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Addio a Khadija, vittima della violenza in Somalia

print29 maggio 2013 17:06
(AGR) Khadija Abdi Yarow aveva 32 anni ed era un’operatrice del COSV, responsabile didattica delle cinque scuole elementari temporanee che il COSV sostiene a Mogadiscio, nei campi sfollati della Zona K, vasti ammassamenti di baracche, casupole e rifugi realizzati con teli e stoffe.In un paese in cui solo il 15% dei minori frequenta la scuola ed in cui l’impatto della guerra sul sistema scolastico è stato devastante, Khadija era convinta che ripartire dai giovani e dalla responsabilità verso le nuove generazioni costituisse una delle grandi vie per risolvere i tanti dissidi che ancora affliggono la sua gente, stremata da anni di guerra e di violenza.Una convinzione che ha trovato riscontro nel progetto di cui era responsabile, quello delle scuole temporanee, fortemente voluto dal COSV per sostenere un settore vitale come quello dell’istruzione primaria, che in Somalia soffre della cronica carenza o discontinuità di finanziamenti.E, sabato scorso, Khadija è stata proprio vittima di quella spirale di violenza che continua impunemente ad insanguinare le strade di Mogadiscio.Kadija era in macchina con i suoi colleghi ed era in viaggio verso la Zona K per visitare i 2200 alunni che frequentano le scuole temporanee, quando è scoppiato uno scontro a fuoco. In fin di vita, Khadija è stata ricoverata in uno dei pochi ospedali che in Somalia offre servizi di chirurgia d’urgenza. Ma non ce l’ha fatta.Nel contesto già di grave emergenza umanitaria, le strutture ospedaliere che continuano parzialmente ad operare sono purtroppo limitate. In assenza di finanziamenti da parte della comunità internazionale, riescono a garantire servizi quotidiani essenziali alla popolazione locale grazie a contributi volontari della comunità locale e di cittadini somali della diaspora. Ma le condizioni di estrema scarsità di risorse finanziarie ed umane in cui sono costrette ad operare, ne rendono ancora più difficile l’attività.

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