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Palermo, i “Diavoli” della Zisa sempre più agguerriti.... contro i profanatori.

Nel Castello di El-Aziz, chi riuscirà a contare i “Diavoli” si impossesserà del tesoro di Azel Comel. Innumerevoli monete d’oro che una sorta di incantesimo vuole i Diavoli come protettori dell’ingente ricchezza custodita nei sotterranei del Palazzo della Zisa.

printDi :: 23 marzo 2025 16:47
Il Castello della Zisa ph credit Roberto Di Prima

Il Castello della Zisa ph credit Roberto Di Prima

(AGR) di Roberto Di Prima

Dopo quasi mille anni loro, i “Diavoli,” sono ancora li all’ingresso della Sala della Fontana del maestoso Castello della Zisa a Palermo, (Al-Aziza  in arabo “la splendida”; più agguerriti che mai si muovono come in un’immaginaria danza circolare a scompigliare i piani di tutti quei visitatori che, attratti dal mito del tesoro di Azel Comel custodito nei sotterranei del palazzo, vogliano provare a impossessarsene.

 
Invenzione letteraria, narrazione popolare o fantasiose dicerie, fatto sta che il popolo palermitano esprime un non celato timore al cospetto di queste inquietanti figure affrescate sulla volta all’ingresso della Sala della Fontana del Palazzo/Castello della Zisa. Secondo gli storici il Palazzo fu eretto da re Guglielmo II nel 1175 fuori le mura della città di Palermo e  all’interno di uno splendido parco reale normanno, ma secondo una narrazione popolare, la quiete respirata tra fruscii di acqua e il profumo della rigogliosa vegetazione veniva regolarmente turbata dallo spettro dei Diavoli della Zisa.

Questa affermazione si deve a una leggenda popolare secondo la quale il Castello fu costruito da una coppia di innamorati di origini libiche El-Aziz, figlia dell’Emiro, e il giovane amante Azel Comel, figlio del sultano di Libia che sarebbero sbarcati a Palermo portando con loro un’ingente tesoro, per sfuggire alle ire dei genitori contrari alla loro unione. La storia d’amore tra i due giovani ebbe, però, un epilogo drammatico e prima di morire il figlio del sultano Azel Comel, abbandonato da El-Aziz, decise di proteggere l’immenso tesoro, composto da innumerevoli monete d’oro, con una sorta di incantesimo che vuole i Diavoli come protettori dell’ingente ricchezza custodita nei sotterranei del Palazzo della Zisa. I Diavoli delegati a custodi del tesoro avevano il compito di impedire a chiunque di impossessarsene e, a tal fine, tendono dei tranelli a coloro che si apprestano ad entrare nel Palazzo. Grazie alla loro raffigurazione a spirale e alle dimensioni diverse o poco definite, rendono impossibile la loro conta, risultando sempre di numero diverso a chi li osserva; un vero rompicapo.

In realtà queste figure ritratte altro non sono che la rappresentazione affrescata di alcune tra le più importanti divinità greche (Giove, Nettuno, Plutone, Giunone, Mercurio, Vulcano, Venere e Marte), tratteggiate in una definizione che evoca figure Diaboliche come i Diavoli.

Dunque, secondo la leggenda, solo chi riuscirà a contarne l’esatto numero potrà entrare in possesso del ricchissimo scrigno. Il tesoro sarebbe nascosto nella Sala della Fontana del Castello della Zisa, un tempo dotata di un rudimentale ma efficiente sistema di areazione e di una fonte costante di acqua corrente, presente ancora tutt’oggi, capace di regalare frescura soprattutto nelle giornate afose.

A tal proposito, una detto palermitano sembra legarsi perfettamente a questa leggenda, sembra che la frase “Oggi si sono liberati i diavoli della Zisa” pronunciata da tantissimi palermitani in giornate molto ventose in città, abbia origine dal fatto che i Diavoli della Zisa inizino a muovere la coda e fare delle smorfie al fine di allontanare i visitatori dal Castello.

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Il Castello della Zisa ph credit Roberto Di Prima
Il Castello della Zisa ph credit Roberto Di Prima

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