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Roma Casalbruciato, centrale di spaccio in locali del comune occupati abusivamente, 6 in manette

I Carabinieri hanno individuato e smantellato organizzazione di spaccio che aveva la base in un locale ex sala giochi, occupato abusivamente dagli indagati, di proprietà del Comune. L’accesso al locale era regolato da un video citofono e da due telecamere per la visione degli acquirenti

printDi :: 02 ottobre 2024 11:10
Carabinieri piazza Dante operazione antidroga Casalbruciato

Carabinieri piazza Dante operazione antidroga Casalbruciato

(AGR) I Carabinieri della Compagnia di Roma Piazza Dante, supportati dal Nucleo Cinofili di Santa Maria di Galeria e dal Nucleo Elicotteri Pratica di Mare, hanno dato esecuzione a un’ordinanza, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Roma, su richiesta della Procura della Repubblica di Roma, Direzione Distrettuale Antimafia, che dispone l’arresto per 6 uomini, 5 in carcere e 1 agli arresti domiciliari, gravemente indiziati, a vario titolo, di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, Direzione Distrettuale Antimafia e condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Piazza Dante, dal novembre 2023 all’aprile 2024, ha consentito di raccogliere gravi elementi indiziari in ordine all’esistenza di un’associazione che gestiva una piazza di spaccio nel popoloso quartiere capitolino di Casal Bruciato e nello specifico, come base, in un locale ex sala giochi, occupato abusivamente dagli indagati, di proprietà del Comune di Roma; l’organizzazione in turni dell’attività di spaccio, garantendo  agli acquirenti l’acquisto di cocaina e crack, sostanze stupefacenti per le quali pusher e vedette utilizzavano un codice alfa numerico cifrato con il quale indicavano i quantitativi e la qualità della sostanza quotidianamente comprata e venduta.

 
Attraverso i riscontri effettuati nel corso dell’indagine, i Carabinieri hanno accertato che la postazione del pusher, collocata all’interno di questo locale denominato “bisca”, era protetta da una porta in ferro, installata abusivamente e gestibile solo dall’interno. Ad ulteriore “difesa” del pusher era prevista una rete di vedette, alcune delle quali chiamate ad osservare gli ingressi nelle strade di accesso al locale, altre, invece, ad effettuare un controllo preventivo degli acquirenti appena arrivati: la necessità era oltre quella di scongiurare la presenza di operatori delle forze dell’ordine in abiti borghesi, sapere in anticipo il quantitativo e il tipo di sostanza stupefacente richiesta.

Superato il primo “controllo”, la vedetta, senza utilizzare ricetrasmittenti, a rischio di essere intercettate, ma solo attraverso segni convenzionali, faceva aprire il portone al pusher che veniva così raggiunto dal cliente per la successiva cessione.  L’accesso al locale era regolato da un video citofono e da due telecamere poste all’ingresso della “bisca” che consentivano la visione della persona che giungeva per l’acquisto e dell’area antistante all’ingresso. In alcuni casi le visite degli acquirenti erano precedute da contatti telefonici tramite piattaforme informatiche. Ai fini organizzativi e per mantenere le relazioni tra gli indagati e fornire le indicazioni quotidianamente necessarie venivano utilizzati apparecchi telefonici dedicati all’attività illecita e falsamente intestati.

In caso di intervento delle Forze dell’Ordine, le vedette facevano allontanare gli acquirenti, mentre il pusher, lasciato chiuso il portone in ferro, abbandonava la propria postazione, nascondendosi in uno degli appartamenti dello stabile.

Nel corso dell’indagine è emersa anche una particolare attenzione da parte degli indagati alle modalità di rifornimento della piazza di spaccio. Solitamente le ricariche di cocaina e crack, per via delle ridotte dimensioni, venivano occultate in cavità ricavate in serrande di alcuni locali disabitati nei pressi della piazza di spaccio.

Lo scopo di queste accortezze era chiaramente quello di garantire un’operatività pressoché ininterrotta della piazza di spaccio, riducendo al massimo le possibili conseguenze derivanti dall’intervento delle Forze dell’Ordine. Un vero e proprio sistema di regole ed espedienti che però i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Piazza Dante hanno scoperto e smembrato; i due locali commerciali costituenti la “bisca” e un appartamento occupati abusivamente erano stati già sequestrati e liberati e successivamente restituiti al comune di Roma. I Carabinieri hanno inoltre sequestrato una pistola scacciacani priva di tappo rosso, due sistemi di videosorveglianza muniti di tre telecamere, materiale vario per il taglio e confezionamento dello stupefacente, 18 smartphone muniti di schede telefoniche, una rubrica recante date e numeri attinenti all’approvvigionamento della sostanza stupefacente, 24.155 euro in banconote da piccolo e medio taglio.

Documentati nel corso delle indagini, 5648 episodi di spaccio di sostanza stupefacente per un volume di affari di decine e decine di migliaia di euro.

Si precisa che il procedimento versa nella fase delle indagini preliminari, per cui gli indagati sono da ritenersi innocenti fino ad eventuale sentenza definitiva.

Quanto sopra, si comunica, nel rispetto degli indagati che sono da ritenere presunti innocenti, in considerazione dell'attuale fase del procedimento, ovvero quella delle indagini preliminari, fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile e al fine di salvaguardare il diritto di cronaca costituzionalmente garantito.

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