Minibond, nuova opportunità per PMI e professionisti
(AGR) Nella sede romana dell'Università degli Studi eCampus (Via Matera 18) mercoledì 15 febbraio dalle ore 13 alle 16 si incontreranno esponenti di primari istituti bancari e professionisti, specialmente dottori commercialisti ed avvocati, per trattare il nuovo tema dei minibond. L'evento è rilevante, tanto che il workshop ad ingresso gratuito è stato accreditato per 3 crediti formativi presso l'Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili. Relatori del workshop sono studiosi di finanza ed operatori del credito. Ernesto Vetrano (sindaco della Banca di Credito Cooperativo di Roma e Dottore commercialista) spiegherà le esigenze finanziarie delle PMI e le nuove opportunità per i professionisti. Maurizio Napoli (responsabile del Team Advisory e Corporate Finance di Banca Finnat Euramerica) descriverà il processo che dal business plan porta alla quotazione in Borsa Italiana delle obbligazioni emesse dalle PMI non quotate.Giorgio Magnini (docente Corporate University di Banca Mediolanum e Banker Manager) illustrerà il nuovo ruolo e la funzione delle banche al tempo di Basilea 3. Lorenzo Cardinale Ciccotti (Dottore commercialista ed esperto di finanza aziendale) parlerà dei benefici fiscali riservati alle PMI emittenti i minibond. Infine, Angelo Paletta (responsabile Divisione Corporate Finance e Minibond di Assoimprese ed autore del libro "Minibond. Strumenti finanziari per le Piccole e Medie Imprese") farà il proprio intervento sui minibond ed i connessi aspetti legali della nuova finanza aziendale per PMI. È noto a tutti, infatti, che le banche stanno attraversando una crisi del proprio modello di business, subiscono gli effetti dei crediti deteriorati e sono vincolate nelle erogazioni dagli stringenti parametri di Basilea 3. Per tali ragioni, non di rado, gli istituti di credito si trovano costretti a chiedere il rientro anticipato del fido anche ad aziende solvibili causando loro il drammatico fenomeno del “credit-crunch”.
Con i minibond, invece, ciò non avviene perché sono prestiti aventi per contratto una durata certa, condizioni prestabilite fin dal principio ed i finanziatori sono investitori qualificati. A tanti verrebbe da chiedersi: che cosa sono di preciso i minibond? Sono obbligazioni societarie introdotte nell’ordinamento giuridico dal “Decreto Sviluppo” 2012 e disciplinate dall’art. 2412 del Codice civile. Tali titoli obbligazionari non hanno il tradizionale vincolo di bilancio del rapporto 2 a 1 tra prestito obbligazionario e patrimonio netto perché i titoli vengono quotati sul segmento di mercato ExtraMOT-Pro di Borsa Italiana.
Finora sono stati oltre 230 i minibond collocati per un controvalore di circa 7 miliardi di euro ed il dato positivo è che aumentano le emissioni sottoscritte di piccolo outstanding. Per essere chiari: anche le PMI non quotate possono ottenere un prestito a Piazza Affari, invece che in banca, seguendo una procedura semplificata. E per giunta ogni emissione beneficia di interessanti agevolazioni fiscali. Inoltre, nella fase di istruttoria, il piano industriale (o business plan) è centrale rispetto alle garanzie, ossia il contrario della prassi corrente negli istituti bancari. Per tale motivo il piano industriale deve essere attendibile, verificabile e palesare un’alta redditività a dimostrazione della solidità aziendale nel rimborsare il capitale ricevuto in prestito maggiorato degli interessi. Non per ultimo, con il “Decreto Destinazione Italia” il Governo e il Parlamento hanno deciso di supportare le emissioni di minibond da parte delle PMI tramite il Fondo Centrale di Garanzia.
A pensarci bene si tratta di una rivoluzione culturale per decine di migliaia di imprese italiane a cui i minibond aprono nuove prospettive di crescita e di visibilità internazionale. Infatti, secondo i dati dell’agenzia italiana di rating Cerved, oltre 34.000 PMI possono finanziarsi oggi con i minibond e di queste ben 10.000 PMI sono del Sud. A livello macroeconomico, ciò significa che una tangibile ripresa economica e sociale può avere genesi. Nel concreto, ora serve un salto culturale da parte degli imprenditori per non rimanere indietro nella competizione globale.