E-commerce, solo per il 15% delle imprese
(AGR) Confcommercio Roma con il contributo della Camera di Commercio di Roma organizza il seminario E-procurement: piattaforme e mercati digitali per e-commerce b2b" aperto a tutti gli imprenditori e manager interessati alla conoscenza approfondita delle opportunità offerte dalle innovative pratiche di commercio e pagamento elettronico. L’obiettivo è quello di diffondere il più possibile la cultura dell’e-commerce, attraverso un uso consapevole e mirato, comunicandone le enormi potenzialità e i vantaggi avvalendosi delle esperienze di illustri esponenti italiani ed internazionali del settore.All’incontro intervengono il vice presidente della Confcommercio di Roma e presidente di FederServizi Rosario Cerra, il Direttore di Alibaba.com Europe, James Hardy e il Sales Manager di Ariba Italia Gruppo SAP, Valerio Bianchi.
“Il web è diventato lo strumento attraverso il quale imprese e consumatori (B2C) o imprese tra loro (B2B) dialogano, scambiano opinioni e buone pratiche o intessono rapporti commerciali, dando vita a una nuova visione economica e a nuove interpretazioni del concetto stesso di business” spiega il vicepresidente della Confcommercio di Roma , Rosario Cerra.“Quelle dell’e-commerce e dell’e-procurement – continua Cerra – sono modalità diffuse ormai in tutto il mondo, che stanno trasformando il concetto stesso di compravendita, ampliandone gli orizzonti e moltiplicandone i risultati. Si tratta di pratiche innovative che hanno dimostrato di poter migliorare ed ampliare significativamente il business di un’impresa sia essa commerciale o di servizi ”.
“In Italia – aggiunge Cerra - su 4 milioni di imprese, circa il 25% si avvale dell’e-commerce, sia come canale di vendita affiancato a quello tradizionale, sia come pratica unica di vendita e scambio commerciale. Un dato però ancora inferiore alla media di altri Paesi come gli Stati Uniti o la Cina. A Roma e nel Lazio poi, secondo il nostro Osservatorio sulle pratiche innovative, questa percentuale scende ulteriormente. Su un campione di 400 imprese intervistate solo il 15% ha dichiarato di avvalersi dell'e-commerce come pratica abituale di vendita. E questo perché, nonostante le potenzialità dell’e-commerce siano praticamente infinite, la dimensione medio piccola delle imprese italiane e del nostro territorio in particolare, limita la loro presenza sulle piattaforme di vendita on line, in considerazione dei tempi e dei costi di gestione”.Tuttavia alcuni settori merceologici più di altri utilizzano la modalità multicanale di vendita, affiancando al negozio fisicamente inteso (offline), unnegozio per così dire virtuale (online), con un risparmio consistente in termini di spese: e’ quello che nell’ultimo anno è accaduto soprattutto nell’abbigliamento (25%), nella vendita dei prodotti per la cura della persona (20%) e nei servizi (55%).
Anche l’alimentare da qualche tempo a questa parte si sta avvicinando a questa nuova pratica con un aumento dell'uso dell'e-commerce del 5% dall'inizio del 2013.
“Ovviamente – avverte Cerra - per mettere a sistema diversi canali di vendita, occorre investire sulla formazione del personale, sulla logistica, sulla rivisitazione dei punti vendita e sulla integrazione con le attività dei social media. Questi ultimi risultano particolarmente importanti perché stimolano la partecipazione attiva del cliente che potrà condividere informazioni su un determinato prodotto con la sua rete di contatti, moltiplicando potenzialmente all’infinito la conoscenza di un brand ed il suo uso; mentre l’azienda potrà raccogliere dati utili per sviluppare strategie di marketing personalizzate”.