ABBONAMENTO TV O TASSA DI POSSESSO?
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Ormai sembra una prassi ed un movimento quasi meccanico ci porta ogni anno negli uffici postali per pagare il noto canone per il nostro Tv a colori che ha praticamente soppiantato il canone di pagamento per il vecchio Tv in b/n.
Tuttavia oggi è lecito parlare di canone abbonamento RAI annuale oppure si tratta ancora più semplicemente di una tassa di possesso del televisore che abbiamo in casa?
Molti di noi ancora non ci hanno pensato e da una nostra ricerca abbiamo saputo che si tratta proprio di una tassa statale che devono pagare per legge tutti coloro che sono in possesso di un apparecchio televisivo.
Quindi quando si parla di rinnovare l’abbonamento alla RAI è errato in quanto la RAI Tv è un servizio pubblico e non privato.
Non stiamo quindi parlando di una comunissima Pay-Tv, sbaglia la stessa RAI quando troverete verso la fine dell’anno quegli spot in cui si invita il telespettatore a pagare il canone della RAI.
La nostra TV pubblica infatti non potrà mai chiederci tasse da pagare ma semmai lo Stato italiano.
Non è tutto: recentemente l’ADUC, l’associazione degli Utenti e Consumatori, ha lanciato dal suo sito una petizione pubblica rivolta a tutti per abolire questa tassa che finirebbe per favorire soltanto le casse della RAI a scapito degli italiani.
Secondo l’ADUC, “è' una necessita' civica che si perde nel tempo, cioe' da quando nel nostro etere, negli anni '970, non siamo piu' stati costretti a vedere e ascoltare la radio e la tv di un solo gestore. Stiamo parlando del cosiddetto canone di abbonamento al servizio pubblico radiotelevisivo che, per ovviare ad ogni inconveniente, e' stato trasformato in tassa di possesso di un qualsiasi apparecchio televisivo.
La Rai, proprio perche' non piu' unico ente televisivo nell'informazione, spettacolo, sport e cultura via etere, e' diventato sempre piu' terra di conquista di chi ci ha governato e che, attraverso essa, ha condizionato tutta la vita civica, economica, politica e culturale di intere generazioni. In diversi hanno provato ad opporsi in questi decenni, ma si sono tutti arenati di fronte alla legge, alla Corte Costituzionale, a chi dall'opposizione e' passato al potere, e di questo ne ha goduto i frutti e l'irregimentazione grazie proprio alla Rai.
E oggi siamo al mostro con leggi approvate che la smembrano ma che non vengono applicate, mentre accanto al mostro, si e' creato il suo alter ego, che lotta con gli stessi strumenti e finalita', ed ora, anche con la nuova La7, siamo certi che nulla cambiera': la Rai e' e restera' la madre di tutto il Belpaese. Ma noi non ci rassegniamo, e soprattutto non vogliamo rassegnarci a finanziare questo status quo. Ci piacerebbe un servizio pubblico privatizzato, smembrato tra diverse emittenti che vincessero diverse gare d'appalto, una per settore tematico, ma e' un'idea molto in la' rispetto alle potenzialita' della realta'. Per cui ci accontenteremmo di non dover obbligatoriamente pagare un servizio che fa concorrenza ad altri che si pagano solo con la loro attivita' economica privata”.
Con queste parole l’ADUC prova a fare sentire la propria voce attraverso una raccolta di firme già iniziata che verrà consegnata in Parlamento dove si spera le cose potrebbero cambiare.
L’ADUC ha fatto riferimento alla Corte Costituzionale la quale come si leggerà in seguito ha confermato la legittimità del canone.Una sentenza che continua a fare discutere ma che nessuno prova a fare tornare d’attualità opponendosi in maniera chiara e definitiva oppure cercando di aprire un dialogo con le nostre istituzioni.
E nemmeno i media oggi se ne occupano in maniera distinta rilanciando la questione. Nessun giornale, nessun quotidiano, nessuna rivista, nessun mensile, nessuna radio, nessuna televisione escludendo per ovvi motivi la stessa RAI.
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