Pensare alla pensione

Camillo Linguella
Per evitare queste sorprese bisogna pensarci per tempo, perchèora con il sistema contributivo,la pensione bisogna pianificarla.Perchè sappiamo quanto si paga in termini di contributi, ma non si sa quanto si recupera in termini di pensione.
Il punto di partenza della pianificazione previdenziale deve essere l'individuazionedel proprio bisogno pensionistico. Definire un bisogno è un'operazione complessa che riguarda l'individuo sotto l'aspetto psicologico ed economico. La pensione può anche non essere percepita come bisogno. Il riferimento al mancato interesse dei giovani fatta nell'audizione alla commissione parlamentare, è un tipico esempio: il lavoratore giovanefa fatica a percepire l'obiettivo di costruirsi una pensione complementare perché il bisogno si manifesterà solo fra molti anni, e quindi oggi dedica maggiore impegno alla soddisfazione di bisogni più immediati, come la carriera, l'acquisto di una casa ecc...
Inoltre molti non hanno ancora una tangibilità di quale sarà la propria pensione futura perchè si basanosulle pensioni erogate oggi, chenon saranno quelle di domani.
Se l'obiettivo è quello di condurre una vita da pensionato serena, bisogna definire quale sarà il nostro bisogno attraverso un'analisi di quanto ci potrà dare la previdenza obbligatoria, al fine di comprendere quanto essa sarà in grado di coprire le nostre esigenze.Da questa attività di analisi è possibile inoltre determinare il tasso di sostituzione e il gap reale al pensionamento, elementi indispensabili per valutare se cìè la necessità di farsi una pensione complementare.
Ogni lavoratore ha una storia retributiva e lavorativa che lo rende unico. L'individuo medio utilizzato negli studi degli organi di Governo e sui media, difficilmente corrisponde a un lavoratore realmente esistente. Ad esempio, per lavoratori soggetti al medesimo sistema di calcolo, caratteristiche personali come la diversa carriera influiscono in modo importante sulle prestazioni.
La stima insomma non è semplice, e richiede l'analisi di tutta la vita lavorativa, passata e futura. Innanzitutto si deve conoscere come funziona il sistema pensionistico, quali garanzie offre e quali elementi determinano l'ammontare della nostra pensione futura. Il nostro sistema pensionistico ha subito negli ultimi quindici anni una serie di cambiamenti, uno in media ogni anno che rende ancora più complessodistricarsi tra regole e calcoli non sempre intuitivi. Ma anche nella previdenza pubblica si può aumentare la pensione o l'anzianità. I sistemi pensionistici per questo motivo consentono di effettuare versamenti aggiuntivi, di riscattare periodi di studio, ecc...
È proprio sul fabbisogno che si andrà a costruire la strategia di risparmio.Quanto più basso sarà il tasso di copertura, tanto più alte saranno le necessità e quindi il fabbisogno integrativo.
Finora abbiamo parlato di entrate; ora dobbiamo occuparci anche delle uscite. Le uscite che pensiamo di dover coprire con le entrate future rappresentano il nostro tenore di vita al pensionamento. È importante quindi comprendere se e come questo cambierà dopo la cessazione dal lavoro,non solo a causa delle eventuali entrate ridotte.
Nel pianificare una strategia per una vita da pensionato rispondente alle nostre aspettative, non possiamo guardare soltanto ai consumi ricorrenti, ma anche all'accumulo di un capitale di sicurezza che ci consenta di far fronte a eventi imprevisti. A questo punto si può affermare che la abbiamo completato la determinazione del bisogno. I passi successivi della pianificazione consistono nella predisposizione di una strategia che comprenda la scelta degli strumenti, le modalità di risparmio e la sua gestione.
Cosa fare dunque: convieneaderire a una forma di previdenza complementare o tenerci il TFR come capitale di sicurezza, quale livello di rischio possiamo assumerci nello scegliere un comparto se ci iscriviamo ad un fondo. Scegliere un comparto garantito o dinamico? Non dimentichiamo che vanno considerati anche i vantaggi fiscali legati alla previdenza complementare rispetto alla scelta di altri strumenti di risparmio.
Va da sè che la fase di ottimizzazione del risparmio non è semplice né indolore. Si trattadi destinare risorse prodotte oggi a un obiettivo lontano nel tempo e comunque incerto. Si tratta di scegliere quanto risparmiare sapendo che più risorse vorremo assicurarci per il futuro, meno risorse avremo oggi, sapendo che è difficile il raggiungimentodi questo obiettivo quando si tratta di lavoratori con basso reddito, come in genere lo sono quelli a contratto determinato.
Ora vediamo la terza fase delprocesso di pianificazione: il monitoraggio.
La probabilità che il futuro sarà come lo abbiamo stimato è, purtroppo, molto bassa se non nulla. Ma se le stime sono state costruite con criterio siamo in grado di immaginare le possibili evoluzioni. All'inizio abbiamo davanti tante possibili strade che possiamo conoscere. La nostra strategia sarà stata costruita sulla strada più probabile con un adeguato margine di prudenza. Col passare del tempo solo una sarà la strada effettivamente percorsa: il futuro che è diventato passato diventando certezza. Guardando in avanti l'incertezza si è ridotta e le possibili strade potranno portare dei risultati meno variabili rispetto al passato. Siamo quindi in grado di valutare se la strategia scelta all'inizio è ancora adeguata al nostro scopo e, se necessario, possiamo ricalibrarla al meglio. Solo un adeguato monitoraggio è in grado di facilitare il raggiungimento del nostro obiettivo.
La possibilità di cambiamenti significativi nel nostro lavoro, modalità di calcolo, età pensionabile, sono elementi che possono incidere notevolmente sul futuro assegno pensionistico e quindi sul fabbisogno integrativo. In questo caso dobbiamo valutare attentamente l'offerta dei prodotti previdenziali cominciando a familiarizzare con le "asset allocation" (il paniere di investimento), scegliendo questo o quel comparto.
Fatto tutto questo, il processo non si ferma al pensionamento. Un neo pensionato ha davanti a sé molti anni di vita e, quindi, deve ottimizzare le proprie risorse anche dopo il pensionamento. Le domande che è possibile porsi sono molteplici: quale tipologia di rendita scegliere, quali tutele per i familiari in caso di morte prematura predisporre, quale rivalutazione. L'assunto è che i bisogni sono diversificati alle varie età, e non si può ricondurre tutto alla rendita vitalizia, perchè nella pensione integrativa si ha la possibilità di fare varie scelte in questo senso.Consapevole di dover contribuire a colmare questo gap conoscitivo anche l'Inpdap si è mosso su questo terreno.
Il piano industriale varato dall’Istituto di previvenza dei dipendenti pubblici all’inizio dell’anno, per la parte riguardante la previdenza,coglie perfettamente questo aspetto e si è posto l’obiettivo di come creare, laddove inesistente, quellacultura previdenziale fra i suoi iscritti e più in generale fra i cittadini. Per attrezzarsi adeguatamente allo svolgimento di questo ambizioso progetto, ha deciso di completare e riorientare la professionalità dei suoi dipendentirispetto a questo nuovo servizio, con adeguatipercorsi formativi sull’intera materia previdenziale finalizzato all’acquisizione di competenzenel campo della consulenza e della pianificazione previdenziale.
In attuazione de progetto, in tempio sorprendentementerapidi l’Inpdap ha tenuto a Spoleto dal 21 al 25 settembre, un primo corso specifico, con la partecipazione dioltre 50 funzionari dell’ente, già forniti di adeguata professionalità in campo pensionistico, buonuscite e Tfr. Le lezioni sono state tenute,oltre che del dirigente dell’ente della previdenza complementare, dai docenti del Mefop, la società partecipata dal Mef per la diffusione della previdenza complementare in Italia. Si sono fatti approfondimenti rilevantissimi a partire dalla rilettura degli specifici artt della Carta costituzionale, specie l’art. 38 per seguire sui temi specifici propri della previdenza: Aspetti giudidici del Dlvo 124/93, la legge 252/05, le adesioni e la politica degli investimenti.
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