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Nidil Cgil, su cento occupati dieci sono atipici

print18 novembre 2005 15:43
(AGR) Ogni cento lavoratori attivi, dieci sono precari. E’ quanto emerge da una ricerca del Nidil la struttura de della Cgil che si occupa di lavoratori atipici. La media nazionale è del 9,14% con dieci> regioni sopra questa media. In Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Umbria, Trentino il ricorso a agli atipici arriva fino al 14 per cento.

La ricerca però, snocciola anche altri numeri, che non sono affatto confortanti: “I parasubordinati attivi - viene riportato - nel 2003 erano 1.803.089, mentre nel 2004 sono diventati 2.069.929. A questa cifra vanno sottratti 420.073 amministratori di condominio, di società e amministratori locali 186.300 collaboratori pensionati”. Elaborando poi i contributi versati al fondo della gestione separata dell’ Inps, che si occupa proprio di lavoratori atipici, ci dice che nel 2004 questi lavoratori hanno percepito mediamente un compenso medio di 10.880 euro lordi annui. “Il problema - sottolineano dal Nidil - è che la gran parte delle imprese ed enti, scarica sul collaboratore l’aumento dei costi previdenziali o, nella migliore delle ipotesi, una parte consistente di esso”. Che detto altrimenti suona così: molti lavoratori atipici i contributi se li versano da soli. Il vero problema rimangono comunque i compensi. “Se quanto riconosciuto dal lavoratore parasubordinato non è in linea almeno con le retribuzioni dei lavoratori dipendenti, qualsiasi aumento di aliquota sarà vanificato. Produrre un reddito annuo inferiore a 12mila euro significa vedersi accreditare contributi inferiori a dodici mesi anche se si è lavorato per un anno intero. Ad esempio considerando un compenso di 10.880 euro nel 2004 si registrava un accredito di dieci mensilità contributive pur lavorando per l’ intero anno”. Da questo quadro emerge l’urgenza di politiche sia nazionali sia regionali di contrasto agli abusi, di regolazione e di welfare. Se fin qui parlano i numeri, ecco arrivare la proposta del Nidil: “L’ alta percentuale di lavoro in collaborazione, reso per piccole e piccolissime imprese (l’ indagine è della Banca d’ Italia), rende molto difficile assicurare una solida rete di diritti e tutele sociali esclusivamente con la contrattazione aziendale. Per la gran parte di questi lavoratori, la possibilità di ottenere diritti e tutele non può prescindere dalla regolazione delle collaborazioni nei Contratti Nazionali di Lavoro, unici strumenti davvero in grado di coprire la vasta area dei lavoratori parasubordinati”.

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