicare sensazioni. Si sente nell’aria, fin dalle prime parole. “Cercavo di costruire ‘qualcosa’ che mi assomigliasse, un sosia - racconta - ma non era facile. Avevo sete di incantarmi, di sbalordirmi, di emozionarmi, di trovare risposte sull’esistenza, su Dio. Ho scritto di me e del mondo da sempre, per sentirmi libera di ridimensionare il dolore cambiando la prospettiva delle cose. Libera di catturare i momenti imprimendoli nelle pagine scritte dove i pensieri prendono forma”.Quando hai iniziato a comporre in versi?

“Avevo sei anni, era l’estate tra la prima elementare e la seconda classe: consegnai a settembre, alla mia maestra, quando si riaprirono le scuole, il mio quaderno delle vacanze pieno di versi. Naturalmente erano delle rime baciate semplicissime, degli stornelli e filastrocche molto banali. Quei fogli li ho ancora tutti conservati! La mia maestra mi guardò stupita, si alzò in piedi e disse alla classe: un giorno leggeremo i libri di poesia di Rita Pacilio! Maria Tortono, così si chiamava la mia insegnate, ha seguito molto il mio percorso di scrittura. Ricordo che mi regalò, dopo pochi giorni, una raccolta di poesie di Ada Negri e di Aldo Palazzeschi. Mi disse: ‘Cominciamo da qui!’”>

Nell’opera di Rita Pacilio Musica e Poesia camminano a braccetto, compagne indivisibili che si muovono attorno “alla musicalità delle scienze sociali, alle armonie dei rapporti intimi e interattivi e al ritmo delle affinità comunicative relazionali”. Eppure la Rita Sociologa non è distante dalla Rita Poetessa e dalla Rita Musicista. “Sono sempre io, comunque e dovunque. Ogni volta che mi ritrovo a parlare con i detenuti in carcere non riesco a non sentire un verso dentro di me o un suono armonico, con loro parlo di Musica jazz come strumento di interazione e comunicazione e di Poesia come strumento aggregante e facilitante la creatività. Anche i musicisti che mi accompagnano in scena sanno che tra un brano e l’altro spesso ho la necessità fisica (ananke) di recitare o sussurrare o ‘parlare’ un verso, o che a volte ho bisogno di fermarmi a lanciare una suggestione o a commentare una notizia ascoltata al telegiornale ore prima”. Le tante Rita dunque, unite in un’unica coerente e policromatica personalità.Come ti sei avvicinata al canto jazz?>

“Da quando avevo sei anni ascoltavo in casa musica classica, poi a ventiquattro anni, quando è nato il mio primo bambino, ed avendo avuto una lunga esperienza di convalescenza in seguito ad un parto difficile seguito da un coma, ho avuto tempo per studiare tutta la discografia di Billie Holiday. Sono un’ autodidatta del canto! Gli accenti del jazz mi avevano fatto uscire dalla depressione del post coma. Volevo capire cosa mi stava facendo quella donna che nella voce aveva lo strazio del mondo e che mi stava salvando la vita”. Rita Pacilio aveva solo 27 anni e Billie Holiday stava diventando la sua prima grande maestra jazz.“Poi ho cominciato ad ‘ascoltare’ e ad ‘osservare’ altre maestre del vocal jazz come Sarah Vaughan, Sheila Jordan, Rachelle Ferrell, Helen Merrill, Anita O’Day. Questa è stata la mia vera scuola. Ai miei tempi internet non esisteva e non esistevano master class o corsi di specializzazione così come ci sono oggi. La mia prima master class con Jay Claiton l’ho fatta nel 2009 a Milano; Claudio Fasoli l’ho incontrato per la prima volta nel novembre del 2006 e da lì sono cominciate le nostre collaborazioni. Quando si è autodidatta sei rigorosa ed hai una voglia di apprendere tutto, sei una spugna, cioè assorbi tutto, non lasci nulla indietro”.

Dolore, cicatrici e ferite insanabili che dilagano ed ardono nelle viscere di bambina violata e poi di donna incompiuta, i protagonisti dell’intenso monologo teatrale “Non camminare scalzo” che la performer Rita Pacilio racconta, non solo con la penna, ma anche con la voce – una voce “nera” (forse per le influenze musicali?) traducendo in note jazz dolore, rabbia, sofferenza.

In questo romanzo è sempre l’oltre che si legge, anche se certi paradigmi non cambiano per ricordare che la storia femminile è condizione esistenziale. Tuttavia qui le donne sono vittime e carnefici, denunciate e denuncianti, donne che diventano protagoniste di un dramma recitato in un solo atto con i ruoli impersonati da una sola maschera chiamata dolore. Rita Pacilio racconta l’orrore dello stupro subito da una bambina: “Era mio padre. Avevo cinque anni/e due mesi, la sua schiava bambina,/la sua puttana, forse persi i sensi,/quella prima volta, forse persi/la ragione, forse persi per sempre, la mia parte migliore, quella che ognuno ha dentro/in quella macchia di sangue e fuoco sul lenzuolo”.

Rita Pacilio è una delle migliori voci poetiche contemporanee, ma non solo. Molte le collaborazioni con importanti musicisti del panorama jazz nazionale. Tante, inoltre, le pubblicazioni della Rita scrittrice e poetessa e numerosi i premi vinti in concorsi letterari nazionali. Rita Pacilio è inoltre autrice di racconti erotici, racconti a carattere sociale e di letteratura per l’infanzia (filastrocche, fiabe, favole e quaderni operativi corredati da schede didattiche)”. Arte e Bellezza a tutto tondo, quindi. Un’occasione da non perdere e assolutamente gratuita (con cocktail finale) a Villa Guglielmi, Fiumicino.

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                                                                                >Manuela Minelli>

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