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E' aperto on line il 3° Congresso della REA RadioTelevisioni Europee Associate

print13 giugno 2006 10:19
E' aperto on line il  3° Congresso della REA  RadioTelevisioni Europee Associate
(AGR) Il Congresso della REA coincide con il cambio della guardia governativa e ciò è quanto mai opportuno per mettere a il punto la situazione politico-associativo del settore radiotelevisivo. Abbiamo più volte sostenuto che i "Governi passano e i problemi del Paese rimangono" così come sono rimasti, anzi si sono aggravati, i problemi collegati al sistema radiotelevisivo in generale e all'emittenza locale in particolare.

Il duopolio RAI - Mediaset è la principale causa dell'ingessamento del sistema radiotelevisivo italiano e condiziona in maniera determinante lo sviluppo del pluralismo e della libertà d'informazione. Il duopolio, oltre a gestire in maniera quasi solitaria la maggioranza delle risorse radioleletriche disponibili, si è accapparrato il 94% della torta pubblicitaria; gestisce indisturbato Auditel e Audiradio; procede incontrastato verso la conquista dell'ambìta meta di restare duopolista anche sulle piattaforme digitali. Tale situazione è stata generata dalla legge "Mammì" (ex governo di centro sinistra Andreotti - Craxi) ma il duopolio si è rafforzato con la legge Gasparri voluta dal centro destra. La REA, protagonista di infinite battaglie per l'affermazione della libertà d'informazione e del pluralismo radiotelevisivo, è convinta che la piena attuazione dell'articolo 21 della Costituzione passa attraverso una giusta legge di Riforma del Sistema Radiotelevisivo che preveda innanzitutto una democratica ed equilibrata redistribuzione delle risorse radioelettriche e il divieto della concentrazione di canali e frequenze sia a livello nazionale che locale. Le frequenze radiotelevisive sono un bene dello Stato da mettere a disposizione di tutti i cittadini che innanzitutto intendono diffondere informazioni e far conoscere il proprio pensiero nei campi della cultura, dell'arte, della politica, del sociale, della propria fede religiosa. L'uso prevalente di canali e frequenze per scopi meramente commerciali è contro la norma costituzionale sulla libertà d'informazione e contro i valori fondamentali di una democrazia avanzata che persegue l'obbiettivo del progresso civile delle popolazioni. La moltiplicazione di canali e frequenze offerti dalla tecnologia digitale dev'essere una irripetibile occasione per sanare le storture introdotte nel sistema democratico dal duopolio RAI - Mediaset. A proposito di sviluppo della tecnologia digitale, lo Stato ha il diritto-dovere di mettere in atto le risorse economiche necessarie affichè tale sviluppo avvenga in modo armonico in tutti i comparti della comunicazione e del collegato settore industriale nell'esclusivo interesse dell'utenza. Per avviare la tv digitale terrestre lo Stato ha dovuto sopportare una spesa di circa 500 milioni di euro dei quali 230 sono finiti nelle tasche dei costruttori degli obsoleti decoder fintamente interattivi. La radio digitale - DAB -, oggi legge dello Stato, grazie alla instancabile azione associativa della REA, per poter definitivamente decollare, aspetta ancora quegli incentivi previsti dalla Legge 112/06 sbadierati ai quattro venti dall'ex Ministro Gasparri e dall'ex sottosegretario Innocenzi. I Consorzi DAB realizzati dalla REA in ogni regione d'Italia sono lì che aspettano azioni concrete per poter investire in tecnologia alla sola condizione che il nuovo Governo Prodi si faccia garante dei previsti incentivi di legge e della attribuzione al DAB di idonee frequenze di lavoro. Dunque per riequilibrarre il sistema radiotelevisivo italiano in senso autenticamente pluralistico occorre abbattere il radicato sistema delle concentrazioni a tutti i livelli, nazionale e locale, ponendo efficaci limiti antitrust parallelemente al divieto assoluto di possedere doppi, tripli, quadrupli.... canali e frequenze per servire il medesimo bacino di utenza con identica programmazione. Se tutto ciò sarà possibile lo verficheremo abbastanza presto e confidiamo che il Governo Prodi sarà fedele al suo programma e agli impegni assunti durante la campagna elettorale.

Se le considerazioni politiche di carattere generale analizzate dalla REA sono vere, come lo sono, occorre, una volta per tutte, sciogliere altri complicati nodi di carattere "gestionale". Una volta smantellato il duopolio, come tutti ci auguriamo, come e da chi verrà gestito il nuovo assetto radiotelevisivo? Con quali criteri avverrà la conseguente redistribuzione delle frequenze? Si avrà il coraggio di metter fine alla truffa Auditel e Audiradio? Si avrà il coraggio di indagare e riformare il comparto editoria che fa capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e si porrà fine agli imbrogli che stanno dietro i rimborsi milionari? Si vorrà chiarire, una volta per tutte, il ruolo della SIAE nell'incasso dei diritti o si vorrà mantenere in essere l'imbroglio dei diritti connessi voluto dalle case discografiche major che mirano a soffocare la musica radiofonica e le etichette minori? Si vorrà indagare sulle attività degli Ispettorati affinchè siano ricondotti a svolgere un ruolo "super partes" nella gestione dello spettro radioelettrico? Si vorrà mettere in atto una seria riforma sulla indipendenza dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni dalla politica e dai grandi gruppi lobbistici? Si vorrà incentivare il DAB al pari della tv digitale terrestre?

Come spesso si dice "il buon giorno si vede dal mattino" e dal Governo Prodi l'emittenza locale si aspetta una conduzione "democratica e trasparente" nella gestione del Ministero delle Comunicazioni. Alle Direttive emanate dalle Direzioni Generali che riguardano la gestione dello spettro radioelettrico o che toccano gli interessi economici delle emittenti debbono poter partecipare le Associazioni mediante le audizioni. Le Audizioni e le medesime Direttive conclusive devono essere pubblicate sul sito del Ministero per consentire a tutti gli Operatori di poterne prendere visione ai fini di una corretta e partecipata attuazione.

Uno dei compiti che una Associazione come la REA deve svolgere è quello di vigilare sulla corretta applicazione delle Leggi e delle normative inerenti il settore radiotelevisivo e l'editoria, ma quello di maggiore impegno è senz'altro quello di "sindacare" sulle attivita delle Istituzioni e di "proporre" miglioramenti per lo sviluppo della categoria e dei singoli associati. "Sindacare" significa appunto svolgere compiutamente attività di sindacato; vale a dire essere capaci di svolgere un'efficace azione di critica e di proporre idonee soluzioni per tutelare nei migliori dei modi gli interessi della categoria e degli associati in particolare. A tal proposito la REA chiede al Governo Prodi di rivalutare il ruolo delle Associazioni da "consultivo" a "partecipativo" in modo da concorrere attivamente alla soluzione delle varie problematiche a tutti i livelli istituzionali così come è tradizionalmente riconosciuto alle Associazioni sindacali dei lavoratori (Cgil, Cisl, Uil) e degli imprenditori (Confindustria).

La REA, formalmente costituita come associazione, è l'autentico sindacato di categoria che grazie alla sua profonda conoscenza dei problemi dei radiotelevisivi e alla tenacia dei suoi dirigenti ha acquisito una grande capacità di analisi e critica costruttiva abbinata alla indiscussa professionalità nei compiti di assistenza e consulenza offerta agli associati. Mettere su una organizzazione sindacale come la REA non è cosa che s'inventa. Le qualità "sindacali" e professionali della REA provengono da oltre trent'anni di esperienza svolta nel settore. La REA, formalmente è stata fondata nel 1998, ma la sua esistenza trae origine dalla SRE - Servizi Radiotelevisivi, la prima organizzazione di consulenza e assistenza di radio e televisioni nata in Italia nel lontano 13 maggio 1979. Ciò per dire che la REA rappresenta nel settore la memoria storica dell'emittenza locale italiana grazie alla quale l'intera categoria e i singoli associati ne beneficiano per la soluzione delle diverse diatribe che quotidianamente si presentano nell'esercizio delle proprie funzioni.

Tutto vero, tutto giusto, ma per affrontare impegnative azioni sindacali occorre avere "una notevole forza contrattuale" nei confronti delle Istituzioni e delle controparti. La "forza contrattuale", oltre alla capacità professionale e progettuale, è direttamente proporzionale alla quantità e qualità degli associati e al "movimento di opinione" che si forma intorno all'associazione. La REA, al 31 dicembre 2006, associa 412 emittenti pari al 18% dell'intera categoria. Di queste 327 sono radio e 85 televisioni. La REA inoltre associa una Agenzia di Stampa e 5 Conzorzi DAB. Tenuto conto che l'indice di sindacalizzazione del settore è stato stimato intorno al 57%, rispetto a tale indice la REA rappresenta il 31, 42% delle emittenti realmente iscritte alle varie associazioni. Tali percentuali non saranno precise al 100%, ma sono molto vicine alla realtà e smentiscono categoricamente le percentuali da anni propagandate da AERANTI - CORALLO che millanta di rappresentare oltre il 90% della categoria!!! La qualità degli associati REA è molto elevata rispetto alla "cultura sindacale e associativa" media posseduta dai titolari delle emittenti. Da una indagine recentemente svolta in proprio dalla REA, risulta che l'associato REA è consapevole dell'importanza di appartenere ad una associazione di tutela della categoria e che sarebbe disposto a sostenere eventuali lotte collettive in un movimento unitario.

Da queste basilari considerazioni deve partire il dibattito congressuale della REA affinchè gli associati, i simpatizzanti, gli editori ed operatori della comunicazione, chiunque abbia interesse al cambiamento in senso civile e democratico di tale situazione, possano dare il proprio contributo per la costruzione di una "Piattaforma Radiotelevisiva" da presentare al nuovo Ministro delle Comunicazioni e al Presidente Prodi.

Il dibattito, dunque, è ufficialmete aperto dal 13 al 18 giugno al termine del quale verrà messo ai voti degli Associati la risoluzione finale con la elezione del nuovo Consiglio Generale della REA che alla sua prima riunione dovrà provvedere ad assegnare gli incarichi direttivi e a stendere il programma operativo e strategico dell'azione sindacale della REA.

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