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Infanzia, l'abilità manuale dovrebbe essere prevista in ogni ordine e grado della scuola

La nostra scuola rimane sostanzialmente “gentiliana”, piena di teoria e retorica. Solo lavoro concettuale. L'apprendimento del lavoro manuale è per i poveracci. Nessuno adopera più le mani, chi sa aggiustare una spina , adoperare un trapano, riparare un rubinetto, cucire e così via ?

printDi :: 29 settembre 2023 18:35
Lasvorto minorile abilità manuale in ogni scuola foto pixabayt

Lasvorto minorile abilità manuale in ogni scuola foto pixabayt

(AGR) Di Ruggero Cametti

La mattina , appena sveglio, sono solito affacciarmi alla finestra della camera da letto e da lì guardo fuori. Quasi ogni giorno, vedo camminare sul marciapiede una interessante famigliola. Una donna araba e i suoi bambini,li tiene per mano. La donna è giovane , non è magra come le nostre donne ma nemmeno grassa , è coperta con il vestito lungo tradizionale e lo con lo scialle che le copre la testa e il collo. I bambini hanno lo zaino nella schiena. I tre stanno andando a scuola a piedi.

 
Dal palazzo vicino ,esce una donna italiana,magrissima e bionda, (38/40 anni) in giacca e pantaloni, , scarpe con il tacco, , parla ad alta voce e con fare concitato, quasi isterico. Sollecita i figli a far presto, ha la sua borsa e porta gli zaini dei ragazzini. I bambini sono entrambi con i cellulari. Entrano nel potente SUV e velocemente scompaiono alla mia vista. Anche loro vanno a scuola.

Due culture diverse e due modalità diverse di andare a scuola. La famigliola araba è tranquilla mentre cammina per raggiungere la scuola. La mamma italiana deve correre al lavoro, per questo trasuda agitazione, La donna araba invece è sicuramente una casalinga. A scuola il docente è abituato a gestire alunni di origine straniera e le sue lezioni saranno proficue per i bambini arabi e per quelli italiani.

Il problema non sarà nella relazione insegnante/alunno ma tra alunni e alunni e in quella invisibile rete ,sconosciuta al docente ,di relazioni e comunicazioni che si creerà tra i ragazzi. Il problema nascerà dal confronto tra la tuta presa al mercato o al negozio buono, il cellulare e le sue app, tra lo sport praticato , i lavori dei genitori ,le feste di compleanno, le vacanze. Quando, con il tempo, il consumismo e la cultura dell'apparenza si affacceranno con tutta la loro violenza e il loro fascino nella vita di questi ragazzi, cominceranno i veri problemi.

Tra i giovani arabi (con i loro ambiti di riferimento : famiglia, comunità, religione) e quelli italiani ( con il loro ambiti di riferimento : famiglia/e, religione?...) chi sarà meglio attrezzato per affrontare le inquietudini adolescenziali o sono alla pari?Quanto inciderà essere arabo nelle scelte future del ragazzo?

L'apprendimento della quotidianità, inconscio, involontario,casuale, sarà profondamente determinante nella personalità del ragazzo/a e prenderà il dominio su qualsiasi altra tipologia di apprendimento. Quando leggiamo su i giornali i terribili fatti che accadono a giovani vite, la cui vera esistenza era di fatto erano sconosciuta alle loro famiglie e alla scuola....tocchiamo con mano l'incredibile solitudine in cui questi giovani devono avere condotto gli anni dell'infanzia e la sfiducia che ha contraddistinto il loro rapporto con gli insegnanti e genitori considerati molto presto inaffidabili, insicuri, incapaci.

Questi sono i sentimenti che accompagnano i nostri giovani. Sono soli e il vuoto interiore si fa spazio. Vuoto che riempiranno con il cellulare, le prove estreme riprese e condivise sui social, la violenza fine a se stessa . Il gruppo dei pari , con le sue regole, diventerà il solo compagno della loro vita. E' inutile intensificare le pene per i reati che i minori commettono. Non serve. Occorre dare priorità ad altro. Smettiamola di pensare che la famiglia/e e la scuola possano avere risposte pronte. Bisognerebbe buttare i cellulari. Sappiamo che questo non è possibile. Quindi cosa possiamo fare?

“L'esperienza”- diceva Locke (1632-1704)- è il fondamento di tutte le nostre conoscenze; da qui esse traggono la loro prima origine.”Nella scuola italiana c'è spazio per l'esperienza conoscitiva? E in famiglia? Qualcuno valorizza la destrezza manuale? O saltiamo direttamente la fase esperenziale per andare direttamente alla testa e al virtuale? Le ricerche neuroscientifiche attuali ci informano che la mano è un potente organizzatore dell’esperienza e ricopre un ruolo centrale nei processi cognitivi.

Nessuno adopera più le mani, chi sa aggiustare una spina , adoperare un trapano, aggiustare un rubinetto, cucire e così via ? Pochissimi. La famiglia o ancora meglio le famiglie non sono luogo di esperienza. Sono spesso luoghi di ansia gridata e si affidano con discreta facilità al delivery per la spesa e i pasti. La nostra scuola rimane sostanzialmente “gentiliana”, piena di teoria e retorica. Solo lavoro concettuale. L'apprendimento del lavoro manuale è per i poveracci.

A nostro parere,invece, lo sviluppo di una abilità manuale dovrebbe essere previsto in ogni ordine e grado di scuola. (Non i lavoretti !!!). Il lavoro manuale è lo strumento per la realizzazione di un progetto e la ricerca di un senso ( cosa sto facendo e per chi?) e di sviluppo di autostima, utile a combattere il vuoto interiore e la noia. Proviamoci.

NdR: Ruggero Cametti è un politico di lungo corso, nato nella Democrazia Cristiana ha avuto incarichi importanti nella DC Capitolina e sul litorale è stato più volte consigliere municipale. Ritiratosi dalla politica attiva da alcuni anni cura la campagna elettorale di giovani politici della capitale e ha continuato ad occuparsi di politica affiancando con preziosi consigli gli esponenti politici locali. Profondo conoscitore delle problematiche del X Municipio dove ha lavorato e si è impegnato per anni è un punto di riferimento per il centrodestra anche se resta un importante e competente conoscitore della politica, sopratutto locale. Collabora con AGR esponendo il suo punto di vista sui tanti temi della politica. Buona lettura (e.b.)

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