Allarme papilloma virus, necessario estendere la copertura vaccinale degli uomini
Il 4 marzo in occasione della giornata mondiale contro l’HPV convegno-dibattito a Padova. Il papilloma è l’infezione sessualmente trasmessa più comune al mondo, causa di tumori e infertilità. Il professor Carlo Foresta: “Il vaccino deve essere gratuito fino ai 45 anni
Il prof. Carlo Foresta foto da comunicato stampa
(AGR) Quella da papilloma virus umano (HPV) è l'infezione sessualmente trasmessa più comune nel mondo, nella gran parte dei casi è asintomatica e l'organismo se ne libera spontaneamente, ma talvolta diventa cronica e, con il tempo, la permanenza del virus all'interno delle cellule può portare a patologie benigne (come i condilomi, le verruche genitali) e tumorali (cervice uterina, testa-collo, genitali), nonché a infertilità negli uomini e poliabortività.
Considerata la gravità della diffusione del virus, un gruppo di esperti ne parlerà il prossimo il 4 marzo in un dibattito aperto tra medici, istituzioni e popolazione nella Sala Rossini del Caffè Pedrocchi a Padova. A coordinare i lavori nella giornata mondiale contro il papilloma virus Prof. Carlo Foresta, già Professore Ordinario di Endocrinologia Università degli Studi di Padova; il professor Giancarlo Icardi, professore Ordinario di Igiene dell’Università degli Studi di Genova e il professor Alberto Ferlin, professore Ordinario di Endocrinologia dell’Università degli Studi di Padova e Segretario generale Società Italiana di Endocrinologia (SIE).
A differenza della donna che ha un picco di infettività prima dei 26 anni per poi decrescere con l’età, la presenza del virus nel maschio resta elevata e costante almeno fino ai 50 anni. Questo fenomeno è il risultato di una ridotta risposta immunologica contro il virus da parte del maschio, che determina una lunga permanenza del virus. I risultati di un recente studio pubblicato nel 2023 sulla prestigiosa rivista internazionale The Lancet, mostrano la presenza di almeno un ceppo di HPV nel 31% degli uomini sopra i 15 anni d’età, che rappresentano quindi un importante serbatoio per l’infezione. Considerando la popolazione italiana maschile tra i 18 e i 50 anni stimata in più di 10 milioni, secondo le stime che danno l’infezione del maschio al 30%, questo si traduce in almeno 3 milioni di italiani positivi al papilloma virus. Questi numeri sottolineano l’importanza di includere i maschi nelle strategie di prevenzione per ridurre le malattie e la mortalità correlate all’HPV.
Se la prevenzione delle patologie HPV-correlate nella donna ha fatto infatti passi da gigante, tanto che ad oggi si registrano solo 2400 casi/anno di tumore alla cervice uterina, il principale tumore causato da HPV nella donna, fa riflettere che nel 2022 nel maschio si siano registrati ben 7300 casi di tumori testa-collo, uno tra i principali tumori HPV-correlati nel 40% dei casi, oltre a quelli genitali e anali. Ma il papilloma virus non è solo causa di tumori potenzialmente letali: diversi studi hanno messo in evidenza come l’infezione da HPV possa anche portare a infertilità e poliabortività, soprattutto se contratta dai maschi, che attraverso la presenza del virus anche a livello degli spermatozoi rappresentano un importante serbatoio di infezione, soprattutto quando questa è asintomatica, mantenendo alta la diffusione del virus tra la popolazione sessualmente attiva e quindi anche tra le coppie in cerca di un figlio.
Secondo diversi studi, il vaccino anti-HPV si è dimostrato sicuro ed efficace nella prevenzione di tumori e lesioni ano-genitali. Inoltre il vaccino è stato dimostrato essere in grado di ridurre significativamente il tempo di clearance naturale a livello del sistema uro-genitale, riducendo di molto la possibilità di contagio e delle complicanze relative alla infertilità e poliabortività.
“In Italia il vaccino è raccomandato e offerto gratuitamente a partire dal dodicesimo anno d’età a maschi e femmine”, conclude il professor Foresta. “Le coperture però sono ampiamente variabili a seconda delle regioni: attualmente tra i diciottenni hanno completato il ciclo vaccinale il 69% delle ragazze e il 54% dei ragazzi in Italia, un po’ meglio va in Veneto: rispettivamente il 78% e 72%, comunque lontani dall’obiettivo del 95%. Ma la copertura è drasticamente più bassa se guardiamo i bambini di 12 anni che dovrebbero aver completato l’ultimo ciclo vaccinale, nei quali la copertura scende sotto il 30% a livello nazionale e addirittura al 10% in Veneto”.