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Lazio, foci dei fiumi e canali malati cronici d'inquinamento

print10 luglio 2018 16:59
Lazio, foci dei fiumi e canali malati cronici d'inquinamento
Anche quest’anno il monitoraggio di Legambiente lungo la costa del Lazio consegna una fotografia a tinte fosche: 17 punti monitorati su 24, il 71% dei campionamenti effettuati dai tecnici di Goletta Verde, presentano valori di inquinamento elevati, con la provincia di Roma a guidare questa poco lusinghiera classifica. E ci sono anche record assoluti, con situazioni che nonostante esposti dell’associazione e controlli delle forze dell’ordine che hanno portato anche a denunce, mostrano un inquinamento ormai cronico: è il caso ad esempio della foce del Fosso Grande ad Ardea che per il nono anno consecutivo ricevono un giudizio di“fortemente inquinato”.

Il bilancio del monitoraggio svolto lungo le coste laziali dall’equipe tecnica di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane (realizzata anche grazie al sostegno del CONOU, Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati, e dei partner Novamont e Ricrea (Consorzio nazionale riciclo e recupero imballaggi acciaio) - è stata presentata questa mattina in una conferenza stampa a Roma da Roberto Scacchi, presidente Legambiente Lazio; Andrea Minutolo, coordinatore dell’Ufficio scientifico di Legambiente, alla presenza di Marco Paolilli, responsabile della rete di raccolta del CONOU.

"La maladepurazione è un’emergenza ambientale che va affrontata con urgenza, visto tra l’altro che siamo stati anche condannati a pagare all’Ue una multa da 25 milioni di euro, più 30 milioni ogni sei mesi finché non ci metteremo in regola. Soldi che avremmo potuto spendere più utilmente per aprire nuovi cantieri per la depurazione e realizzare sistemi efficienti e moderni, creando nuovi posti di lavoro – sottolinea Andrea Minutolo, coordinatore dell’ufficio scientifico di Legambiente -. E lo dimostra il nostro monitoraggio, che come ripetiamo sempre non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, ma punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi regionali. Anche quest’anno la fotografia scattata da Goletta Verde ci restituisce un'istantanea a tinte fosche per molte aree della costa laziale. Parliamo non a caso di malati cronici, situazioni critiche che segnaliamo da anni, ma per le quali evidentemente nulla è stato fatto. Per questo Legambiente quest’anno affiancherà alla denuncia pubblica sullo stato delle acque anche un'azione giuridica, presentando nuovi esposti alle autorità competenti per chiedere di verificare le cause di queste criticità e denunciare i responsabili secondo le nuove norme previste dalla legge sugli ecoreati. Esposti già presentati in alcuni casi lo scorso che hanno portato a sequestri e denunce, ma che evidentemente ancora non bastano per risolvere una situazione a dir poco complessa".

"Il mare del Lazio è una risorsa fondamentale che va tutelata e salvaguardata con azioni concrete di cittadini, istituzioni, forze dell’ordine, associazioni, realtà economiche costiere – commenta Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio – e noi, come sempre siamo a completa disposizione di sindaci ed amministratori che si metteranno in moto per risolvere i problemi. La mancata depurazione dei reflui fognari dell’entroterra è evidente dai risultati del monitoraggio, che ci vedono di fronte a criticità soprattutto in provincia di Roma, dove ogni punto monitorato risulta inquinato, peraltro in continuità rispetto agli scorsi anni. La situazione migliora in provincia di Latina mentre emergono luci e ombre nel viterbese. Chiediamo a tutti uno sforzo per prendere questi risultati non certo come un affronto alla bellezza indiscutibile della costa del Lazio, ma stimolo per costruire le azioni in grado di far diventare il mare più pulito. Dallo strumento dei contratti di fiume a investimenti sulla depurazione e collettoramento di scarichi abusivi, è evidente che dove si mette mano ai problemi può avvenire solo un’inversione di tendenza positiva e col tempo il miglioramento della qualità delle acque. Ma occorre fare presto perché ogni giorno in cui non si mettono in campo dinamiche positive, è un giorno in più di scarichi illegali, depuratori malfunzionanti e rischi per la salute dei cittadini. Da parte nostra continueremo a segnalare l’inquinamento anche alle autorità competenti con esposti precisi riguardanti i risultati di goletta, e lo faremo se necessario, per tutta la stagione estivadoveemergessero criticità per i bagnanti e per l’ambiente".

Lazio, foci dei fiumi e canali malati cronici d'inquinamento



Non va meglio sul fronte dell'informazione ai cittadini. La cartellonistica informativa, obbligatoria da anni per i comuni e che dovrebbe avere la funzione di divulgare al pubblico la classe di qualità del mare, è praticamente assente: i tecnici di Goletta Verde che hanno avvistato nel Lazio soltanto un cartello rispetto ai 24 punti analizzati (a Nettuno, punto dove insisteva anche il cartello di divieto di balneazione).

Il dettaglio delle analisi di Goletta Verde

Il monitoraggio di Goletta Verde (eseguito dalla squadra di tecnici di Legambiente tra 19 e il 21 giugno 2018) prende in considerazione il campionamento dei punti critici che vengono principalmente scelti in base a un “maggior rischio” presunto di inquinamento, individuati dalle segnalazioni non solo dei circoli di Legambiente ma degli stessi cittadini attraverso il servizio SOS Goletta. Per questo vengono prese in esame le foci dei fiumi, torrenti, gli scarichi e i piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge: queste situazioni sono i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta all’insufficiente depurazione dei reflui urbani che attraverso i corsi d’acqua arrivano in mare. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, Escherichia coli) e abbiamo considerato come “inquinati” i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli che superano di più del doppio tali valori.

Resta una fotografia a tinte fosche così come ormai da anni quella della provincia di Roma: tutti gli undici punti monitorati presentano valori di inquinanti elevati e nove di questi ricevono il giudizio di fortemente inquinati. Alcuni di questi erano già stati denunciati lo scorso anno, con un esposto presentato alla Capitaneria di Porto da parte di Legambiente, per accertare le cause dell’inquinamento. Il primo riguarda la foce del fosso Zambra (a Certeveri): qui, a seguito dei controlli effettuati, furono accertati due scarichi attivi del depuratore della Società “Ostilia srl” (Depuratore Privato) che "....determinavano un’alterazione della qualità delle acque del fosso “Zambra”, sfociante sul litorale del Comune di Cerveteri», con relativa denuncia penale e amministrativa al rappresentante legale della società. Fortemente inquinato il prelievo anche alla foce del rio Vaccina a Ladispoli, dove, a seguito del nostro esposto, la Capiteneria sottolineò la complessa indagine portata avanti negli anni scorsi che ha «consentito l’individuazione di macroaree urbane del Comune di Cerveteri che, anziché scaricare nella rete fognaria, riversavano i reflui non depurati direttamente nel corso d’acqua denominato fosso Manganello".

Altri punti giudicati fortemente inquinati sono quelli alla foce fiume Arrone (Fiumicino); alla foce fiume Tevere (Ostia); alla foce del canale all’altezza di via Filadelfia (canale Crocetta) a Torvajanica, Pomezia; alla foce del Rio Torto (Pomezia); alla foce del fosso Grande (Ardea); foce del fosso Cavallo morto (Anzio); foce del porto canale Loricina (Nettuno). Giudicati “inquinati” i prelievi effettuati al Lungomare Pyrgi a Santa Severa di Santa Marinelli (dove dopo le denunce di Legambiente degli anni scorsi scorsi, lo scorso anno il prelievo tornò entro i limiti di legge e sembrava si fosse finalmente intervenuto per risolvere le criticità) e al canale dei Pescatori di Ostia. Legambiente aveva presentato esposti anche anche per molti di questi questi punti critici non ricevendo però risposta dalle autorità competenti.

Due i campionamenti effettuati in provincia di Viterbo. Entro i limiti di legge i prelievi alla foce del fiume Flora (Montalto Marina) nel comune di Montalto di Castro. Fortemente inquinato, invece, quello alla foce del fiume Marta al lido di Tarquinia. Qui, a seguito dell’esposto di Legambiente, la Capitaneria di Porto ha potuto accertare lo scorso anno sia la gestione illecita di rifiuti e un abbandono di rifiuti nelle acque del fiume da parte di centro di distribuzione di prodotti ittici; quello di un’industria casearia e che l’ipotesi che i fanghi prodotti dal depuratore, non essendo stati trasferiti in apposita discarica, potrebbero in parte essere stati immessi, insieme alle acque di scarico, direttamente nel fiume. Ipotesi che ha portato alla denuncia del legale rappresentante dell’impianto.

In provincia di Latina degli undici punti monitorati cinque presentano cariche batteriche elevate. Giudizio di fortemente inquinato per i campionamenti per la foce del rio Santacroce (Gianola, Formia); e per la foce del rio Recillo (Scauri, Minturno). Tre i campionamenti giudicati inquinati: alla foce del canale Sant'Anastasia (a Fondi) e alla foce Verde a Latina e alla foce del fiume Garigliano a Marina di Minturno. Entro i limiti gli altri campionamenti effettuati

Per il caso della Provincia di Latina, su nessuno dei punti Inquinati o Fortemente Inquinati scaricano però depuratori dell’Ato4, così come nel punto alla foce del Fosso Cavallo Morto ad Anzio, nello stesso ambito territoriale; si tratta evidentemente di scarichi da parte di nuclei urbani abusivi non collettati in fognatura, sui quali ora esiste un progetto all’interno del piano investimenti dell’ato, che prevede anche il potenziamento dei relativi impianti di depurazione al fine di accogliere questi scarichi ulteriori.

Anche quest’anno il Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati è main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo dal 1984 anni, il CONOU garantisce la raccolta e l’avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale: lo scorso anno nel Lazio il Consorzio ha recuperato 11.442 tonnellate di questo rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente. L’olio usato - che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli - è un rifiuto che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l'olio usato è anche un’importante risorsa perché può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 98% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa. “La difesa dell’ambiente e in particolare del mare e dei laghi – spiega Marco Paolilli, responsabile della rete di raccolta del CONOU - rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione. L’operato del Consorzio non solo evita una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese”.

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