Trieste vuota e triste, soffre il distanziamento sociale imposto dalla pandemia
Si registra un calo delle attività commerciali che ha provocato un cambiamento epocale del tessuto cittadino. Sta soffrendo il centro, anima borghese di una città cosmopolita, così come le periferie, lo storico “Caffè degli Specchi”, la vuota piazza sul mare.
(AGR) Un fine settimana uggioso a Trieste. Che di colorato ha solo l’arancione della zona nella quale, almeno per la prossima settimana ancora, l’intero Friuli Venezia Giulia si ritroverà, stando ai parametri stabiliti dal comitato tecnico scientifico e dal commissario all’emergenza sanitaria da Covid-19.
E’ la pandemia vissuta nella città più a sud dell’Europa centrale e più a nord di quella meridionale. Che, dal suo esordio, ha portato “in dote” alla città giuliana e al suo territorio 12 mila 953 contagiati e 519 decessi (fonte Regione Fvg al 22 gennaio). Un calo delle attività commerciali tale da aver decretato un cambiamento epocale del variegato tessuto cittadino. Sta soffrendo il centro, anima borghese di una città cosmopolita, così come le periferie, popolari e una volta chiassose, a volte lontane anche chilometri dal “salotto” cittadino. Sta soffrendo il negozio di vicinato (anche se in misura minore) ma anche lo shopping mall ipertrofico.
Poca gente in giro, i numerosi caffè, peculiarità tutta triestina, che lavorano a ritmo ridotto per l’asporto obbligato fino alle 18. Dopo neanche quello. I dehors, che a Trieste sono sempre super affollati, nonostante la latitudine del capoluogo del Fvg sia la stessa della continentale Lione in Francia, e che da sempre ricreano quell’atmosfera tutta levantina della città, in questo periodo sono sbarrati. Come la scena di un crimine. Ci sono ma non li può toccare. Neanche per girare lo zucchero nel caffè, comprato pochi metri prima e servito all’uscio sui classici tavolini zincati o in granito. C’è poca gente in giro, poche auto. Le rive, che normalmente sembrano una sorta di autostrada urbana a quattro corsie, sono semi deserte. Piazza Goldoni, centro nevralgico da cui si dipartono le principali arterie cittadine, lo è altrettanto.
Anche luoghi simbolo come la piazza sul mare per antonomasia, piazza dell’Unità d’Italia, appare desolatamente semivuota, con una dei brand, lo storico “Caffè degli Specchi” che a sua volta “brandizza” il detergente igienizzante posto all’ingresso di uno dei caffè storici della “piccola Vienna sul mare”. Da Piazza dell’Unità si vede il mare, che ha fatto la fortuna della città, e che può contribuire a rilanciarla. Le navi da crociera che lo scorso anno e questo avrebbero dovuto imbarcare e sbarcare vagonate di passeggeri in stazione marittima, di fronte a quello che fu uno dei più grandi hotel dell’impero asburgico, l’Excelsior, sono si presenti in gran numero in questi mesi a Trieste, ma desolatamente parcheggiate nei pressi dell’arsenale marittimo e dei container in porto nuovo. Porto che, in controtendenza con quanto sta accadendo in città, cresce e si sviluppa anche grazie ad accordi con compagnie straniere che ne decreteranno il rilancio, già in atto da alcuni anni, e ne rispolvereranno quell’aura di internazionalità che si era andata appannandosi negli anni scorsi.