Carlo Alberto Perillo, dall'Espressionismo al Figurativo Postmoderno
Apprezzato da Sgarbi, il suo stile rappresenta una linea naturale di continuità tra passato e futuro con una pittura che lo connota come un artista consapevole che, oltre all'ispirazione e all'estro creativo, evidenzia abilità tecnica, compositiva e cromatica


Carlo Alberto Perillo con Sgarbi
(AGR) di Anna Iozzino
Secondo la poetica di Carlo Alberto Perillo l'Arte ha bisogno continuamente di nuovi entusiasmi e di nuove ricerche per farsi anima e gioia di creare percorrendo la strada della sperimentazione intesa come una continua avanguardia. Il suo stile attuale si pone su una linea di naturale continuità tra passato e futuro con una pittura che lo connota come un artista consapevole che, oltre all'ispirazione e all'estro creativo, occorre anche un'abilità tecnica, compositiva e cromatica in modo che ogni opera possa diventare immagine della sua memoria, delle sue emozioni e del suo ricco mondo interiore. Vale la pena di ripercorrere il suo itinerario esistenziale ed artistico.
Le tendenze espressioniste del segno e delle forme ne accentuavano la drammaticità corale esprimendo quelle paure e sensazioni dolorose che albergano nell'inconscio umano. Nel 1993 ho presentato una sua mostra personale sul tema “OLOCAUSTO”, allestita nella Fortezza Spagnola di Porto S. Stefano con la collaborazione di Amnesty International. Nelle sue opere la rappresentazione del genocidio di cui furono responsabili i Nazisti e i loro alleati nei confronti degli Ebrei e di altre minorane riuscì a stupire e a commuovere il pubblico per l'inesauribile tensione espressionista, creativa e spirituale che da esse emanavano. Le sue opere apparivano come metafore della nostra esistenza quando ci colpisce il dolore e la mancanza di libertà.
I suoi ultimi quadri, dedicati al tema della “Primavera”, rappresentano una svolta nella sua carriera, perché appaiono come una boccata di aria fresca, un momento di apertura rispetto al tono più drammatico delle opere del passato. L'artista guarda la società e l'arte con uno sguardo differente e postmoderno nel senso che la sua arte si sente libera di muoversi in qualsiasi epoca o stile. Sono opere eseguite con una tecnica particolare miscelando i colori acrilici con vernici trasparenti che rendono il colore molto resistente e particolarmente brillante su un supporto in pvc. Colpiscono per la loro efficacia compositiva, luministica e cromatica come nel quadro “MORTE E RESURREZIONE” (t.m. - cm 80x60 -2020) che si riferisce ad un mito: come dall'inverno nasce la primavera così l'Araba Fenice, uccello mitologico capace di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte, nell'opera di Carlo Alberto Perillo rinasce con tutta la forza della sua resilienza e rifiorisce dall'oscurità in un'esplosione di ariosità, di luci, di colori, di sentimenti.
Nell'opera “NASCITA” (t.m. - cm 80x60 - 2020) la primavera della vita nel suo ciclo senza fine allude anche al risveglio della natura vegetale, umana e divina. È un'opera che mi fa ricordare quei versi che Tagore, il famoso poeta bengalese, ha dedicato alla primavera:”Vieni Primavera,/ imprudente e audace amante della terra,/ dai voce al cuore della foresta!/ Vieni in raffiche irrequiete/ dove i fiori sbocciano improvvisi...”. L'artista dedica l'opera “MARIA LETIZIA” (t. m. - cm80x60 – 2020) a sua figlia adolescente per la quale nutre un grande affetto e la cui vicinanza gli procura una gioia intima e serena, portatrice della primavera nell'anima, rinnovando così un tema antico e sempre nuovo, quello dell'amore autentico che ha una forza tale da essere universale e da accogliere e filtrare tutto ciò che viviamo, pensiamo e sentiamo.
Ora Carlo Alberto Perillo è in attesa di collocare la sua scultura l'ABBRACCIO del 2021 nel PARCO della SOLIDARIETÀ, nato da un'idea di Benito Corradini. I protagonisti di quest'opera sono Papa Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta, ora elevati alla Gloria dei Santi per la loro forza morale, sociale, culturale e solidale. È una scultura ritmata nei vuoti e nei pieni, nelle luci e nelle ombre che, pur restando ancorata alle figure umane, stimola le nostre risorse interiori e ci predispone ad una riflessione autentica sul significato della Santità. È fatta con materiale resino-cementizio, è alta cm 105 con una base di cm 41x45.