Somma Vesuviana, Festa della Lucerne, stasera l'accensione di oltre 4 mila "lucigni"
E’ la festa di una comunità che si riscopre e supera i dissidi che normalmente nascono nella vita di tutti i giorni. Le generazioni, adulti, vecchi, donne e bambini partecipano insieme, ad allestire questa festa che identifica da secoli la comunità del Casamale
Festa delle lucerne stasera accensione
(AGR) Al via la Festa delle Lucerne, a Somma Vesuviana. Un evento simile si verifica solo in Perù. Il Borgo Antico con 4000 lucerne accese, ad olio, su piattaforme dalle variegate forme geometriche, ma anche specchi, riflessi magici di luci che si rincorrorono tra i vicoli illuminando scene di natura morta con pupazzi e scene animate dagli stessi cittadini. Stasera, giovedì 4 Agosto, il gran giorno, alle ore 20 accensione della Lucerna, poi alle ore 21 e 15 accensione nei vicoli che ne saranno ben 10 con 4000 lucerne.
Domani, venerdì 5 Agosto , arrivo della stampa internazionale e breafing al Palazzo Municipale in Piazza Vittorio Emanuele III . Alle ore 17 l’incontro con il sindaco Salvatore Di Sarno, l’Assessore alla Cultura, Rosalinda Perna, il Presidente dell’Associazione “Festa delle Lucerne”, Mario Maiello, il Presidente dell’Accademia Vesuviana delle Tradizioni Etnostoriche “Biagio Esposito”.
La festa si svolge nei primi giorni di Agosto (sempre compreso il 5) in onore della Madonna della Neve cui è dedicata la Chiesa Collegiata del borgo a ricordo del miracolo della nevicata che avvenne a Roma tanti secoli fa”.
Il segno della Rinascita
“Nel 1970 - racconta Rianna - ripresi con un gruppo di amici e con l’aiuto di zi’ Vincenzo Febbraro, il barista del Casamale, l’iniziativa per riorganizzare la “Festa delle Lucerne” che si era interrotta all’inizio degli anni sessanta. La festa era stata ripresa, una prima volta, dopo la guerra, negli anni cinquanta, dal parroco della Collegiata don Armando Giuliano, insieme ad alcuni maestri di festa .
Come accade sempre in queste circostanze l’iniziativa risveglio l’interesse di tutto il rione Casamale. Fu necessario – ha continuato Rianna - però so pose subito la questione delle strutture;: tavole, pali, zeppe, lucerne, il tutto sparso nei vari vicoli ove sempre si organizzava questa manifestazione. Infatti secondo una usanza antica erano i vicoli stessi depositari delle proprie strutture. In Via Giudecca nel suppenno dei Secondulfo (detti ‘e Mancini) ritrovammo vecchie lucerne, alcune tavole e poche zeppe. Così pure nel Vico Malacciso nel suppenno della famiglia detta dei Michelangelo; al vico Puntuale ritrovammo sotto il casotto del forno condominiale un cesto con una decina di lucerne piene di cenere, ma ancora buone per l’uso.
Delle strutture erano rimaste poche tavole di legno; il tempo aveva marcito tutto il materiale passato attraverso molte mani. Bisognava perciò ricostruire da zero le strutture nelle forme e misure appropriate. Non avevamo schemi o disegni che potessero aiutarci; solo vaghi ricordi di quando ragazzi ammiravamo affascinati i più grandi, i vecchi e anziani che con pazienza e precisione incrociavano le tavole e le fissavano ai pali di castagno offrendo, alla fine, la magica visione della profondità.
Misurammo allora i vicoli diverse volte, riportammo le distanze che dei vari elementi che i vecchi maestri di festa ci avevano indicato coi disegni si ottenne una precisa prospettiva, da meraviglia.
Ricoprimmo così d’incanto ciò che i maestri di festa realizzavano con gesti elementari, con occhio attento, vigile, una prospettiva precisa che arricchita con le zeppe e le lucerne formava quella visuale di fuga, di profondità, che è poi l’elemento dominante, certo il più affascinante di tutta la festa. Così ricostruimmo le strutture; i quadrati che inclinandosi formano anche il rombo e i triangoli, i tre simboli tramandatoci della festa. Vi aggiungemmo, come nuovo simbolo, il cerchio , con anelli ricavati da un tavolato di legno truciolato. Non usammo più i legacci di giunchi e ferro filato per fissarli ai pali portanti, ma semplici chiodi, certi di aver riprodotto in chiave più nuova e moderna le strutture che altri ricomponevano con gesti più elementari nei vari vicoli.
Mancava ancora un tocco che sembrava di magia per rendere bianca, come la neve, la luce delle lucerne in Via Giudecca e per questo ci fu consigliato di spalmare calce viva sulle tavole e l’effetto neve divenne magico”.
“Ecco, tutto era ritornato perfetto, la luce ondulante delle lucerne avrebbe fatto il resto creando quella mobilità, quella luce sempre viva che tanto e diversa dalla luce fredda delle lampade degli addobbi nelle feste patronali, luce anch’essa bella, ma pomposa, distaccata, quasi in disparte dalla gente. Nel vicolo più corto, Vico Zoppo – ha concluso Rianna - la magia dello specchio posto in fondo alla cupola completava e allungava la prospettiva creando quel pizzico di magia davanti al quale lo spettatore resta stupefatto.”
Riproponemmo anche la “ lucerna a cinque lucigni” simbolo di vanto del Vico Zoppo e tanto cara a zi’ Lucia ‘a Ciccarona che si vantava della grandezza della “sua lucerna”per ricordare l’amore e la passione profusa in questa festa dai nostri genitori.E’ con questo spirito, con la stessa attesa che questa festa rinasce e con la stessa accortezza che ricostruiamo sempre le strutture mancanti, in modo da ampliare l’area di festa con nuove forme ad altri vicoli.
Ricostruire e catalogare le strutture, vicolo per vicolo, è stato il nostro il tentativo di riportare il tutto da una cultura orale a quella grafica e scritta.Tanti cambiamenti sono avvenuti negli anni, nuovi simboli, cerchio, esagono, sono stati aggiunti per la richiesta di altri vicoli del quartiere di partecipare direttamente alla festa; studiosi anche esteri hanno aggiunti nuovi significati ma i punti fondamentali restano inalterati.
La Lucerne e il lucigno (stoppino) imbevuto di olio che generano la fiammella sono il simboli della sessualità, maschile e femminile; la prospettica e il percorso della vita, i simboli che posti uno dietro l’altro dal più grande al più piccolo rappresentano questo percorso che nel tempo si rimpicciolisce. Le scene sono la rappresentazione della vita normale, agreste e contadina, qualcuno ha affermato in qualche scritto che sia la festa dei morti rappresentata dai pupazzi che banchettano in qualche scena davanti al vico; i pupazzi sono comunemente chiamati ‘o signore e ‘a signora e rappresentano la scena con cui si prendono in giro i nobili che prima erano proprietari e vivevano nei quartiere”.
foto da comunicato autorizzate pubblicazione