Anzio&Nettuno tanto diverse quanto unite...augurano Buon Natale
Luminarie che fanno sognare ma che rispecchiano le diversità e la rivalità tra le due cittadine, meta di vacanza al mare dei romani, figlie dell’antica “Antium” ed oggi due comunità divise ma solidali, tra terra e mare
luminarie di Natale
(AGR) Testo e foto di Gianni Loperfido
Le luminarie di Anzio e Nettuno per le feste natalizie sono di anno in anno sempre più spettacolari. Una tradizione che si rinnova. Luci ed addobbi colorati che si specchiano nel mare. Un gioco di colori ed addobbi con cui , durante le festività, le città si mettono in mostra, eppure così unite e così diverse, con il giorno che fa brillare Nettuno e la notte che fa risplendere Anzio. Anzio e Nettuno sono talmente vicine e attaccate tra loro che si potrebbero considerare una sola cittadina. Si affacciano su unico fronte mare, a sud di Roma, per una decina di chilometri eppure non hanno eguali…. nella storia dei paesi, in fatto di rivalità e diversità degli abitanti. Potremo dire che all’interno dei comportamenti umani di Anzio e Nettuno vi è sempre stato un sentimento reciproco di amore ed antagonismo. Anzio era conosciuta come “Scapoccia sarde”, Nettuno come “mangia ranocchie”, la prima si è sempre contraddistinta per le maggiori attitudini marinare, mentre Nettuno è preferisce la terra e la cultura contadina.
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A seguito della decadenza dell’Impero Romano, per i saccheggi dei Barbari e le scorrerie dei pirati Saraceni, il villaggio dei pescatori di Capo d’Anzio si rifugiò nel borgo medievale di Nettuno, ed i due comuni restarono “uniti” ma separati per inclinazione ed abitudini di vita.
Poi intorno al 1700 il Cardinale Pignatelli in viaggio via mare, da Napoli a Roma per il conclave, poi divenuto Papa Innocenzo XII, mantenne la promessa fatta ai pescatori di Anzio che lo trassero in salvo da un fortunale e fece costruire il nuovo porto. Così, a metà dell’ottocento rinacque l’attuale Anzio ma in seguito agli sviluppi del porto si separò da Nettuno. Nel periodo fascista, dal 1939 a 1945, invece le città di Anzio e Nettuno tornarono di nuovo riunite in una sola unità amministrativa e gli abitanti furono registrati come nativi di Nettunia.
addobbi natalizi
Restava, però, la rivalità di sempre che si è tradotta in innumerevoli dicerie e sfottò che si scambiavano appunto anziati e nettunesi, come ad esempio: “Le donne nettunesi, molto piacevoli e ricercate dai giovani di Anzio, sono poi sposate da quest’ ultimi”; “il privilegio dei nettunesi è quello che nel guardare il tramonto vedono la bellezza del panorama di Anzio” e viceversa per “l’alba da parte degli anziati”.
Nelle notti di luna piena, si racconta...i pescatori di Anzio potevano fare abbondanti pescate di alici, che sono attratte dalla luce ma non tanto in quelle di scarsa illuminazione e di scarsi guadagni. Per questo, nel “ventennio”, gli fu data la possibilità di coltivare la terra ma non essendo, questi, avvezzi a farla preferirono venderla ai più inclini “cugini” nettunesi.
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Lo Sbarco di Anzio degli alleati nella II guerra mondiale è rivendicato e conteso dai cittadini di Nettuno con un museo e proprie celebrazioni il 22 gennaio di ogni anno. Quello che propone Anzio, spesso viene copiato da Nettuno e viceversa. Politicamente, sono quasi sempre rivali e di diverso colore, ma non sempre, quest’anno, il Consiglio Comunale di Nettuno a causa di lavori è stato ospitato a Villa Sarsina, a sua volta, sede di quello di Anzio.
Le feste patronali sono pressoché identiche. La processione a mare per la ricorrenza della Madonna delle Grazie viene effettuata da Nettuno al largo di Anzio e i pescatori per la festa di San Antonio, patrono di Anzio, portano la statua dal porto dirigendosi verso Nettuno. Le amministrazioni sono doppie come pure le anagrafi ma i nativi di Nettuno nascono nell’ospedale riuniti di Anzio-Nettuno, che si trova nel Comune di Anzio. Le nuove piste ciclabili congiungono i due Comuni e mentre Nettuno ha sposato l’idea ecologica integrandola nel centro cittadino, ad Anzio l’attuale oasi pedonale viene divisa, a giorni alterni, col traffico cittadino nell’unica piazza del centro.
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La Nautica, un tempo fiore all’occhiello del litorale, con Cantieri navali e Circoli che hanno fatto la storia della motonautica e della vela, oggi, si limitano alla sola manutenzione e al rimessaggio delle barche. Manca un vero e proprio Museo del Mare e della Pesca che potrebbe aumentare il lustro ai già autorevoli edifici del Forte Sangallo di Nettuno e anche al Paradiso sul Mare di Anzio.
Il grazioso Museo Antartico e Marittimo, situato nella ex residenza del Comandante Giovanni Ajmone-Cat, primo navigatore italiano a raggiungere l’Antartide, nel 1969-1973, con la feluca San Giuseppe due, è stato smembrato e spostato nel Museo di Trieste e l’imbarcazione relegata nell’Arsenale di La Spezia; occasioni perse come l’abbandono di Torre Astura, utili a rievocare storie e imprese del territorio, con ben altre opportunità turistico-economiche.
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Ad Anzio si aspetta il nuovissimo porto pubblico almeno da cinquant’anni, tra disaccordi e diritto di proprietà, mentre il privato Marina di Nettuno è stato a suo tempo, commissariato e sospeso nei lavori di ammodernamento, lasciando sul campo “mostri ecologici”. Le regate veliche e le manifestazioni motonautiche internazionali sono solo un ricordo, i circoli storici e prestigiosi di Anzio non si sono mai integrati nella comunità cittadina e restano pochissimi i nomi dei velisti locali che hanno vinto regate prestigiose come i campioni: Tulli, Palomba e Gallinari negli anni ’60.
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Il golfo di Anzio-Nettuno, questo si riconducibile all’appartenenza naturale comune, è una palestra unica per la pratica delle attività sportive e, dopo Nerone, sono stati molti i Sindaci che avrebbero voluto attribuirsi la paternità di un vero porto commerciale ad Anzio.
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