Catania, amministrazione controllata per rete di supermercati e società di software in odore di mafia
La Procura di Catania ha emesso un decreto di amministrazione giudiziaria, per un anno, per nove società la cui gestione è fortemente sospettata di essere stata orientata al fine di agevolare Cosa Nostra etnea , in particolare al gruppo di Aci Catena
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(AGR) Su richiesta di questa Procura distrettuale, il Tribunale di Catania – Sezione Misure di Prevenzione ha emesso un decreto di amministrazione giudiziaria, per la durata di un anno, per nove società, società operanti nel settore del commercio al dettaglio e all’ingrosso di prodotti alimentari, della gestione ed elaborazione di dati contabili amministrativi e commerciali e della compravendita di immobili.
Il provvedimento in questione è stato notificato dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Catania e mira a bonificare ed impermeabilizzare il complesso delle strutture imprenditoriali la cui gestione è fortemente sospettata di essere stata orientata al fine di agevolare Cosa Nostra etnea , in particolare al gruppo di Aci Catena
Tra queste, in particolare, una sopcietà, avente sede ad Aci Sant’Antonio, ha ad oggetto il commercio all’ingrosso e al dettaglio di prodotti alimentari, nonché la gestione di supermercati, le cui unità negoziali sono ben 11 e dislocate in tutta la provincia di Catania (e precisamente 2 nella città di Catania, 3 nell’acese, 3 nel giarrese, 1 a Linguaglossa, 1 a Gravina di Catania e 1 a San Pietro Clarenza).
L’odierno provvedimento, pertanto, mira a ad arginare la contaminazione delle aziende rimuovendone l’infiltrazione mafiosa, consentendo agli amministratori nominati dal Tribunale di esercitare le funzioni di organo d’amministrazione, sostituendosi così, di fatto, ai vertici delle società che evidentemente rappresentano il canale di infiltrazione degli interessi mafiosi, consentendo altresì il ricorso ad una mappatura completa di tutto il personale impiegato dalle società e ad una verifica del modello organizzativo e gestionale di cui all’art. 6 del D.lgs. 231/2000, tutto al fine di bonificarla dagli interessi criminali rendendola nuovamente autonoma nella gestione.