Balneari lanciano l'allarme: l'erosione minaccia gli stabilimenti

“Da una prima stima possiamo quantificare i danni in oltre 20 milioni di euro -continua Capacchione - in gran parte non coperti da assicurazione e, pertanto, a carico degli imprenditori balneari. Senza contare la spiaggia andata perduta che potrà essere rimessa con opere di ripascimento, costose e difficili da pianificare in tempi brevi”.
Questi eventi calamitosi che ormai, purtroppo, si ripetono molto spesso mettono in pericolo il comparto turistico-balneare dell’Italia, (da sempre fiore all’occhiello del settore), che peraltro, da tempo, nel mercato internazionale delle vacanze deve confrontarsi con la concorrenza, sempre più agguerrita, degli altri Paesi del Mediterraneo.In pericolo non solo le nostre 30.000 aziende balneari con 100.000 addetti diretti che, tra l’altro, puntano sempre più alla destagionalizzazione, tanto che molte strutture il prossimo anno potrebbero non essere operative al 100% o, peggio ancora, rimanere chiuse, ma l’intera economia italiana che si basa sulle vacanze.
Il 40% della nostra costa è oggetto di erosione e necessita, pertanto, di un piano straordinario di tutela. Non si può e non si deve più perdere tempo. Ai danni procurati dalla natura, purtroppo, si aggiunge l'incertezza sul futuro delle concessioni demaniali a causa dei ritardi delle Istituzioni nell’applicazione della legge dei quindici anni e nella riforma organica del settore.
“Non vogliamo sussidi economici - conclude Capacchione - ma soltanto quelle certezze necessarie per continuare a fare il nostro lavoro che, in oltre un secolo, abbiamo dimostrato di saper fare bene. Vogliamo continuare, insomma, a dare il nostro contributo per la crescita del Paese”.

