Amianto killer, il Campidoglio condannato per la morte di un netturbino
La Corte d'Appello ha condannato Roma Capitale all'indennizzo di 61 mila euro, nessun indennizzo alla moglie ed al figlio. Ezio Bonanni (ONA) annuncia il ricorso in Cassazione: “chiederemo un risarcimento adeguato non solo per il danno economico, ma anche per il dolore inflitto alla famiglia”
(AGR) La Corte di Appello di Roma ha condannato Roma Capitale all’indennizzo di 61mila euro per la morte del dipendente Armando Cecconi avvenuta all’età di 58 anni per un mesotelioma polmonare causato dall’esposizione all’amianto in ambiente lavorativo.
Nessun risarcimento è stato accordato alla moglie G. C., e al figlio, che all’epoca della morte del padre aveva 24 anni. Nell’aprile del 1970 l'uomo aveva iniziato a svolgere le sue mansioni di netturbino per il Comune, successivamente nel CEU (Centro elettronico unificato) presso la sede di via dei Cerchi di Roma, prima come usciere addetto allo smistamento della posta, e poi come commesso manutentore. Un lavoro che lo porta a esporre la sua salute al rischio costante presente negli ambienti lavorativi infestati dall’amianto attraverso l’impianto di condizionamento dal quale cadevano polveri che avevano la capacità di irritare le vie respiratorie, aria contaminata respirata ogni giorno. Le perizie CTU, sia quella ingegneristica, avvenuta nel 2022, che quella medico-legale del 2023, confermano la sua esposizione alla fibra killer durante la manutenzione degli impianti elettrici e idrotermici. L’amianto era ovunque: nelle tubazioni, nelle guarnizioni di impianti termici e, in generale, sugli impianti tecnologici.
La tragedia ha avuto conseguenze terribili per la famiglia, racconta il figlio: “papà era consapevole della sua fine imminente, costretto a vivere nella lucidità agonica fino all’ultimo giorno tra atroci dolori fisici e attacchi di ansia. Per noi è stato devastante sotto tutti i punti di vista. La sua malattia ha portato con sé una pesantissima conseguenza economica. La nostra era una famiglia monoreddito, la sua morte ci ha distrutti, ci è crollato il mondo addosso. Io avevo 24 anni e lui era la nostra unica fonte di sostentamento. Abbiamo dovuto vendere casa perchè non riuscivamo a pagare il mutuo. Siamo stati anche ospiti in una depandance in un garage. Ho dovuto abbandonare i miei sogni per fare il facchino ed invece avrei voluto fare l’attore, frequentavo la scuola di teatro Petrolini diretta da Fiorenzo Fiorentini”.
Nonostante le evidenze schiaccianti e il chiaro legame tra la patologia e l’esposizione all’amianto sul luogo di lavoro, Roma Capitale ha negato la propria responsabilità e si è appellata alla prescrizione aggiungendo ulteriore dolore alla famiglia già provata da una perdita così ingiusta.
Non si arrende Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto e legale della famiglia che ha annunciato una battaglia in Cassazione dove verrà richiesto: “un risarcimento adeguato non solo per il danno economico, ma anche per il dolore inflitto alla famiglia”.
L’ONA è a disposizione con un servizio di consulenza tramite il sito https://www.osservatorioamianto.it o il numero verde 800 034 294.