Ostia, i balneari si interrogano sul futuro del turismo
(AGR) Negli ultimi venti anni - riferisce una nota di Assobalneari Roma - ci siamo seduti al tavolo con tutte le Amministrazioni che si sono alternate in Campidoglio e in via Claudio, con la consapevolezza di rilanciare e rimodulare la nostra offerta balneare alla città e ai turisti. Forti della nostra esperienza abbiamo fatto proposte diversificandole, strada facendo, nel confronto con l’Amministratore di turno. Abbiamo alzato la testa difronte ad ogni prepotenza politica e illegale. Siamo additati, spesso e volentieri, come gli unici colpevoli del degrado turistico di Ostia. Le strutture balneari sono cresciute negli anni ed hanno attraversato intemperie politiche, burocratiche e sociali. Oggi le nostre imprese sono sane. Le aziende balneari erogano alle casse pubbliche ogni anno, oltre al canone, una serie di tasse ed imposte, dall’IMU, dall’IVA all’IRPEF, alla TARI, occupazione di suolo pubblico, passo carrabile, tassa sulla pubblicità, ed ogni genere di autorizzazioni ai suoi balzelli, dalla SIAE alle emissioni in ambiente. L’IVA continua a sgravare al 22% a differenza di quanto accade nel sistema europeo dove è fissata al 4%, ed in Italia al 10% per il settore turistico. Gli impianti balneari, inoltre, sostengono extra gettito altri due forti oneri: l’assistenza bagnanti e la pulizia della battigia. In questo quadro, un medio stabilimento balneare offre allo Stato Nazionale circa € 200.000 a stagione estiva.Partecipiamo a tavoli internazionali del turismo, ma nessuna azienda, nessuna attività produttiva, vive di luce riflessa; bensì cresce nell’offerta di servizi e forza lavoro soltanto nel sistema politico amministrativo che governa la città. E soltanto un sistema produttivo inserito in una progettualità di collaborazione e confronto può creare una economia sana, arginando ogni infiltrazione illecita ed illegale. Soltanto in questi termini e in questo terreno fertile possiamo affrontare un futuro di cambiamenti e crescita necessari.
Ci siamo seduti al Tavolo anche con gli Assessori e i tecnici scelti dal Sindaco Marino e dal Presidente del Municipio Tassone, pronti ad attualizzare l’offerta balneare, così come ci viene richiesto dai cambiamenti sociali e culturali. Consapevoli rivendichiamo la richiesta di strumenti da parte della Pubblica Amministrazione adeguati al cambiamento non più rinviabile nell’offerta dei servizi, ogni immobilismo in tale senso non può che essere dannoso. Non ci spieghiamo come mai si continui a ritenere opportuno il diniego dell’istituzione del Distretto Turistico Balneare, visto che in tutta Italia, diversi comparti già esistenti dimostrano un ritorno competitivo del settore, e la conseguente crescita socio economica del territorio.
Ma a distanza di un anno di intensa collaborazione e confronto, condiviso con le altre forze produttive della città di Ostia, ci ritroviamo ad essere additati come colpevoli di impedire la crescita dell’offerta turistica e di privare la cittadinanza dell’accesso al mare. Investiti da una campagna diffamatoria priva di
sostanza e fondamento alimentata nel pieno della stagione balneare da una classe politica che ha deciso di interrompere un rapporto costruttivo; la stessa classe politica che non è stata in grado di aprire al pubblico le sue spiagge libere quando dovuto, all’apertura della stagione balneare: offrendo un panorama alla città e ai turisti di degrado e pressappochismo amministrativo, tanto da dover occupare i telegiornali nazionali in prima serata. Il Sindaco Marino e del Presidente Tassone, vogliono ripercorrere il percorso della precedente Amministrazione? A questo punto ci chiediamo: il Sindaco Marino e il suo delegato alla gestione del territorio hanno davvero a cuore il futuro di Ostia? E’ il sistema balneare il problema di Ostia? Bene. Perché allora invece di buttare a mare la collaborazione e il confronto lungo un anno con la nostra categoria, accusandola di privare la cittadinanza di un diritto di accesso ad un bene comune, mentendo sapendo di mentire, non ci svelano i loro progetti? Finanche i loro interessi? Un varco aperto in fretta e furia - fuori da un percorso di legalità e condivisione - con l’aiuto delle Forze dell’Ordine può servire soltanto a raccoglie una manciata di consensi e simpatie momentanee. Aperta con forza la breccia, spenti i riflettori della propaganda sul territorio, si apriranno nuovi conflitti e irregolarità, come già accaduto in passato. Testimone l’ordinanza di chiusura dei varchi del 1990. Anche Marino lo sa. L’odio sociale, parafrasando il primo cittadino, nasce dall’ignoranza. Una Amministrazione Pubblica che indebolisce le imprese per mera propaganda politica, incapace di amministrare la cosa pubblica, rende il terreno fertile per l’infiltrazione della criminalità di ogni ordine e grado. Ostia in tal senso ha già pagato un prezzo, questo si, salato.
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