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Storia di guerra e di speranza. Viaggio della solidarietà a Leopoli

Storia di Leonardo che in due viaggi in Ucraina durante la guerra di Putin ha portato un pò di speranza ad una popolazione ormai stremata

printDi :: 05 aprile 2022 15:38
pick up

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(AGR) Il sostantivo femminile guerra, viene utilizzato in molte circostanze per indicare situazioni di conflitto che, evidentemente, non sono risolvibili. La guerra in sé è sporca, è priva di caratteristiche umane poiché generalmente muove da conflitti di interessi economici e ideologici e perciò può essere identificata come il contrario di pace.

Come ha riferito il Santo Padre a qualche giorno dall’inizio della guerra in Ucraina “… siamo abituati a sentire notizie di guerre lontane: la Siria, lo Yemen, siamo abituati. Adesso la guerra si è avvicinata, è a casa nostra praticamente, e questo ci fa pensare sulla ‘selvaggità’ della natura umana”, e dunque, la cosa che ci fa più male e ci crea una forte attenzione e preoccupazione, è proprio data dal fatto che questa guerra promossa dalla Russia verso l’Ucraina è dietro casa nostra e questo fatto ci angoscia da un lato e ci fa avere l’effetto alone sulla nostra stessa vita, quando pensiamo a tutta la popolazione Ucraina in evidente pericolo di vita, per chi ovviamente ha scampato la morte,pensando che magari tale situazione possa arrivare anche a colpire altri Stati tra i quali anche il nostro, per esempio.

 
E’ una situazione veramente incredibile, è come una continua situazione di terrore che risiede nella mia mente ormai dai primi giorni della guerra in Ucraina” dice Alessandro quando in una breve chiacchierata si fa riferimento al momento storico che stiamo vivendo. Eppure, noi non dovremmo avere tutta questa paura, ragionandoci, ma lui continua “ … la mia paura è ormai quasi incontrollabile poiché la situazione della pandemia ci ha fatto diventare consapevoli che nessun posto al mondo è sicuro al cento per cento, tenuto conto delle restrizioni che abbiamo patito a causa del virus…”.

ospedale

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E dunque la guerra dietro casa nostra, si fa per dire, mostra degli effetti collaterali oltre che sulla nostra economia reale anche sulle persone andando a scrutare proprio nelle pieghe della fragilità umana, soprattutto se mentre si guarda un telegiornale o un programma di informazione ci si imbatte con immagini forti di cadaveri di civili legati mani e piedi buttati, se tutto va bene, nelle fosse comuni, altrimenti lasciati in strada.

Ma la guerra, questa dietro casa nostra, è stata anche motivo di mobilitazione e forte solidarietà da parte del popolo italiano che sin dai primi giorni si è mobilitato per dare supporto, conforto e assistenza, ai profughi ucraini o a coloro che dall’Ucraina non sono partiti. E naturalmente anche Ostia si è mobilitata.

Leonardo, volontario attivo della Pro Loco di Ostia è partito dall’Infernetto, a spese proprie, con il suo pick-up carico di beni alimentari e farmaci, ben due volte dall’inizio della guerra in Ucraina destinazione Leopoli  “Sono partito da Roma “ racconta “… con il mio pick -up, qualcosa da sgranocchiare durante il lungo viaggio, acqua e ovviamente tanta voglia di arrivare a destinazione per portare gli alimenti e i farmaci che in tanti avevano raccolto e portato in associazione anche  per l’ospedale pediatrico di Leopoli”.

Partito da solo da Roma, Leonardo nei suoi due viaggi in un paese di guerra, ha attraversato i confini passando per la Slovenia e L’Ungheria entrando in Ucraina da Chop, la frontiera che separa l’Ucraina dall’Europa. Come racconta lui stesso “… è stato un viaggio avventuroso e per certi aspetti anche pericoloso, poiché mi sono ritrovato a percorrere di notte in mezzo ad una bufera di neve i monti Carpazi accorgendomi che non avevo neanche la possibilità di ricevere o fare una telefonata”. Ci vuole coraggio ad affrontare da solo un viaggio del genere in un Paese sconosciuto per lo più con una situazione di guerra in corso, ma Leonardo non si è fatto intimidire dalle condizioni atmosferiche alquanto disagiate e nemmeno dal fatto che per proteggere tutto il carico di roba che trasportava dall’Italia con destinazione Leopoli, ha dormito in macchina ad una temperatura di – 11 gradi.

I due viaggi in Ucraina intrapresi da Leonardo a distanza di una decina di giorni tra l’uno e l’altro sono stati segnati dunque da forti emozioni, come lui stesso racconta, con la prevalenza di quella primaria denominata paura. È stata proprio la paura, che in genere ha una funzione adattiva cioè consente all’essere umano di proteggersi da qualcosa, anche a livello inconscio, a prevalere. E dunque attraversare i monti Carpazi di notte, sotto la neve, e fermarsi ad un posto di blocco e sperare in un corretto lascia passare in una situazione che già per sé di corretto non ha nulla, è stato complicato per Leonardo, benché lui stesso alla fine riferisce che anche i soldati che ha incontrato nel percorso hanno fatto la loro parte, sono stati comprensivi e gentili tenuto conto che in mano aveva soltanto una semplice lettera firmata dalla sua associazione.

Ma la paura più grande, continua ancora Leonardo “…è stata sentire il suono della sirena anti aerei. Un suono che ricorderò per tutta la vita, essendo un suono molto brutto che di per sé annuncia un pericolo”. In effetti con il suono delle sirene si protegge la popolazione che può mettere in salvo gli anziani e bambini nei rifugi, nelle cantine per salvarsi, per sopravvivere alle bombe russe. Con il suono di queste sirene gli ucraini convivono, lavorano, salvano le vite, cercano di dormire, partoriscono bambini, muoiono.

Tuttavia, la paura è stata superata dall’emozione della gioia, proprio quando Leonardo oltre ad aver consegnato gli alimenti ha potuto consegnare i farmaci all’ospedale pediatrico di Leopoli “… sono stato veramente felice nel momento in cui ho potuto consegnare i farmaci all’ospedale pediatrico poiché sentivo di aver finalmente compiuto il mio viaggio, che in realtà era iniziato con il primo e che però, tornato in Italia, sentivo un certo malessere, come se dovessi ancora raggiungere Leopoli per una seconda volta, perché avrei potuto dare una mano maggiore. Consegnare perciò i farmaci per curare i bambini di questo ospedale mi ha riempito di gioia!”. E come dargli torto, un grande gesto e atto di coraggio che sicuramente gli stessi bambini e malati oncologici pediatrici apprezzerebbero se solo non dovessero pensare, ad ogni suono di sirena, a lasciare tutte le terapie, anche le chemio, che stanno facendo per scappare nei rifugi e mettere in salvo, almeno temporaneamente la propria vita.

Una storia questa di guerra e di speranza che grazie a Leonardo, ai numerosi volontari che quotidianamente operano sul territorio in queste settimane e naturalmente a tutti i cittadini del X Municipio di Roma Capitale consentono alle persone più fragili di valutare che la paura è solo un ostacolo mentale e che al contrario, dovrebbe essere sostituita con la speranza e con la gioia. Così come ci ha insegnato Leonardo nel racconto dei suoi due viaggi a Leopoli.

 

 

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