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Ostia incontra l'autore, 17 aprile, presentazione del libro di Massimiliano Smeriglio: "Mio padre non mi ha insegnato niente"

Appuntamento alle ore 18 presso Affabulazione, Piazza M.V. Agrippa,7. Il libro di Smeriglio è una storia intima che si intreccia alle vicende di fine Novecento.Un padre assente, una madre anaffettiva, un contesto sociale difficile. Raccontati con una scrittura asciutta, tagliente, che non fa sconti

printDi :: 16 aprile 2024 20:26
Mio padre non mi ha insegnato niente Massimiliano Smeriglio

Mio padre non mi ha insegnato niente Massimiliano Smeriglio

(AGR) “Siamo prigionieri della nostra storia, venirne fuori un lavoro che dura una vita, questa vicenda può essere raccontata soltanto ora dopo la scomparsa dei miei genitori. Ora che non ci sono più è tempo di dissotterrare memorie nascoste, lasciare andare il rancore, far riposare la tigna che poi, in ultima istanza, è la cosa che mi ha salvato”.(Massimiliano Smeriglio)

Un racconto autobiografico. Un memoir in forma di romanzo. Una storia intima che si intreccia alle vicende collettive della fine Novecento. Riti di passaggio scontati tra la Garbatella e Ostia. Passaggi dolorosi. Un padre assente, una madre anaffettiva, un contesto sociale difficile. Raccontati con una scrittura asciutta, tagliente, che non fa sconti alle vicende narrate. Tra le pagine tanti i lividi di quel “freddo, un freddo umido che ti entrava nelle ossa” e lascia i segni, perpetui. Un racconto nudo e crudo, necessario, per evitare che le residue scorie possano inficiare il presente, il suo futuro, i suoi affetti, la compagna di vita Francesca ed i suoi figli lacopo, Niccolò e Sara. “Nessuna rappresaglia e nessun perdono, solo un viaggio tra i demoni per prendere la misura a ciò che intossica”.
A dare l'avvio alla narrazione, la vicenda intima di una gravidanza non voluta, di genitori poco più che adolescenti: “Tutto questo non sarebbe semplicemente esistito se i tentativi di aborto spontaneo escogitato dai miei fossero andati a buon fine. Non credo fossero coscienti del mostro che cresce dentro quando ti raccontano, sorridendo, tutto quello che hanno fatto per non farti nascere. Sia chiaro, non li biasimo per questo, anche se il silenzio sarebbe stata la scelta più amorevole. Conoscere i dettagli di tentativi reiterati di stroncarmi prima della venuta al mondo non ha aiutato”.

 
A seguire, altri eventi densi di rovesciamenti, di desideri mai pronunciati, di famiglie con poco amore e tanta ignavia. Smeriglio si aggrappa a quel senso di umanità e di giustizia dei nonni materni, a quello straordinario tessuto relazionale delle mamme di uno stesso lotto di palazzine della Garbatella, ai suoi coetanei figli di quelle mamme, alla socialità della parrocchia di Padre Guido. Come al campetto dove si giocava a calcio: “Mettevamo al centro dell'universo la palla. Le regole le facevamo su strada, giorno per giorno... confidavamo nella palla e nella sua natura anarchica, indisciplinata”.

I legami fortissimi tra bande di ragazzini che tentano la sopravvivenza. Perché si può essere branco senza essere iene. Il nonno comunista, il bisnonno Enrico Mancini trucidato alle Fosse Ardeatine. La nonna che gli ha insegnato a nuotare. I ricordi delle vacanze estive passate al mare. “Mi chiamo Emme, sono figlio dell'imperizia e ogni estate ad Ostia ho mangiato sabbie nere”. Quella casetta all'Idroscalo. Approdo di affetto e amore. I nonni, una serie di zii e zie, le due sorelle.

“Mio nonno aveva tirato su una casetta abusiva sull’arenile dell’Idroscalo di Ostia. Un luogo che aveva avuto una sua importanza per crociere e trasvolate oceaniche alla Italo Balbo e che era andato distrutto e abbandonato durante la Seconda guerra mondiale. I tedeschi, convinti di un possibile sbarco alleato, lo fecero brillare. Si ripopolò con insediamenti spontanei a partire dagli inizi degli anni Sessanta. Con il boom ognuno era alla ricerca del proprio posto al sole, compresa la mia famiglia”.

Dicevamo di intrecci con la Storia. La contestazione studentesca della Pantera; l’omicidio di Vincenzo Paparelli in un derby Roma-Lazio tragicamente indimenticabile e quello di Valerio Verbano a Montesacro, la Storia che non guarisce e che non passa. La Storia, la sua, che lo sollecita a diventare un attivista politico sin dai banchi di scuola, dove il rendimento era scarso ma la sete di conoscenza era tanta.

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