Da Ostia a Leopoli, per portare con il suo Pick up aiuti alla popolazione Ucraina
Oltre temila chilometri in auto fino a Leopoli, Leonardo Di Giorgio è partito con la sua auto per portare aiuti, umanitari e consegnarli direttamente alla popolazione, ha superato decine di posti di blocchi ed ha recapitato all’ospedale pediatrico ed a due scuole i generi di prima necessità
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il pick up giunto a destinazione
(AGR) Una missione di pace, da solo, senza fare pubblicità, per aiutare il popolo ucraino, un popolo che soffre ma resiste….Leonardo Di Giorgio, 67 anni, è partito d’istinto per andare in Ucraina e portare gli aiuti direttamente alla popolazione, alle persone che soffrono. “Ho sentito che dovevo andare – racconta Leonardo, cresciuto ad Ostia, oggi residente all’Infernetto – ho preso contatti per reperire gli aiuti e caricare il mio Pick up, ho tracciato un itinerario, ho individuato gli eventuali contatti e sono partito. Non ho chiesto fondi, ho fatto tutto a mie spese, sia chiaro, non voglio nemmeno pubblicità, racconto questo viaggio per far sapere cosa accade in zona di guerra e sopratutto, ci tengo a far conoscere a tutti quello di cui veramente quella gente ha bisogno. Non voglio dare lezioni a nessuno, racconto, ripeto solo quello che ho visto”.
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un dormitorio in una scuola a Leopoli
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il pick up durante il viaggio
Leonardo Di Giorgio, ex-subacqueo, abituato a programmare tutto aveva tracciato un itinerario dettagliato, raccolto una serie di indicazioni ed annotato i contatti giusti per avere i lasciapassare.
“Gli aiuti umanitari per l’Ucraina si fermano a Siret (Romania), a pochi chilometri dal confine, poi le organizzazioni umanitarie ucraine vengono a prendere i beni di prima necessità per distribuirli tra la popolazione. Sono partito perché avevo deciso di andare in Ucraina e portare direttamente gli aiuti che mi erano stati affidati. Durante il viaggio, per problemi organizzativi, quei contatti che mi erano stati dati sono scomparsi. Non mi sono perso d’animo.
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il pick up carico prima della partenza
Sono riuscito ad avere un numero di telefono di Leopoli, la persona contattata mi ha consigliato di cambiare itinerario e di andare a Chop, in Ungheria, che poi sarebbe venuto a reperire il materiale che trasportavo. Giunto al luogo dell’appuntamento ho avvertito di essere arrivato e mi è stato detto di attendere che entro due ore sarebbero arrivati. Ho atteso molte ore, ma quella persona, che poi ho saputo che si chiamava Taras non è arrivato. In Ucraina con la penuria di benzina che c’è ed i rischi a percorrere le strade è difficile trovare qualcuno per organizzare il trasporto. Non ho avuto esitazioni, avevo fatto il pieno e sono partito”.
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bambino che gioca in ospedale
Leonardo non è un incosciente, ci tiene a dirlo: “Mi rendo conto che poteva essere pericoloso, ma sono andato lo stesso. Dopo aver superato alcuni posti di blocco, ho trovato un soldato che ha chiamato direttamente il mio contatto per chiedere conferma ed indicarmi la strada. Dopo due ore sono arrivato a Leopoli, dove, apparentemente c’è una vita normale, ma l’atmosfera è tesa. La notte mi è stato offerto di dormire in un letto caldo, ma ho rifiutato non volevo lasciare la mia auto, avevo paura che qualcuno mi portasse via gli aiuti che trasportavo e che volevo consegnare di persona alle famiglie bisognose. Faceva meno 8 gradi ed è stata dura”.
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le famiglie in una scuola
Il giorno dopo Taras ha condotto Leonardo ed il suo Pick up all’ospedale pediatrico di Leopoli, poi in due scuole adibite a centro di raccolta. “I bambini mi hanno circondato. E’ stato molto commovente. A pranzo mi hanno dato un brodo con sei spicchi di patate e della pastina, nessuno parlava e protestava, tutti lavoravano in silenzio, non ho visto nessuno sorridere, le sirene d’allarme suonavano in continuazione, poi hanno taciuto. Ho condiviso il loro dolore e la loro fierezza. Mi hanno abbracciato e mi hanno dato indicazioni chiare sulle reali necessità di quella gente, non serve tutto, ma solo alcune cose, in particolare mi sono stati chiesti materiale sanitario e medicine, derrate alimentari tutte a lunga conservazione, latte e zucchero sopratutto ed ho scoperto che anche la pasta va bene. Quella gente non vuole andare via, non vuole arrendersi, ha bisogno di noi. Martedì dovrei ripartire, ora che conosco la strada ed i contatti sarà più facile, ma non chiamatemi eroe, vi prego, ma solo Leonardo”
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l'ospedale pediatrico