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Roma, Steven Isserlis giovedì 7 marzo al Teatro Argentina.

Il musicista inglese con il suo prezioso violoncello Stradivari, per la prima volta ospite dell’Accademia Filarmonica Romana con la pianista Connie Shih in un programma dedicato a Busoni, Fauré, Rachmaninoff. Il concerto inserito nella rassegna “La musica da camera dal barocco al contemporaneo”

printDi :: 04 marzo 2024 14:44
Steven Isserlis ph credit Satoshi  Ayoagi

Steven Isserlis ph credit Satoshi Ayoagi

(AGR) Giovedì 7 marzo al Teatro Argentina (ore 21), per la prima volta sarà ospite della stagione dell’Accademia Filarmonica Romana Steven Isserlis. Instancabile artista, appassionato camerista e solista con le principali orchestre di fama internazionale, scrittore di musica, Isserlis è soprattutto uno dei violoncellisti più celebri di oggi, acclamato tanto per la maestria strumentale quanto per la profonda interpretazione musicale, sia che riguardi uno spartito contemporaneo (molte le collaborazioni con i compositori di oggi) sia la musica di Bach. Con il prezioso Stradivari “Marquis de Corberon (Nelsova)” del 1726, Isserlis sale sul palco dell’Argentina insieme a Connie Shih, considerata fra le maggiori pianiste canadesi di oggi, e presenta un programma che raccoglie tre ricercati pezzi per violoncello e pianoforte composti a fra fine Ottocento e prima metà del Novecento.

A cento anni dalla morte, i due artisti ricordano Ferruccio Busoni, figura di spicco del panorama musicale italiano a cavallo fra i due secoli, con l’esecuzione, di raro ascolto, di “Kultaselle” dieci brevi variazioni su un canto popolare finnico un lavoro giovanile del 1890 che si lega agli anni in cui visse ad Helsinki insegnando pianoforte al Conservatorio. Un lavoro cui Busoni rimase sempre legato, sia per la qualità musicale raggiunta, sia per l’affetto, essendo dedicata alla sua futura moglie (Kultaselle in finnico vuol dire “alla persona amata”). Venne composta a Parigi, nel 1917, la Sonata op. 109, la prima scritta per violoncello e pianoforte da Gabriel Fauré. Un’opera che si apre con temi di grande potenza, drammatici, agitati, con repentini cambi di andamento ritmico, specchio di un animo tormentato, per il particolare momento storico. Il concerto si completa con un altro lavoro di ascolto piuttosto raro e di stampo tardo-romantico, qual è la Sonata op. 19 di Sergej Rachmaninoff, scritta nel 1901, ancora nel periodo giovanile del compositore russo, durante una delle tante tournées da lui compiute come pianista in Russia e in Europa.

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Connie Shih foto da comunicato stampa

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