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Alla scoperta del Parco naturale di Pantanello....adiacente all'oasi di Ninfa

Il Parco Pantanello, che si estende per cento ettari al di fuori del recinto del giardino di Ninfa, nasce agli inizi degli anni novanta del secolo scorso come tentativo di riconvertire una zona agricola in un’oasi naturale riproducente l’ambiente di palude, prima delle bonifiche pontine.

printDi :: 21 gennaio 2025 14:08
Parco Pantanello ph credit Gianni Loperfido

Parco Pantanello ph credit Gianni Loperfido

(AGR) Foto e testo di Gianni Loperfido

Sole a sprazzi in un cielo pieno di nuvole sparse sulla pianura, un tempo palude, ai bordi delle pendici dei Lepini in quel di Ninfa. Tra le rovine della città medievale, allora distrutta da guerre dinastiche e poi dalla malaria, dotata di torri, palazzi e di ben nove chiese: due fuori le mura e sette all’interno per i suoi circa duemila abitanti del tempo. Un importante Ducato medievale, quello di Sermoneta, sotto il dominio dei Caetani già dal 1298 quando Ninfa fu acquistata da Benedetto Caetani, il futuro papa Bonifacio VIII. Così nel 1921 Gelasio Caetani decise di trasformare quei ruderi in un giardino naturale all’inglese. Il Parco Pantanello nasce invece agli inizi degli anni novanta del secolo scorso come tentativo di riconvertire una zona agricola in quella di un’oasi naturale riproducente l’ambiente di palude, prima delle bonifiche pontine del 1927.

 
L'area naturale di Pantanello

All’area, che si estende per cento ettari al di fuori del recinto del Giardino di Ninfa, venne mantenuta la perimetrazione di particolari filari di alberi che, muniti di aculei sporgenti anche nei rami più bassi, come un “filo spinato”, proteggevano naturalmente le coltivazioni dalle invasioni di grossi animali erbivori, invadenti. Lungo il cammino in terra battuta si costeggia un canale artificiale creato per l’immissione delle acque del fiume Ninfa che permette la formazione dei sei laghetti di Pantanello, ma che purtroppo attualmente si è molto ridotto nella portata.

La profondità degli stessi acquitrini si è ridotta di circa 60 centimetri e alcune aree, con passerelle radenti, sono in secca. Non piove a sufficienza; il cambiamento climatico è in atto.... I Monti Lepini imperiosamente sovrastanti l’area del Parco con la rupe di Norma, non sono più tanto innevati nel periodo invernale, almeno per alcune settimane, come in passato. Alla consapevolezza dell’innalzamento delle temperature, immediatamente, subiamo un angosciante “complesso di colpa” per l’attuale carente stato idrogeologico generale. Non vogliamo più riservare alla nostra odierna scampagnata la splendente giornata di sole in atto ma siamo solo desiderosi di attendere la pioggia, tanta pioggia da spandersi sull’intero territorio. Le spiegazioni, esaustive e globali, da parte della nostra guida Gaetano della L.i.p.u. di Latina ci accompagnano al secondo capanno con vista fronte lago.

Aironi, Aquila minore, Falco della palude ma anche il lupo

Lo strano volteggiare di un Airone bianco maggiore e di una Garzetta ci catturano lo sguardo per ammirare uno scontro aereo con una Poiana, loro disturbatrice, sotto la vista di centinaia di Alzavole, liberamente in acqua. Ci soffermiamo ad esaminare e a testimoniare con foto, (prima volta in assoluto), le feci lasciate sull’erba da una volpe, riconoscibile per la parte finale dell’escremento che rimane più appuntito. Regno dell’aquila minore, del falco di palude, non mancano le faine, le donnole, l’istrice, il cinghiale che inizia, sempre per primo, a tracciare i percorsi e di recente il lupo.

Sotto il riparo di una tettoia la Lega Protezione Uccelli ha provveduto a posizionare un alloggio in legno come nido per il barbagianni. La sua presenza in loco è testimoniata esaminando la “borra”. Una specie di palletta ruvida nera, dalla grandezza di una nocciola, che lascia in terra come impasto di cibo rigurgitato contenenti le parti delle prede che l'uccello non è in grado di digerire come ossa, denti, peli. Ed è proprio dall’esame di questi rifiuti che si è risaliti all’esistenza di particolari roditori di cui se ne erano perse le tracce nel territorio, come ci informa la guida.

La varietà di piante introdotte volutamente nel 1920, proseguita negli anni trenta dall’aristocratica nobildonna Marguerite Chapin Caetani, ci fanno immaginare un giardino dell’Eden, come varietà e preziosità di piante e fiori provenienti da ogni parte del mondo. Documentiamo le foglie secche di un’altissima e filante quercia rossa americana e quindi di un’acacia sempreverde a cui il picchio rosso maggiore ha desistito dal picchettare per creare il suo nido. E peccato per il lungo e spettacolare viale dei Carpini distrutto recentemente da uno specifico parassita. Una vera e sontuosa originalità, a forma di Cattedrale gotica, come porta d’ingresso, dal lato sud, nelle ambite cerimonie di accoglienza di capi di Stato e di personalità in visita all’adiacente Oasi di Ninfa.

Gli ulivi del Getsemani

Come pure ci ha colpito la presenza di una pianta di ulivo, proveniente dall’orto degli ulivi del “Getsemani” in Gerusalemme e donata nel 2006 da Kofi Annan, il segretario generale dell’ONU, come segno di Pace. Mai detto simbolo è da utilizzare come riflessione per tutta l’umanità così intensamente come lo è attualmente! Nell’immediato futuro si farà di tutto per rendere il Parco Pantanello ancora più fruibile da parte di visitatori, di appassionati del birdwatching, delle scolaresche e con la futura apertura di un ostello.

Un luogo di habitat pontino attraente e di naturale bellezza nel rispetto degli ecosistemi e nella tutela della sua eccezionale biodiversità. Poi, come d’incanto, al termine del nostro personale tour, una prima leggera e poi una scrosciante pioggia ci accompagna verso l’uscita. Il desiderio auspicato di appagare anche la natura si è inconsciamente avverato; ma sul perché proprio alla fine della nostra visita, non ci è dato sapere.

Photo gallery

Parco Pantanello ph credit Gianni Loperfido
Parco Pantanello ph credit Gianni Loperfido
Parco Pantanello ph credit Gianni Loperfido
Parco Pantanello ph credit Gianni Loperfido
Parco Pantanello ph credit Gianni Loperfido

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