Romagnoli e Soulè siglano un derby romano di alto livello europeo.
Lazio - Roma 1 - 1


Lazio - Roma 1 - 1: Romagnoli e Soulè siglano un derby romano di alto livello europeo
(AGR) Da calendario, la Lazio giocava in casa, la Roma in trasferta, ma è ben noto che la distinzione tra ‘casa’ e ‘trasferta’, quando si tratta di stracittadine, di derby, vale ben poco, visto il seguito delle due squadre, in termini di tifoserie. L’Olimpico ha sempre onorato la disputa di queste partite riempiendosi in tutti i suoi settori, curve e tribune. La grande partecipazione del pubblico, anche quello non di parte, è il segnale di quanto sia attesa questa partita sia all’andata che al ritorno e state certi che se nella prima gara ha prevalso una delle due, nella seconda sarà sicuramente la perdente a dare battaglia per pareggiare il bilancio cittadino stagionale. Anche nel derby romano di ritorno è andata così: persa l’andata, la Lazio ha fatto capire fin dal primo minuto di gara che voleva questo derby; aggredita la Roma fin dal fischio d’inizio, nel primo tempo i biancocelesti hanno avuto due nettissime occasioni da rete, non andate a buon fine solo per i provvidenziali interventi di Svilar al 7’ su Romagnoli, deviando in angolo un colpo di testa a botta sicura del difensore laziale, nella circostanza lasciato colpevolmente incustodito in piena area, e al 27’ su Isaksen, quando questi, dopo un funambolico assolo in area romanista concludeva con un tiro potente che l’estremo giallorosso mandava miracolosamente in angolo. In mezzo a queste due pericolosissime conclusioni laziali, c’erano state finalizzazioni di Rovella al 12’ e Luca Pellegrini al 18’, a ribadire il predominio territoriale biancoceleste.
La Roma ha fatto fronte alla tempesta laziale come ha potuto, cioè tirando fuori tutto il meglio di sé stessa. Magari, nel computo del primo tempo che, lo ribadiamo, è stato appannaggio della Lazio, a giustificare, se mai ce ne fosse bisogno, la prova opaca dell’ensemble giallorosso, in particolare del suo centrocampo, c’è da metterci pure l’ammonizione comminata a Paredes nei primi minuti di gara (al 2’, per fallo su Zaccagni), provvedimento che, nel prosieguo, ha condizionato non poco il lavoro di quel reparto: Paredes è ormai un punto di riferimento fisso del centrocampo romanista ed è chiaro che il suo non poter lavorare per la squadra a pieno regime, circostanza verificatasi contro la Lazio, ha inciso non poco sul lavoro di raccordo, di contrasto e di ripartenza della squadra giallorossa. Tornando per un attimo al ‘giocare in casa’ e ‘giocare fuori casa’, è probabile che i mister, a quei due concetti, diametralmente opposti sia dal punto di vista strategico che da quello tattico, visto il diverso approccio che essi richiedono, vi si siano compenetrati, se non completamente senz’altro per buona parte della gara: cosa vuol dire, questo? Che Baroni ha scelto una strategia nettamente offensiva con l’intento di chiudere la partita già nel primo tempo, cercando, cioè, il doppio vantaggio, cosa che avrebbe significato, per l’avversaria, giocare una ripresa tutta in salita, con ben poche prospettive di rimonta, visto che, probabilmente attendendosi quel tipo di reazione, la Lazio avrebbe chiuso ogni varco, tra l’altro obbligando la Roma a scoprirsi, rischiando di andare sotto di goleada. Ma Ranieri, la cui maestria calcistica è ormai leggendaria, per quanto già detto dianzi, è più che probabile che si aspettasse una Lazio arrembante fin dall’inizio, nonostante l’impegno di coppa, e allora ha pensato bene di approcciare la gara assumendo un atteggiamento attendista, per niente offensivo, si potrebbe dire, teso più a contrastare già a centrocampo le prevedibili folate offensive laziali, cercando di contenerle e magari, circostanze permettendo, cercare di piazzare ripartenze letali. La Roma è riuscita a portare a termine solo una parte della strategia, aiutata anche dagli interventi miracolosamente salvifici del proprio portiere Svilar, che hanno impedito per ben due volte la capitolazione della porta giallorossa nelle circostanze già descritte.
Ad inizio ripresa, per forza di cose Ranieri manda dentro Cristante al posto di Paredes. L’efficacia del cambio si vedrà nel prosieguo di gara. Poco dopo, al 47’, Romagnoli fa centro di testa su perfetto servizio di Luca Pellegrini: il goal della Lazio, arrivato una manciata di minuti dopo la ripresa del gioco, alla luce del netto predominio territoriale biancoceleste evidenziato nel primo tempo, può essere visto come la ‘naturale’ ricompensa alla sua maggiore dinamicità e intraprendenza, alla sua più che evidente e prorompente voglia di guadagnare i tre punti in palio. Sullo 0-1, la Roma è colpita nel vivo e cerca di pareggiare subito, ma Mandas, l’estremo biancoceleste, salva miracolosamente su un velenoso colpo di testa di Mancini. La partita va avanti, con la Lazio vento in poppa: non mancano segni di nervosismo: arrivano gialli per Mancini (55’) e più tardi, al 63’, per Luca Pellegrini.
Dal canto suo, la Roma non riesce a produrre gioco… Ranieri corre ai ripari e al 59’ Shomurodov rileva Lorenzo Pellegrini: in effetti, l’uomo che nominalmente dovrebbe essere faro e perno del gioco romanista, ma che invece, preso com’è nella ragnatela laziale, sembra non raccapezzarsi, risultando, in tutta evidenza, del tutto improduttivo, sembra essere tornato alle prove incolori fornite con altre gestioni tecniche. Ma forse, battute a parte, vogliamo credere che la decisione del mister romanista arrivi anche complici le botte prese a ripetizione dal capitano giallorosso non appena entrava in azione. Sta di fatto che, sostituire un centrocampista con un attaccante, a questo punto della partita sembra una mossa piuttosto azzardata: manca mezzora alla fine e servono idee e Shomurodov più che un inventore di gioco è un finalizzatore, un terminale offensivo… In campo, intanto, nonostante gli avvicendamenti, la Lazio dimostra di stare meglio della Roma, che da parte sua, si barcamena alla meglio, risultando, il suo centrocampo, piuttosto sbilanciato perché né Konè né Cristante possono rimediare a una situazione che, di minuto in minuto, appare sempre più compromessa: per riequilibrare le sorti, ci sarebbe bisogno di un goal, ma l’impresa non sembra alla portata di Mancini e compagni perché la squadra giallorossa sembra del tutto incapace di impensierire l’avversaria.
Ora, se la Roma ha intenzione di riprendere la partita, deve scuotersi, uscire decisamente dalla sua metacampo e gettarsi in avanti, al limite, nei voti della tifoseria che con lo scorrere dei minuti va perdendo la certezza di riequilibrare le sorti della gara, ci sarebbe la sortita improvvisa, il tiraccio da lontano, improvviso, violento e velenoso: che altro, sennò? Al 69’, quando nessun segno premonitore, nessuna avvisaglia segnala ciò che sta per accadere, arriva il pareggio sotto forma di un missile che Soulè scaglia da ragguardevole distanza, un pallone di inaudita potenza che impatta la parte bassa della traversa ed entra nella porta laziale, superando abbondantemente la linea bianca: l’incontrovertibile testimonianza sonora dell’orologio che trilla al polso dell’arbitro ne sancisce la validità. E poi, al replay, più tardi, si vede bene che il pallone è ben dentro il sacco biancoceleste, Palla al centro, la partita riprende e al 76’ la lazio potrebbe raddoppiare con Dia, ma il senegalese litiga col pallone proprio davanti a Svilar e l’occasione biancoceleste svanisce.
Ultimi minuti con la Lazio ancora in evidenza, ma Mancini e soci sono ben svegli e non si fanno sorprendere. A qualcuno di coloro che in virtù del fatto di occupare poltrone da tempo immemore in questo o quello studio televisivo o radiofonico si sono autoproclamati esperti di calcio, una categoria di persone che in realtà, ben lungi dall’essere ristretta a quattro ciarlatani urlanti e biascicanti, è talmente affollata e diffusa da ricoprire l’intero globo terracqueo, e che commentando il derby romano ha tirato in ballo una presunta mancanza di spettacolo, va ricordato che queste due squadre vengono l’una da partite di coppa impegnative sotto tutti i punti di vista, psico-fisico in primis, mentre l’altra ha dovuto fare fronte ad assenze anche rilevanti. Per queste ragioni, quindi, non è che ci si potesse aspettare chissà cosa da entrambe. Le due hanno fatto e dato tutto ciò che potevano.
La Lazio ha fatto meglio e di più rispetto all’avversaria, ma la Roma, per i motivi già detti, obiettivamente non poteva dare di più. Relativamente alla classifica, Lazio e Roma, due ottime squadre ben condotte, hanno entrambe guadagnato un punto su qualche concorrente, giocando una partita di altissimo livello agonistico e qualitativo. Il che, considerando durezza e competitività del nostro campionato, dove basta un passo falso per giocarsi l’Europa o la permanenza in Serie ‘A’, non è poco. Affermare, perciò’, che il pareggio non serve a nessuna delle due è un’autentica bestemmia, un sottoscrivere la propria completa incompetenza in materia di football.