Polizia Locale Milano, gli agenti muoiono ma le proposte USB giacciono inascoltate da anni
USB chiede azioni rapide e concrete, non più “ragionamenti” protratti nel tempo
USB chiede azioni rapide e concrete
(AGR) L’Unione Sindacale di Base – Polizia Locale di Milano ha scritto a sindaco, assessori, comandante del Corpo e gruppi consiliari per sottolineare come nessuna delle proposte presentate negli ultimi due anni per la tutela della salute, della sicurezza e della vita dei lavoratori sia stata presa in considerazione.
Da quando il 25 ottobre 2019 USB ha presentato l’unico progetto concreto contro il burnout e lo stress lavoro correlato, nulla è accaduto. Le parole del direttore generale (“Ragioneremo sul progetto USB e vi faremo sapere”), sono state una pietra tombale. Eppure, dopo un anno e mezzo, siamo a piangere altre quattro colleghe che non hanno retto al peso di un ambiente privo di serenità e pieno di veleni.
Ricordiamo che nei primissimi mesi del 2019, dopo il suicidio del figlio di un agente con l’arma in dotazione al padre, USB lanciò l’iniziativa “Lasciamolearmi”, raccogliendo le firme di oltre 850 colleghi e colleghe, per dotare tutti i reparti di luoghi protetti (armadi blindati o armerie) per poter deporre l’arma nel luogo di lavoro, senza essere soggetti all’onere e all’“ansia” della custodia, scaricati interamente sui lavoratori.
Il 25 ottobre 2019 USB presentò il primo progetto italiano anti-burnout rivolto alla Polizia Locale, di Stato, Penitenziaria, alla Guardia di Finanza e ai Carabinieri: “Proposta per la realizzazione del primo progetto di centro di ascolto anti-burnout nella città metropolitana di Milano”. Prevedeva un servizio di consulenza, ascolto, supporto e sostegno psicologico per gli operatori delle forze di polizia e dell’ordine. Dopo il “vi faremo sapere” del Direttore Generale, comprendendo che nulla sarebbe stato fatto, USB si rivolse all’ATS - UOC PSAL Milano (Unità Operativa Complessa Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro). A dicembre 2019, i dirigenti medici di ATS affermarono che “Il problema è reale, concreto, evidente”.
USB nel frattempo ha chiesto di migliorare il progetto “operatore ponte”, per affrontare le situazioni post-traumatiche; ha segnalato come fonte di stress la mancanza di trasparenza nelle mobilità interna al Corpo; ha chiesto un corposo piano di assunzioni per garantire un turnover adeguato alle molteplici attività e una più equa redistribuzione dei carichi di lavoro; ha segnalato l’insostenibilità della trasformazione di servizi un tempo “attività ordinarie” (viabilità, pattuglie rilevamento infrazioni e reclami, ecc.) in servizi erogati in regime straordinario.
USB è convinta che queste azioni e misure possano contribuire significativamente alla ricostruzione di uno spirito identitario e di Corpo in gran parte scomparso nell’ultimo decennio, necessario per la costruzione di un ambiente di lavoro più sereno e gratificante.
USB chiede azioni rapide e concrete, non più “ragionamenti” protratti nel tempo. Il tempo è prezioso e in caso di ulteriori reticenze e silenzi, USB è pronta a coinvolgere altri enti o autorità poiché l’importantissima partita in gioco riguarda la tutela della salute, della sicurezza e soprattutto della vita dei lavoratori e delle lavoratrici!