Fiumicino, italiani e richiedenti asilo a scuola di "pizza"
Un percorso formativo teorico-pratico per diventare pizzaioli, aperto sia a richiedenti asilo che a cittadini italiani. È questa l’idea di “Mani in pizza school”, il corso di formazione promosso dal Comune di Fiumicino e dal Ministero dell’Interno nel centro d’accoglienza “Il Fontanile” e realizzato nell’ambito del progetto SPRAR (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati) con la collaborazione dell’associazione IdeaForm. Oggi la visita del sindaco di Fiumicino Esterino Montino, dell’assessore alle Politiche Sociali Paolo Calicchio e del Dirigente del settore, Fabio Sbrega.“Oggi era il secondo giorno di lezione – dichiara il sindaco Montino - e ho visto ragazzi motivati, italiani e stranieri provenienti dal Mali, dalla Nigeria, dal Pakistan, lavorare anche grazie all’aiuto di mediatori culturali e sotto la guida di esperti pizzaioli. Questa struttura ha un laboratorio attrezzato con macchinari professionali: impastatrice, forno, tavoli da lavoro e un’aula per la didattica fornita di computer e proiettore dedicata alle lezioni su ingredienti, lievitazione e impasti. Le prime pizze sfornate dagli allievi sono davvero notevoli e vengono realizzate sotto la guida di mani esperte attraverso un’attività che è improntata a promuovere la realizzazione di una vera integrazione tra italiano e straniero e a formare una professionalità rappresentativa della cultura italiana in cui – conclude Montino - l’inserimento lavorativo per gli stranieri è diffuso”.
“Il Ministero dell’Interno, per mezzo del Servizio Centrale, ha riconosciuto questo progetto una buona prassi dello SPRAR – sottolinea l’assessore Paolo Calicchio - per la sua alta valenza integrativa e formativa. La pizza è un caposaldo della cultura italiana e questi ragazzi possono contare anche su maestri pizzaioli che sono qui per trasmettere passione e competenza. Un’occasione per chi partecipa a questo corso che potrà essere anche un’occasione per fare un mestiere conosciuto e apprezzato nel mondo. Al termine delle lezioni, infatti, ai partecipanti verrà rilasciato un attestato di partecipazione”.
“Il senso profondo di questo progetto è quello dato dalla possibilità che le strutture di accoglienza non siano luoghi chiusi - dichiara il dirigente alle Politiche Sociali, Fabio Sbrega - dove i richiedenti asilo vengono abbandonati a loro stessi senza la possibilità di fare nulla. ‘Mani in Pizza school’ è la dimostrazione che quando la contaminazione di culture, le occasioni di scambio, la conoscenza reciproca e il dialogo da parole vuote si trasformano in esperienze di vita concreta si raggiungono splendidi risultati di vera integrazione”.