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A giugno calo di presenze negli stabilimenti balneari

print06 luglio 2011 09:36
(AGR) “Negli stabilimenti balneari abbiamo registrato un decremento di presenze che varia dal 3 al 15%, e, soprattutto, di consumi”, dichiara Riccardo Borgo, Presidente del S.I.B. Sindacato Italiano Balneari che associa circa 10.000 imprese ed aderisce alla F.I.P.E./CONFCOMMERCIO. Si sono salvate solo le località a ridosso dei grandi centri urbani, i turisti, infatti, hanno preferito i litorali vicino ai luoghi di residenza. Nei week-end spesso si registra il tutto esaurito, ma nei giorni feriali le presenze sono, purtroppo, ridotte al minimo. “Anche i consumi in spiaggia, poi, seguono il trend negativo - continua Borgo - complice la situazione economica complessiva e la capacità di spesa delle famiglie italiane che negli ultimi anni si è ridotta fino al 20%”.

Il comparto balneare, 28.000 aziende e 400.000 addetti che superano il milione con l’indotto, è uno degli assi portanti del turismo italiano e la politica degli imprenditori da anni è rivolta a riqualificare e migliorare le proprie strutture con una grande attenzione alla qualità ed alla difesa dell’ambiente.

“Speriamo che nei mesi di luglio ed agosto si possa concretizzare un buon recupero - continua Borgo - proprio in considerazione del fatto che il mare rimane la meta più scelta dai vacanzieri con oltre l’80% delle preferenze. Questo dovrebbe essere un buon motivo per incentivare gli imprenditori balneari a fare meglio, ad investire per offrire servizi di qualità, ma anche a difendere un prodotto tutto italiano invidiato all’estero”.

“La nostra categoria sta vivendo un grave momento di incertezza e di preoccupazione – conclude Borgo – occorre che il Governo prenda decisamente in mano la situazione e, prima di tutto, dia concretezza ed attuazione ad una volontà politica chiaramente espressa in maniera unanime in Senato con l’approvazione di un Ordine del giorno lo scorso 5 maggio. E’ necessario e indispensabile, poi, un confronto con la CE al fine di individuare gli strumenti e il percorso atto a salvaguardare un settore unico in Europa e peculiare della cultura italiana dell’accoglienza, così da determinarne l’uscita, o la deroga, dalla normativa europea; per giungere, infine, alla ridefinizione normativa dell’intero settore attraverso una legge organica del Parlamento da concordare con le Regioni e le Organizzazioni del settore”.

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