Fibrillazione atriale ed ictus cardioembolico

Affrontare la questione “salute” dalla prospettiva “economicista” non è certo il principio che dovrebbe accompagnare le scelte dei nostri policy makers. Decisori che spesso, troppo spesso, sacrificano alla “giusta spesa” la “minor spesa” con ricadute sul tessuto sociale. La sfida attuale e dei prossimi anni deve vedere l’impegno di tutti gli stakeholders di settore impegnati nel valorizzare prevenzione, ricerca, innovazione ed appropriatezza, in un contesto di evidente mutamento demografico che pone il nostro Paese tra quelli con l’aspettativa di vita più alta a livello mondiale (82,7 anni).
Se questo assunto è valido in generale, lo è ancor più nel campo delle malattie cerebrovascolari, campo in cui, l'Organizzazione Mondiale della Sanità prevede per il 2030 il decesso di circa 23 milioni di persone (www.who.int) e recenti ricerche, affermano che nel 2050 il numero di persone affette da fibrillazione atriale sarà triplicato ( www.cardiolink.it ), provocando un aumento esponenziale di individui colpiti da ictus cerebrale, maggiore conseguenza della fibrillazione atriale. Invertire questo trend negativo è possibile. La prevenzione, la diagnosi precoce e la cura di questa condizione con nuove metodiche di screening e nuovi farmaci, possono ridurre il rischio di eventi cerebrali di oltre il 60%, apportando un risparmio per il SSN di circa 62 milioni di euro annui.L’Associazione “Giuseppe Dossetti: i Valori – Sviluppo e Tutela dei Diritti” Onlus, si impegnerà - attraverso l’intervento del Senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri - nella presentazione di un nuovo Disegno di Legge al Senato della Repubblica, proposta che aggiunge al precedente DdL (atto n.1573 presentato il 18 luglio 2014), le riflessioni emerse dall’ultimo confronto tenutosi il 10 dicembre 2014 in occasione del convegno “Fibrillazione Atriale: tra diritto alla salute, risparmi ed innovazioni di sistema”.Tra gli obiettivi del DdL un potenziamento dei programmi di prevenzione ed una maggior fiducia nelle innovazioni tecnologiche a loro sostegno ed una garanzia di accessibilità ai nuovi farmaci e dispositivi innovativi, il tutto da attuarsi in un discorso a carattere nazionale che metta le Regioni in condizione di garantire lo stesso livello di qualità delle prestazioni sanitarie.