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Ostia Antica Festival, Vinicio Capossela inaugura la kermesse

Mercoledì 17 luglio a Ostia Antica Festival Vinicio Capossela con un concerto unico dal titolo: "Antichi Tasti – De reditu suo. Ritorni, rovine e altri crolli". Capossela con Antichi tasti vuole provare a far risuonare le urgenze attuali con quelle che soffocano la pacifica convivenza umana.

printDi :: 11 luglio 2024 17:34
Vinicio Capossela - foto di Jean Philippe Pernot

Vinicio Capossela - foto di Jean Philippe Pernot

(AGR) Mercoledì 17 luglio Vinicio Capossela inaugura Ostia Antica Festival con un imperdibile appuntamento dal vivo dal titolo Antichi Tasti. De reditu suo. Ritorni, rovine e altri crolli. Ritornando al Teatro Romano di Ostia Antica con il suo tour estivo Altri tasti, dopo molti anni dallo “storico” concerto del 2006, Capossela ha declinato col titolo di Antichi tasti un concerto unico che vuole provare a far risuonare le urgenze attuali insieme a quelle che da sempre soffocano la pacifica convivenza umana. 

Il concerto vuole essere anche un viaggio tra le proprie rovine personali messe in musica, e dunque un ritorno all'indimenticabile concerto del 2006, all'estate del tour di Ovunque Proteggi.

 
Il repertorio di questo concerto trae dunque origine proprio da questo disco, a cui si aggiunge parte di Camera a sud, in occasione del trentennale dell'uscita, seguendo poi un itinerario che dopo aver svolto un lungo periplo tra marinai, profeti, balene, bestiari e pestilenze arrivi alle urgenze dei nostri giorni, in un'alternanza di rovine antiche, rovine personali e rovine contemporanee. Per farlo, la formazione riprenderà il nucleo dei veterani del concerto di Ostia antica di diciotto anni fa, prendendo a bordo i nuovi compagni di strada. 

“Immensi spalti ha consunto il tempo vorace. Restano solo tracce fra crolli e rovine di muri, giacciono tetti sepolti in vasti ruderi”. Nel 415 d.C., Rutilio Namaziano, praefectus Urbis di Roma, si imbarca al portus Augusti a nord di Ostia per raggiungere la sua terra d’origine, la Gallia, e fuggire così da una città e un impero che stanno ormai crollando sotto i sacchi e le scorribande dei barbari. Per l’ultima volta nel "De Reditu Suo" (Sul mio ritorno) Namaziano canta con nostalgia la grandezza perduta di Roma e ne costata la fine in una decadenza generale, materiale e morale.

Sete di potere e ricchezza hanno sempre generato ingiustizia, sopraffazione, violenza e guerra, mandando in pezzi civiltà storiche con lunghe decadenze e crolli improvvisi. Nessuno credeva possibile il crollo di Roma e, nell’indifferenza generale dell’atomizzata società dello spettacolo odierna, nessuno immagina possibile il crollo del sistema di vita attuale contro l’evidenza di un pianeta in crisi ecologica permanente e una moltiplicazione di conflitti e atrocità” – racconta Vinicio Capossela. 

“La prima pietra del viaggio nell'antichità e nel sacro di "Ovunque proteggi" fu posata a Roma, al Colosseo prima e poi ai Forum Studios, dove registrammo un timpano sinfonico che evocava il battito dei tamburi dei grandi peplum degli anni Cinquanta di un brano intitolato "Al Colosseo”- aggiunge . “E l'ultimo acuto di quel viaggio fu la luce che ci investì nell'alba del Pincio a settembre 2006, al culmine della prima notte bianca di Roma. Nel mezzo di quel viaggio, la data più ingombrante e ciclopica, gloriosa e rovinosa allo stesso tempo, fu quella dell'anfiteatro romano di Ostia antica, data destinata a essere filmata per la realizzazione di "Nel niente sotto il sole". In realtà l'emozione allora fu troppa e poco di quel materiale fu utilizzabile”. 

Prosecuzione naturale del tour di concerti urgenti dei mesi trascorsi, Antichi tasti De reditu suo. Ritorni, rovine e altri crolli vuole continuare a toccare certi tasti, a dare risalto pubblico alla parola, e con le parole e la musica “comporre un concerto che tessa le schegge di un mondo che sembra andato in pezzi, offrendo un discorso di critica del presente in cui riconoscere la possibilità nel limite e immaginare una prospettiva collettiva in cui ragione e sentimento si tengano sotto il sigillo della gratitudine per una vita riscattata dalla sua frammentarietà. Del resto lo scrive anche Namaziano di fronte ai frantumi della civiltà romana: Privatam repetunt publica damna fidem (le sventure di tutti richiedono l’aiuto di ognuno)”.

Mercoledì 17 luglio

Teatro Romano/Ostia Antica Festival

ore  21,00

Antichi Tasti – De reditu suo. Ritorni, rovine e altri crolli

Parco Archeologico – Viale dei Romagnoli 717 - Ostia Antica - Roma

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