Scossa Ranieri e la Roma ritrova sé stessa
UEFA EUROPA LEAGUE: TOTTENHAM-ROMA 2-2
(AGR) Indubbiamente, questa con il Tottenham era la partita più difficile da giocare, intanto perché la squadra londinese ha una sua lunga storia costellata da vittorie e trionfi, quindi ottime credenziali, anche recenti, da presentare, e poi, non secondariamente, perché a questo punto del prestigioso torneo continentale, la Roma era costretta a forzare i tempi, badando, cioè, più che a vincere, a guadagnare punti per rientrare nel ristretto numero delle qualificate alla fase successiva.
Quanto al suo andamento in campionato, riprenderemo il discorso dopo il prossimo impegno con l’Atalanta (Lunedì, 2 dicembre, stadio Olimpico). Tuttavia, in sede di previsione di come sarebbe andata a finire contro il Tottenham, non si poteva non tenere conto di come si era evoluta e come era stata gestita la situazione in casa Roma in queste ultime quattro, cinque settimane: l’affidare a gentarella piovuta chissà da dove incarichi-chiave nella struttura della società, magari qualche turbolenza di spogliatoio, la panchina che passa dal bravo Daniele De Rossi, che vox populi non confermate vogliono esonerato per pesantezza di rapporti, all’altrettanto bravo Juric, anche lui esonerato, dicono senza demeriti ma per mancanza di risultati: ma cosa ci si aspettava dal bravo Juric: che avrebbe trasformato quei giocatori mediocri in stelle di prima grandezza? Alla fine della tarantella, visto che la navigazione nella mediocrità proseguiva avendo come effetti collaterali grandi scombussolamenti all’interno e all’esterno della società, la società è corsa ai ripari e ha convocato il Maestro Claudio Ranieri, che ha accettato subito per amor di Patria.
Dopo l’esonero dell’ottimo Daniele De Rossi, nella tifoseria romanista il nome di Ranieri girava sempre più insistentemente: la sua smisurata esperienza, i suoi tanti trionfi in terre straniere, le tante salvezze-miracolo acciuffate evitando, in extremis, la retrocessione in serie B di squadre date ormai per spacciate prima del suo arrivo (cosa, la chiamata, che avveniva puntualmente intorno al giro di boa del campionato, sicché il nostro era costretto ad inventarsi tutto senza conoscere bene i giocatori di cui disponeva), nel corso della sua prestigiosa carriera hanno ampliato a dismisura il suo carisma e ammantato la sua immagine fino a dotarla di un potere taumaturgico che, da che football è football, ben pochi allenatori possono vantare di avere.
Sì, per la Roma, Claudio Ranieri è l’uomo giusto al posto giusto, arrivato al momento giusto, e noi non lesiniamo applausi per la scelta della società, la migliore che potesse essere fatta. Andando oltre, aggiungeremmo che da parte della A.S. Roma sarebbe un errore grossolano se a fine stagione Ranieri fosse freddamente messo alla porta con uno squallido e irrispettoso arrivederci e grazie, perché Ranieri è un allenatore che, in prospettiva, vista la sua sconfinata esperienza calcistica, che nella galassia del football non è seconda a nessuno, può costruire una Roma competitiva, tale da battersi alla pari con i più forti squadroni - spauracchi che circolano in Europa e in America Latina.
Ranieri, e lo affermiamo per l’ennesima volta, senza tema di essere smentiti, è tra i più forti ma soprattutto preparati allenatori al mondo, e scusate se è poco; ha dimostrato che si possono disputare campionati da favola anche con budget limitati, cioè pur non avendo a disposizione stelle di prima grandezza, perché, d’accordo, è giusto risparmiare quanto più possibile e se hai obiettivi stagionali piuttosto limitati come la salvezza o la coppetta, quella è la politica giusta, ma se, invece, fai promesse a destra o a manca, che magari punti a piazzarti stabilmente nell’elite dell’Europa calcistica, allora è un altro paio di maniche, perché per mettere su un’orchestra di alto livello servono violinisti e pianisti di prima classe, adeguatamente sostenuti da tutti gli altri elementi dell’ensemble, ognuno dei quali, all’occorrenza, deve essere pronto a mettersi al servizio della squadra, agendo ora da portatore d’acqua ora da regista, a seconda di cosa vanno richiedendo le circostanze, magari inventando, al momento giusto, quegli ‘assolo’ che deliziano il pubblico, anche quello di parte avversa, e che, a fine esecuzione, sfociano in fragorosi applausi a scena aperta.
Ecco, riteniamo che Claudio Ranieri sia perfettamente in grado di portare a termine questa ‘mission’, vista l’attuale situazione della Roma, che, eufemisticamente, definiremmo ‘piuttosto disallineata’ relativamente ai suoi obiettivi, dichiarati ad inizio stagione. Nonostante abbia perso di misura con il Napoli, squadra attualmente in strepitosa forma psico-fisica, cui mr. Conte lascia intravedere prospettive di nuovi orizzonti di gloria, la Roma ha dato la sensazione di aver visto la fine del tunnel; qualcosa ha fatto contro i partenopei, ma contro un impianto ormai collaudato, ogni pezzo al posto giusto, non le si poteva chiedere di più. Di certo, la sconfitta al San Paolo, per i motivi già accennati, era facilmente prevedibile.
Ranieri, al suo terzo esordio sulla panchina giallorossa, non aveva certo il potere di trasformare l’acqua in vino! Poi è arrivato il Tottenham: a noi la partita è piaciuta e sicuramente non siamo stati i soli a dire ‘Finalmente! Era ora che la Roma giocasse!’ La Roma si è battuta bene per tutta la durata della gara. Andata sotto al 4’ in seguito ad un calcio di rigore trasformato da Son, la Roma reagisce bene e al 20’ pareggia con NDicka che realizza con un gran colpo di testa. Riequilibrate le sorti, la Roma tiene bene ma il Tottenham, spinto dal suo pubblico, torna in vantaggio al 33’ con Johnson che in girata al volo realizza un gran goal.
La partita va avanti, non manca la qualità nello spettacolo e quando sembra che la sconfitta della Roma sia ineluttabile, al 91’ arriva il gran pareggio di Hummels: il tedescone scaraventa in rete da un metro ed i tremila tifosi romanisti sono al settimo cielo.
Ma attenzione, a credito della squadra c’è una gran traversa a portiere battuto e tre goal annullati per fuorigioco. Su almeno due delle tre reti cancellate, ci riesce difficile capire chi fosse in fuorigioco: il giocatore che ha realizzato la rete o un suo compagno di squadra, e quanto al quando l’off-side si sia verificato, anche qui le immagini non aiutano a chiarire se prima o dopo la realizzazione del goal.
Di sicuro c’è che, vista la gran messe di goal realizzati in fuorigioco ma convalidati ‘grazie’ a clamorose sviste arbitrali e del VAR, supportate da sedicenti ‘esperti’ che probabilmente non hanno mai tirato un calcio al pallone, è sorprendente che in una sola partita ne vengano annullati tre.
Quanto al rigore, che di fatto ha condizionato la Roma imponendole un più che probabile cambio di atteggiamento strategico e tattico (vi ricordo che il calcio di rigore è occorso, e trasformato, in apertura, al 4’ minuto), indubbiamente il calcetto di Hummels c’è stato, ma è un evento del tutto fortuito, non voluto dal giallorosso; certo è che se mi fai vedere le immagini al rallentatore, allora qualsiasi contatto sembra un fallo: Hummels (Altezza 191 cm, peso 90 Kg), andato sul pallone e dato lo slancio dell’intervento, ed essendo piegato all’indietro, non avrebbe mai potuto ritrarre la gamba né quindi evitare il calcetto a Sarr (Altezza 184 cm, peso 70 kg) che, piatto ricco mi ci ficco, s’è subito accasciato sull’erba come se avesse subito l’amputazione della gamba.
Era un contrasto, non un fallo di gioco, quindi non era rigore. Peraltro, neanche l’arbitro Nyberg è parso all’altezza della situazione. Ma è una sorprendente coincidenza, quantomeno, che, il più delle volte, a dirigere partite di squadre italiane con inglesi vengano chiamati arbitri svedesi o olandesi. Fateci caso. Ma tant’è, è andata come è andata: la Roma ha pareggiato, muovendo la sua classifica nel torneo UEFA. Ma con il leggendario Tottenham poteva anche vincerla. In sede di consuntivo, il pareggio della Roma è meritatissimo ed è un buon viatico per la squadra giallorossa.
Tutto il gruppo a disposizione del Maestro è ora atteso da tantissimo lavoro fisico e mentale. Una cosa è certa: la Roma di Ranieri non sarà quella mediocrità ‘ammirata’ prima del suo avvento sulla panchina giallorossa. Già contro i londinesi se ne sono visti i prodromi.