Roma, cinque nomadi in manette, pubblicano video sui social e scatta la rappresaglia tra le famiglie
Si tratta di bosniaci, età compresa tra i 26 e i 40 anni, tutti domiciliati presso il campo nomadi di Via Luigi Candoni, dove questa mattina sono stati raggiunti e arrestati. Inventate due rapine mai registrate dalle telecamere di videosorveglianza. Rinvenute anche mazze e tubi in ferro utilizzati p
Carabinieri intervenuti presso campo nomadi via Candoni
(AGR) I Carabinieri della Compagnia di Ostia, su delega della Procura della Repubblica di Roma, hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma nei confronti di cinque uomini, gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di lesioni personali aggravate, rapina, minaccia aggravata, calunnia, danneggiamento, violazione di domicilio e porto abusivo di armi ed oggetti atti ad offendere.
Si tratta di uomini bosniaci, di età compresa tra i 26 e i 40 anni, tutti domiciliati presso il campo nomadi di Via Luigi Candoni, dove questa mattina sono stati raggiunti e arrestati.
L’indagine dei Carabinieri della Stazione di Roma – Ponte Galeria, coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma ha consentito di accertare, tramite testimonianze e l’acquisizione di filmati di videosorveglianza, che le due rapine non si erano mai verificate, raccogliendo gravi indizi di colpevolezza a carico del denunciante in ordine al fatto che era stato lui ad aggredire e rapinare uno dei soggetti, inizialmente da lui accusati; che dopo il primo episodio denunciato, l’uomo aggredito aveva organizzato una spedizione presso l’abitazione della controparte, colpendo i familiari presenti e danneggiando le auto. A seguito di perquisizioni domiciliari, i Carabinieri hanno inoltre rinvenuto due mazze da baseball ed un tubo in ferro, utilizzati nel corso della spedizione punitiva. Le indagini hanno inoltre consentito di raccogliere elementi indiziari che farebbero ricondurre il movente della prima aggressione a futili motivi e a risentimenti personali, scaturiti a seguito di un video pubblicato sul social TikTok da uno degli indagati.