Ladispoli, la sfida di Torre Flavia, riserva "aperta" alla città

Corrado Battisti, appassionato referente del monumento naturale spiega: “Torre Flavia è una riserva “aperta”, nel senso che è sempre possibile accedere all’area e sopratutto in estate abbiamo il via vai dei bagnanti per raggiungere la spiaggia. In queste condizioni è prioritario far partecipare tutti, sopratutto i residenti, alla gestione e protezione della riserva. Il primo passo è la formazione che parte dalle scuole elementari e medie. Abbiamo incontri periodici anche con gli insegnanti e stiamo sperimentando nuove metodologie, stimolando anche i ragazzi delle superiori a partecipare agli studi ed alle ricerche sull’ambiente”.
Una scommessa che si consuma tutti i giorni, ma per riuscire nell’impresa e poter godere appieno la riserva occorre il coinvolgimento e l’impegno comune di tutti gli Enti che hanno competenze specifiche sull’area. “Da soli non possiamo farcela. - afferma Angelo Mari, direttore delle aree protette dell’area metropolitana, che ha ereditato dalla Provincia il prezioso “monumento” - Si verificano azioni di vandalismo e danneggiamenti a cartelloni informativi e staccionate in legno, sopratutto d’estate la spiaggia è sotto pressione dal primo maggio al 30 settembre per la presenza dei bagnanti che prediligono questo tratto di mare, dove, tra l’altro, l’acqua è particolarmente pulita per la presenza della posidonia oceanica. Per asportare l’immondizia abbandonata sull’arenile i nostri volontari presidiano l’arenile. Servirebbe, anzi è necessaria la collaborazione con i comuni interessati, sia per la raccolta dei rifiuti e sia per potenziare i controlli. I nostri addetti, ad esempio, non hanno potestà sanzionatoria, in presenza di comportamenti pericolosi per la tutela ambientale possono solo “segnalare” l’eventuale abuso, ma non possono intervenire. Sulla spiaggia c’è persino uno stabilimento naturale all’interno dell’area protetta, attualmente in causa con il comune per la concessione. Il nostro è quello che si dice un “parco attivo”, aperto al pubblico che, come gli amministratori locali, devono imparare a proteggere questo luogo ameno”
Un molo di origine artificiale collega attualmente alla costa i ruderi dell'antica Torre Flavia, dietro la spiaggia corre un cordone dunale, che delimita la palude vera e propria. Questa è formata da piscine, stagni e canali, inframmezzati da lingue di terra, coperte da un fitto e inaccessibile canneto. Un altro pericolo però minaccia Torre Flavia: l’erosione della costa. Il mare ha scavato la sabbia e raggiunto la duna, provocando la fuoriuscita dell’acqua dolce della laguna, che ha bisogno di continue trasfusioni di acqua. All'inizio del secolo le bonifiche e la più recente urbanizzazione di Campo di Mare, risalente agli anni ‘60, hanno progressivamente ridotto la grande palude originaria, fino agli attuali 37 ettari. La riserva resiste alla pressione antropica e reagisce mettendo in atto progetti naturalistici ambiziosi, come un ulteriore e possibile sviluppo dell’area o quello dell’inanellamento degli uccelli, partito nell’anno duemila e che ha consentito di censire le centinaia di specie presenti tra i canneti della palude per individuare e delineare con buona approssimazione le rotte seguite dagli uccelli migratori.
