Tevere, la rimozione dei relitti non basta
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“Il recupero dei relitti dal fiume Tevere costituisce – sottolinea Franco Medici, vicepresidente di Italia Nostra Lazio - una semplice operazione preliminare di bonifica ambientale. Il recupero delle qualità ambientali del fiume richiede interventi mirati assai più impegnativi e il censimento completo degli scarichi. Obiettivo finale e la piena fruibilità dell’intera asta fluviale”.
La presenza dei relitti nel Tevere costituisce un serio rischio idrogeologico. Il 4 settembre scorso la Capitaneria di Porto di Roma e Fiumicino ha recuperato una imbarcazione da diporto della lunghezza di oltre 30 metri, semi sommersa nel tratto fluviale compreso tra Ponte 2 giugno e Ponte dell’Aeroporto nel Comune di Fiumicino.
Secondo il Piano Roma Sicura Primo Rapporto su Rischio Alluvioni, Frane, Cavità Del Sottosuolo e Acque Sotterranee, presentato nell’aprile 2018 e realizzato dall’Autorità di distretto idrografico dell’Italia Centrale in collaborazione con la struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche della Presidenza del Consiglio Italiasicura, l’Ispra e il Dipartimento della Protezione civile nazionale “ad essere affondate sono imbarcazioni di tutti i tipi, dalle più piccole dedicate ad attività di canottaggio a chiatte di diversi metri che ospitano a bordo ristoranti e locali di intrattenimento. La Guardia Costiera, Capitaneria di porto – sottolinea ancora il rapporto - ha compiuto uno studio dettagliato. Sono 22 i natanti nelle acque del Tevere, dalla diga di Castel Giubileo alla foce, alcuni dei quali nei tratti corrispondenti al centro storico e in prossimità di ponti”.