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Il quesito elettorale del referendum ed i suoi riflessi sulla sanità

print21 novembre 2016 14:31
Il quesito elettorale del referendum ed i suoi riflessi sulla sanità
(AGR) In un momento storico importante, quasi un giro di boa per il futuro del nostro Paese, ci troviamo a discutere di un passaggio delicato riguardante la nostra storia e la Carta fondativa della nostra Repubblica: mancano pochi giorni alle consultazioni popolari sul referendum costituzionale, al quale i cittadini sono chiamati a esprimersi per confermare o meno la riforma approvata nella scorsa primavera e che ridisegna le forme decisionali del nostro Parlamento mandando in soffitta dopo quasi 70 anni il bicameralismo paritario deciso dai nostri Padri costituenti all’indomani del regime e del conflitto mondiale.

Oltre a questo, viene ridisegnato l’assetto delle competenze che dal 2001 sono divise tra materie esclusive dello Stato, delle Regioni e concorrenti fra loro.

L’Associazione Culturale “Giuseppe Dossetti: i Valori – Sviluppo e Tutela dei Diritti” ONLUS adotta da sempre il metodo del rifiuto della protesta a favore del dialogo e della proposta, secondo il motto dossettiano “Riflessione in azione”.Proprio per questo motivo e in ragione del fatto che riesce a rappresentare tutti i livelli che si interfacciano al tema del diritto alla salute nel nostro Paese, dai pazienti alle associazioni di categoria fino alle grandi industrie del farmaco, molto può essere veicolato per far pendere in maniera decisiva l’ago della bilancia di quella maggioranza silenziosa, il cosiddetto “popolo del Ni”, che è più attenta a quali siano gli impatti concreti della riforma nella vita di tutti i giorni e in particolare nell’ambito della salute e della prevenzione, che è parte della riforma che tocca il Titolo V e l’art.117 della Costituzione.

Nella eventuale trasformazione e riorganizzazione del sistema in seguito a una vittoria del Sì, sono state comunque ravvisate alcune criticità: tra queste, l’attuazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA) su tutto il territorio nazionale, in quanto lo Stato potrebbe stabilire i livelli essenziali ma alle Regioni rimarrebbe parte della programmazione e dell’organizzazione dei servizi sanitari e sociali. E allora una domanda sorge spontanea: se il potere di spesa è nelle mani del ministero dell’economia e i poteri di organizzazione e pianificazione dei servizi restano nelle mani delle regioni, il ministero della salute che fa?

Le proposte pervenute finora dal nostro mondo, anche attraverso il documento Modelli innovativi di Governance e riforma dell’art. 117 del Titolo V, possono inserire modifiche positive, soprattutto se si arriverà a una semplificazione del sistema sanitario quanto nelle procedure così nel rapporto con i cittadini.

Ci riferiamo a una Governance che si basi su una Supremazia statale che possa dare equilibrio al rapporto tra Governo centrale e governi regionali, quindi al ritorno al vero valore dell’art. 32 che deve essere la base per il futuro delle generazioni e delle sfide che i prossimi decenni porteranno con sé e, da ultimo, ma non per importanza, la creazione di un Super Ministero della Salute e delle Politiche Sociali che abbia capacità autonoma di spesa. Programmazione, decisione e capacità normativa sono le ricetta per garantire un sistema efficiente, fruibile in maniera universale e sostenibile.

Giovedì 24 novembre ore 15,30

Piazza di Santa Chiara, 14 - 00186 Roma

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