Tartufo, castagne e non solo
(AGR) Il grande Cesare Pascarella, fra i più amati poeti dialettali romani, raccontava che i suoi concittadini amavano indirizzarsi per le loro uscite fuori porta verso sud, disertando le osterie situate al nord, verso la Cassia e la Trionfale, per l'atavico timore, rimastogli nel sangue, di sgradevoli incontri con il nemico etrusco, affacciato lassù inillo tempore.Ovviamente si tratta di una storiella, perchè sei romani fossero davvero presi da tante paure, altrettante ragioni avrebbero di sfuggire le osterie che lungo la Via Salaria, s'addentrano verso la Sabina. E si perchèla mascalzonata che combinarono, e non sembra neppure che fosse stata l'unica, agli amici sabini che avevano invitato ad assistere a giochi e a partecipare a banchetti, portando con sé mogli e sorelle, è di quelle che se perpetrate a carico di altri popoli italici (brutii o siculi), era ancora passibile di essere lavata nel sangue. Ma gli amici sabini non se la presero poi tanto a male, e non perchè non fossero sensibili all'onta ricevuta, quanto perchè il loro animo è sicuramente meno acerrimo di altri. Amici, i romani e i sabini, lo diventarono più tardi. Quando dalla Sabina arrivarono a Roma, non solo Marco Terenzio Varrone, padre dell'”erudizione romana”, ma anche ben tre Imperatori: Vespasiano, Tito e Domiziano.Con un siffatto lignaggio, la Sabina avrebbe potuto aspirare a ben altro presente. Ma è nella natura degli abitanti non cavalcare aspirazioni fantasiose. E così come i loro antichi predecessori preferirono non lavare l'onta del ratto, quelli attuali hanno lasciato che città vicine s'ingrandissero, cavalcando altri obiettivi e conservando quella dimensione naturale che oggi li fa apparire più umani e, se vogliamo, anche più grandiosi. E così se a Terni la gente è presa nella morsa del lavoro industriale, a Rieti, perfino il fiume che l'attraversa, il Velino, non sembra avere fretta, scorrendo ancora placido e limpido fra le case della città, accarezzando spesso i basamenti, lambendo i muri, ma mai precipitare da dirupi e mettere il travaglio a coloro che con esso convivono da millenni. Soprattutto oggi, dopo che le acque delle numerose sorgenti di cui è ricca l'intera conca, sono state regolamentate in seguito alla costruzione dei laghi artificiali del Salto e del Turano. Un viaggio attraverso queste valli, significa avventurarsi in un dedalo di borghi, ricchi di fascino e carichi di una storia millenaria che gli abitanti locali hanno saputo conservare gelosamente nel loro animo. Arroccati su alture o posti intorno al lago del Turano, questi borghi si presentano oggi come veri e propri gioielli da scoprire un po' alla volta, senza fretta, insieme alla calma compassata dei suoi abitanti, ripercorrendo tappa dopo tappa le vicende del loro passato, senza perdere di vista il presente e con un sguardo al futuro.Si dice che la Sabina sia la terra dell'olio che sa d'oliva, del pane che sa di grano e del vino che sa di uva. La Valle del Turano aggiungo, è la terra del tartufo e della castagna che sanno di bosco, di natura e di genuinità. Eppure quanta diversità di lignaggio tra i due prodotti. Gli uni, ritenuti i sovrani delle tavole imbandite, cui i romani attribuivano un'origine divina in quanto generati dai fulmini scagliati da Giove, le altre l'alimento povero delle plebi cui si faceva ricorso per la ricchezza di proteine, amidi, grassi e zuccheri, che però nel medioevo pochi conoscevano. Oggi entrambi i prodotti sono all'apice del loro successo tanto che una strada, lunga oltre 40 chilometri, è stata interamente dedicata a loro..
Ma veniamo alle scampagnate di cui raccontava Pascarella. Il turismo d'oggi si muove non più per destinazione, ma per motivazione. Nel senso che la gente non si muove tanto per muoversi, per andare a visitare una località, ma perchè sa che in quel luogo trova quello che cerca. E allora ci piace fare una carrellata di feste e di sagre che si tengono in quei paesi che si affacciano lungoquesta strada infinita che percorre l'intera Valle e dove le occasioni per farsi travolgere da una ondata di profumi e di gusti, certamente non mancano.Ad Ascrea, uno dei tre centri, assieme a Colle di Tora e a Castel di Tora, che insiste intorno al suggestivo lago di Turano, gli appuntamenti con la gastronomia locale sono due: la Sagra delle fettuccine al Fungo Porcino (1^ domenica di agosto) e la Sagra del Tartufo che si svolge (seconda metà agosto) nella vicina frazione di Stipes. Le fettuccine costituiscono una vera specialità che ha reso famoso il paese e che appartiene alla tradizione culinaria di questi luoghi. Il tartufo èquel gioiello che abbiamo detto prima, il cui sapore ha saputo conquistare un ruolo importante nei ricettari di cucina del posto. A Belmonte Castello c'è la Sagra del Turchetto (settimana di Ferragosto e oltre) che celebra la squisitezza di un dolce a forma romboidale, cotto al forno, preparato con farina, nocciole e miele. A Castel di Tora, la 1^ domenica di Quaresima ha luogo la Festa del Polentone, una tradizione secolare che vede protagonista l'umile farina di mais condita con un “sugo magro” a base di aringa, tonno, baccalà e alici, una pietanza povera, ma ricca di storia e di antichi sapori, che diventa cibo da gran gourmet. Collalto Sabino, membro del Club “I Borghi più belli d'Italia”, non contempla nel proprio calendario feste o sagre intitolate a questo o a quale prodotto, anche se poi sa offrire tutto quanto produce attraverso un evento altrettanto simpatico: le “Cantine del Borgo” che si svolge a fine ottobre. Le antiche cantiche del borgo medievale, impreziosite dall'avanzare del tempo, aprono al pubblico per la degustazione non solo degli ottimi vini, ma anche dei prodotti tipici e menu-degustazioni, in un programma che sa coniugare arte, storia ed enogastronomia. A Colle di Tora gli appuntamenti non sono fissi: così alla Sagra della Rosciola o Ruella (generalmente metà giugno), un pesce di lago molto saporito, di colore rosso, cucinato fritto o bollito con salsa, arrosto o alla mugnaia,si può sostituire la Sagra degli Stringozzi (1^ domenica ottobre), o la Sagra del Fagiolo a Pisello (inizio novembre) che si tiene per celebrare un prodotto locale probabilmente unico in Italia, apprezzato soprattutto per la mancanza di buccia e la particolare morbidezza. A Collegiove Sabino sono due gli appuntamenti che catalizzano l'attenzione dei visitatori: la Sagra del Fungo Porcino Collegiovese (metà settembre, ma non sempre) e la Sagra della Castagna (fine ottobre/inizio novembre). La prima si tiene per far conoscer un tipico prodotto locale, tanto che in concomitanza si tiene anche un Convegno, la seconda rientra nell'ambito dei festeggiamenti della Festa della Montagna promossa dalla Comunità Montana del Turano. A Longone Sabino a tenere banco in agosto, nel corso dei festeggiamenti dell'Assunta, è, invece, la Sagra della Bracioletta di Pecora. La manifestazione intende richiamare tra l'altro, l'attenzione sulla necessità di incentivare l'allevamento del bestiame sfruttando gli ottimi pascoli collinari e montani. A Nespolo, la prima domenica di novembre è dedicata alla Sagra della Castagna. Il piccolo paese turanese è, infatti, situato in un'area ecologicamente invidiabile, nel mezzo di vasti castagneti. A Paganico Sabino gli appuntamenti sono almeno tre: il primo, il 1° maggio, con la Sagra dei Vertuti, un piatto povero ma ricco di gusto, in sostanza una minestra di legumi e cereali, la seconda, l'ultima domenica di luglio, con la Sagra delle Sagne Strasciate, ottenute cioè “strappando” lembi irregolari da una sfoglia di farina, acqua e uova, servito con un condimento a base di funghi porcini, e l'ultima, infine, con la Sagra delle Castagne, nel corso della quale si celebra la castagna reatina del Monte Cervia. Diversi gli appuntamenti con la gastronomia locale anche a Rocca Sinibalda, ma almeno due quelli da segnalare: la Sagra della Trota e del Gambero del Turano (penultima domenica di luglio) nel corso della quale si degustano due prodotti tipici del Lago, e la Sagra del Formaggio e degli Arrosticini (prima settimana agosto). Entrambi derivano dall'allevamento ovino, fiorente nella zona, e tende a promuovere i prodotti tipici locali nella cornice naturale del Monte Navegna e della splendida vallata che circonda Vallecupola. Infine segnaliamo la Sagra delle Castagne di Turania (fine ottobre/inizio novembre), divenuto anche questo un appuntamento irrinunciabile nel vasto panorama delle sagre regionali.
Insomma, in questo vero paradiso, i “turisti del gusto” che si muovono alla ricerca dei veri ed autentici “giacimenti” della gastronomia regionale italiana, come amava chiamarli l'indimenticabile Veronelli, possono davvero trovare la loro dimensione.
Antonio Castello>