Madonna di Trevignano, indaga la Procura
Il Procuratore Liguori:"Parte dei fedeli hanno continuato a credere nelle opere della Madonna per il tramite di Gisella, altri hanno abbandonato gli incontri; alcuni hanno inteso coltivare il contenzioso penale. Nostro compito è capire se i fedeli si sono sentiti truffati o hanno agito in ritorsione
Lago Bracciano a Trevignano foto pixabay
(AGR) Dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia riceviamo e pubblichiamo
"La vicenda relativa alle apparizioni della “Madonna di Trevignano” continua ad avere elevato spazio mass mediatico e il tema trattato coinvolge il diritto alla fede religiosa- tutelato dalla Carta Costituzionale- che deve essere garantito nell’esercizio quotidiano in maniera consapevole ed informato.
L’esito degli accertamenti investigativi allo stato delle indagini.
L’indagine penale è stata iscritta per l’ipotesi accusatoria di truffa in concorso. Approfondita è stata l’istruttoria condotta dal P.M. di Civitavecchia attraverso la ricerca di elementi di prova assicurati dal NORM della Compagnia Carabinieri di Bracciano, anche a favore degli indagati, come prescrive il codice, quali:
a) assunzione di sommarie informazioni di numerosi fedeli che negli anni hanno partecipato ai vari incontri di natura religiosa. Nel tempo i fedeli sono aumentati in maniera considerevole anche in ragione dell’ufficialità di detti incontri cui hanno partecipato vari prelati, tra i quali anche il Vescovo dell’epoca di Civita Castellana. Gli incontri, in un primo momento, sono stati ospitati in varie chiese di Trevignano, poi definitivamente tenuti presso il “campo delle rose”. La maggior parte dei fedeli ha continuato a credere nelle opere della Madonna per il tramite di Gisella, altri hanno preferito abbandonare gli incontri; alcuni di loro hanno inteso coltivare il contenzioso penale. Il nostro compito è stato quello capire se i fedeli si sono sentiti truffati o hanno agito in ritorsione;
b) accertamenti sulla realizzazione degli scopi sociali dell’Associazione Madonna di Trevignano anche attraverso accertamenti patrimoniali. Il quadro è in via di definizione;
c) accertamenti condotti su taluni eventi riportati dalla signora Gisella (le scritte in aramaico) e vaglio in corso;
d) accertamenti tecnici condotti nel corso della prima indagine sulla statuetta della Madonna e sul quadro del Cristo il cui esito è al nostro esame, avendone rilevato incertezze di metodo che potrebbero travolgere gli esiti investigativi e che inducono l’ufficio, a maggiore ragione trattandosi di elementi a carico degli indagati, ad acquisire eventuali conferme di tali esiti per il dovere che grava sul P.M. di svolgere indagini anche a favore dell’indagato. Le verifiche si rendono necessarie anche perché, nel corso di una trasmissione televisiva andata in onda nel mese di giugno del corrente anno, è stato introdotto il tema degli esiti dei suddetti accertamenti tecnici con affermazioni meritevoli di approfondimenti. In tale contesto, è stata acquisita la registrazione della puntata televisiva e la nostra attenzione si è soffermata sulle esternazioni di ospite della trasmissione, la quale ha riferito che tra i parrocchiani circolava la notizia della dell’appartenenza alla signora Gisella delle tracce di sangue repertate sulla statuetta della Madonna e sul quadro del Cristo.
Le ragioni del comunicato stampa alla luce della presunzione di innocenza.
Il tema investigato inevitabilmente interroga la Procura di Civitavecchia sui confini tra autorità e libertà, e cioè tra il diritto costituzionale dell’accertamento di fatti penalmente rilevanti riservato al P.M. e il diritto alla professione di fede di cittadini-fedeli- indagati e innocenti sino a condanna definitiva. Come anticipato nella premessa, sussiste l’interesse pubblico alla diffusione delle notizie sulla vicenda Madonna di Trevignano per informare e per consentire a mass media anche televisivi di esercitare legittimamente il diritto di cronaca partendo dalle informazioni ufficiali sopra indicate nel tentativo di ridurre le inevitabili divisioni tra innocentisti e colpevolisti". Il Procuratore della Repubblica Alberto Liguori