Asfo: troppi tagli, sanità a rischio
(AGR) Si è svolta ieri un’Assemblea di ASFO Lazio-Confcommercio Roma, l’Associazione di oltre 400 aziende fornitrici di beni e servizi ospedalieri (imprese fornitrici di beni e dispositivi medici: 65%; imprese di servizi – lavanderia, ristorazione, pulizia, vigilanza, impiantistica, manutenzione, ecc. – 35%). Tema dell’incontro: gli effetti devastanti della 'spending review' sul sistema sanitario e in particolare sul comparto dei fornitori ospedalieri.“L’Assemblea è stata abbastanza «infuocata» – dichiara il Presidente di ASFO Lazio, Vittorio Della Valle – siamo fortemente preoccupati, infatti, per l’effetto devastante che il decreto legge sulla 'spending review' avrà sull’andamento delle nostre imprese. Prevediamo che il decreto, così come è stato predisposto, possa comportare la chiusura entro un anno del 80% delle nostre attività e la potenziale perdita del posto di lavoro della quasi totalità degli addetti - oggi oltre 20 mila dipendenti - che compongono il nostro settore”.“Due sono gli aspetti che suscitano grande preoccupazione – spiega Della Valle – il primo riguarda il taglio del 5% in modo indistinto su tutti i contratti di fornitura di beni e servizi in essere; il secondo deriva dal valore dei prezzi di riferimento che saranno presi come base d’asta, pubblicati per la prima volta dall’autorità di vigilanza dei contratti pubblici: valore che in quasi tutti i casi è inferiore al costo di acquisto dei prodotti da parte delle nostre imprese. Ciò significa che le imprese stesse non saranno neppure più in grado di partecipare alle gare pubbliche. In questo modo il nostro mercato già messo a dura prova dalla crisi economica, dall’aumento della pressione fiscale e dai ritardi cronici nei pagamenti da parte della PA, rischia di subire un colpo definitivo”.“Inoltre – continua Della Valle – non possiamo prescindere dal fatto che le nostre imprese operano in un settore di fondamentale importanza in quanto concerne la salute delle persone, fattore primario che dovrebbe stare a cuore anche al legislatore e al Governo. Con queste misure i dispositivi medici e i servizi subiranno necessariamente una sensibile diminuzione della qualità, con conseguenze pericolosissime per i diritto alla salute di ciascuno di noi. Pensiamo ai dispositivi medici di alta precisione e ad elevato contenuto tecnologico: non si può pensare di risparmiare su simili dispositivi, di questo passo molto presto finiremo per impiantare al paziente uno stent coronarico o un endoprotesi vascolare «cinese».
“Siamo consapevoli e determinati – spiega il presidente di ASFO Lazio – affinché si realizzi un efficientamento del sistema per quanto concerne l’acquisto di beni e servizi sanitari da parte della PA; siamo anche consapevoli che i saldi dovranno restare invariati rispetto al provvedimento preso dal Governo. Sappiamo che in passato non tutte le imprese hanno agito secondo criteri di trasparenza e correttezza; dunque va bene un cambiamento del sistema rispetto all’attuale metodica ma vogliamo sottolineare che il provvedimento così come formulato determina una profonda ingiustizia, rischiando di ricadere oltretutto pesantemente sul diritto alla miglior cura per i cittadini”.
"La nostra proposta – conclude Della Valle – verte sull’opportunità di prendere come riferimento il prezzo mediano utile per la base d’asta e non quello di riferimento. Questo infatti consentirebbe di valutare i vari dispositivi presenti sul mercato in un panorama di proposte molto più ampio, che permetterebbe comunque un importante risparmio per la pubblica amministrazione. In secondo luogo, chiediamo che non sia consentito alla PA di modificare i contenuti dell’offerta e del contratto già stipulato, senza che il contraente sia messo preventivamente a conoscenza di tale possibilità, con conseguente violazione del principio di tutela dell’affidamento oltre al divieto di rinegoziazione postuma delle condizioni di aggiudicazione, entrambi diritti garantiti e di rilevanza comunitaria. Sarebbe come constatare il venir meno della certezza del diritto e della negoziazione, d’ora in avanti ci sarebbe solo un mercato far west”.