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Impignorabili i beni delle aziende sanitarie

print15 luglio 2013 17:02
(AGR) “Salutiamo con soddisfazione la sentenza della Consulta che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale" dell'impignorabilità dei beni delle Aziende sanitarie. La decisione della corte suprema cancella la normativa esistente che prevedeva che "non possono essere intraprese o proseguite azioni esecutive nei confronti delle aziende sanitarie locali e ospedaliere delle Regioni sottoposte a piano di rientro, così ripristinando l’elementare principio della certezza del diritto e la possibilità per i creditori di promuovere azioni giudiziarie per il riconoscimento delle obbligazioni maturate nei confronti della Pubblica Amministrazione così come avviene nei confronti di qualsiasi altro debitore privato”. E’ quanto dichiara il presidente di Asfo Lazio- Confcommercio Roma, Vittorio Della Valle.“E’ certamente una buona notizia – continua Della Valle - che in qualche modo riposiziona le condizioni di parità fra i protagonisti del sistema produttivo (Stazioni Appaltanti e Fornitori di beni e servizi sanitari), eliminando la posizione di ingiustificato privilegio di cui sin qui ha goduto la parte pubblica. Per la Corte ciò è tanto più rilevante "ove si consideri che la disposizione che ha sin qui reso inefficaci i pignoramenti già eseguiti, consente ai debitori, in aperto contrasto con l'art. 24 della Costituzione, di rientrare nella piena disponibilità dei beni sino a quel momento vincolati alla soddisfazione dei creditori esecutanti" e che la misura della improcedibilità dei pignoramenti - inizialmente adottata con la Legge di stabilità 2011 - è già stata oggetto di due provvedimenti di proroga adottati dal legislatore e differita di ulteriori due anni sino al 31 dicembre 2013, rendendo di fatto consolidata una situazione che quando fu adottata conteneva in sé i crismi della eccezionalità”.

“I Fornitori di As.F.O. Lazio-Confcommercio Roma (oltre 350 Imprese distributrici di beni e servizi sanitari) – spiega Della Valle -hanno condiviso il percorso virtuoso che la Regione Lazio ha inteso adottare con il sistema di pagamento telematico per i Fornitori ed hanno stipulato un accordo con la Regione che prevede il pagamento delle fatture certificate tramite portale, senza riconoscimento di interessi, entro 180 gg dall’emissione/inserimento cedendo al contempo la titolarità delle loro fatture ad un cessionario bancario per l’anticipazione del pagamento stesso”.

“Purtroppo però – conclude Delle Valle - dobbiamo registrare che i tempi di pagamento contrattualmente previsti non vengono rispettati - attualmente la Regione paga il debito verso i Fornitori e quindi verso i cessionari con 60 gg medi di ritardo - e ciò comporta un ulteriore e pesante gravame a carico dei Fornitori in termini di tassi applicati dalle banche cessionarie oltre a privare le Pmi, linfa vitale del tessuto produttivo di questa Regione, della liquidità necessaria per far fronte agli impegni di spesa corrente e di mantenimento dei livelli occupazionali così duramente messi alla prova dalla perdurante crisi economica in cui versa il Paese.

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